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Liberarci delle zanzare – Carlo Alberto Redi con Andrea Crisanti a “Il tempo della salute” del Corriere della Sera

Saranno anche “tante, piccole e pericolose”, come annuncia il sito del Corriere della Sera, ma le zanzare possono anche essere utili? A questa domanda di Elena Meli, seconda giornata de “Il tempo della salute” organizzato dal Corriere della Sera al Museo della Scienza di Milano, hanno risposto il noto microbiologo Andrea Crisanti e Carlo Alberto Redi, nostro Alunno Professore ordinario di Zoologia presso l’Università di Pavia.

La parola chiave dell’edizione 2021 dell’iniziativa del Corriere è infatti “Considerare”: un richiamo alla necessità di guardare con attenzione non solo alla nostra salute ma anche a quella del mondo che ci circonda, insomma alla responsabilità ecologica. Il dibattito ha preso avvio dalla presenza della possibilità di eliminare le zanzare – non tutte, solo quelle pericolose per l’uomo – attraverso il controllo genetico: una tecnica ideata proprio dal prof. Crisanti, dialogando col quale il prof. Redi ha analizzato i risvolti bioetici dell’operazione.

“È spontaneo chiedersi a cosa servano le zanzare”, ha esordito il nostro Alunno, “ma sotto il profilo strettamente scientifico la domanda non è corretta, in quanto affibbia un valore finalistico alla natura. La realtà è che le zanzare esistono, quindi bisogna interrogarsi sul loro ruolo e su cosa significhi ritrovarcele in questa realtà concreta in cui viviamo. Sono una specie animale vettore di una patologia terrificate, poiché trasmettono il plasmodio della malaria: tre miliardi e passa di persone sono a rischio di contrarre questa patologia, che fa morti a milioni, non risparmiando nemmeno i bambini”.

A chi ritiene che l’eliminazione delle zanzare per il beneficio dell’uomo apporterebbe un danno alla natura, ha risposto che “l’uomo è sempre intervenuto modificando la natura; non viviamo in un Eden incontaminato. Abbiamo quindi la responsabilità nei confronti dell’ambiente e dobbiamo domandarci se abbiamo il diritto di intervenire: ma dobbiamo chiederci anche se abbiamo il dovere di intervenire. Quanto alle zanzare, si tratta di intervenire con una tecnica funzionante su una singola specie, in contesti geografici molto precisi. Noi invece abbiamo eliminato irresponsabilmente centinaia di specie, abbiamo devastato il pianeta; per certi versi siamo andati a cercarci il Covid con lo spillover”.

“Non esiste tecnologia che non debba essere vista in un contesto duale”, ha proseguito. “Se ne può fare un uso positivo o negativo. Ogni scelta in materia deve partire dal presupposto che viviamo in un contesto sociale, quindi non lasciare spazio all’egoismo: non si può decidere di non intervenire sulle zanzare senza considerare che, così facendo, si condanna alla malaria una grande quantità di gente. Bisogna essere generosi nelle proprie scelte, perché è la generosità che paga in termini evolutivi: questo è il vero aspetto etico da seguire”.

In questo senso ha elogiato pertanto “Il tempo della salute” come spazio di cittadinanza scientifica, volto a dare ai lettori gli strumenti per la conoscenza tramite autorevole divulgazione di alto livello ma accessibile a tutti: “Viviamo nel millennio delle scienze della vita, dopo il secolo della fisica e il secolo della chimica. Con le conoscenze della biologia arriviamo sul pianeta (fecondazione assistita), lasciamo il pianeta (fine vita), ci curiamo (le staminali), mangiamo (ogm), eccetera. Il CoVid è un’evidenza di quanto ancora dobbiamo imparare a comportarci; le decisioni al riguardo vanno assunte da noi con una presa di coscienza, non aspettando le imposizioni di un’agenzia regolatoria, perché una decisione imposta, per quanto corretta, non sarà mai efficace quanto le buone pratiche nel vivere quotidiano dettate dalla convinzione che sia corretto fare così. Il cittadino di questo millennio è chi ha una minima conoscenza scientifica. La cittadinanza scientifica, passando attraverso la consapevolezza individuale, riesce anche a evitare gli ingorghi giuridici che stiamo vedendo in questi mesi, ad esempio sui vaccini; e soprattutto a evitare che si abbia paura di ciò che non si conosce”.

Infine, una curiosità ghisleriana: “Il Nobel per la scoperta del parassita della malaria nella zanzara Anopheles è stato dato nel 1902 al medico militare inglese Ronald Ross, quando lo meritava un mio compagno di Collegio, per così dire: Giovan Battista Grassi, Alunno del Collegio Ghislieri nella seconda metà dell’Ottocento, che aveva descritto tutta la storia del ciclo vitale del plasmodio. Dotato di carattere terribile, tuttavia, Grassi si mise a bisticciare coi componenti del comitato per il Nobel, incluso il suo maestro Camillo Golgi”.

Su Corriere Tv è disponibile il video integrale dell’incontro.

Carlo Alberto Redi è ghisleriano dal 1968. È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e Professore ordinario di Zoologia presso l’Università degli Studi di Pavia; il suo campo di ricerca investe la biologia cellulare e dello sviluppo. Suoi contributi sono apparsi sulle principali riviste scientifiche mondiali, a cominciare dall’European Journal of Histochemistry di cui è stato managing editor. Con la dott. Manuela Monti (Centro di medicina rigenerativa della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo) svolge ricerche sulla neo-zoogenesi: caratterizzazione e isolamento di cellule germinali staminali prelevate da ovari umani e murini. Il prof. Redi e la dott. Monti hanno tenuto nel marzo 2020 in Ghislieri l’incontro Cellule staminali: approcci biomedici e nuove frontiere, che è disponibile al pubblico sul canale YouTube del Collegio (prima parte, seconda parte, terza parte). Entrambi hanno inoltre firmato, sempre su “La Lettura”, un intervento sulla zoonosi della pandemia da CoVid. Alla questione ecologica sottesa alla diffusione di nuove malattie ha dedicato il proprio intervento nel ciclo di conferenze web “Non fermiamo la cultura”.