Prontamente ripresa dall’Ansa e da Tgcom24, un’indagine del popolare sito Skuola.net ha scavato nei curriculum dei ministri del nuovo Governo Draghi, alla scoperta di quali corsi di studi abbiano frequentato. Dall’indagine è emerso che la prof. Elena Bonetti, nostra Alunna e Ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia, è l’unica donna laureata nel cosiddetto settore STEM, dall’acronimo che indica le discipline scientifico-tecnoligiche (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Di ventitré ministri del Governo Draghi, venti sono laureati, taluni con curriculum di alto profilo accademico. È il caso del Ministro per l’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, che dopo la laurea in Bocconi ha conseguito un master in Business Administration a Harvard; del Ministro dell’Ambiente, Roberto Cingolani, laureato in fisica a Bari e perfezionato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa; del Ministro per la Pubblica Amministrazione, prof. Renato Brunetta, Professore Ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma “Tor Vergata”; oltre che, naturalmente, della Ministra dell’Università e della Ricerca, prof. Maria Cristina Messa, già Rettore dell’Università Milano-Bicocca dopo un periodo di ricerca in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Fra loro va inclusa anche la prof. Bonetti, Alunna del Collegio Ghislieri dal 1993, che è stata Professore Associato presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Pavia prima di diventare, nel 2016, Professore Associato di Analisi e calcolo all’Università Statale di Milano.
Colpisce che, dei venti laureati del Governo Draghi, ben sedici provengano da corsi di laurea in scienze sociali, che siano Economia, Giurisprudenza o Scienze politiche. Le statistiche storiche insegnano tuttavia che ben quattro laureati nel settore scientifico non siano da considerarsi un numero trascurabile. In Fisica è laureato il ministro Cingolani; in Ingegneria il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. La prof. Messa è una autorità accademica nella Medicina nucleare, rientrando così nel più ampio settore cosiddetto STEMM, che aggiunge all’acronimo le scienze mediche.
Al centro di una solida campagna tanto negli Stati Uniti quanto in Gran Bretagna, il divario di genere nel settore STEM inizia a venire eroso anche in Italia, dove è particolarmente rilevante per quel che concerne l’area di Ingegneria, Informatica e Architettura, mentre è più contenuto benché significativo nel settore delle Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Un report stilato nel 2020 da Talents Venture sul gender gap nelle facoltà STEM rivela che sono frequentate dal 18% delle studentesse, a fronte di un 39% di studenti di sesso maschile; sulla totalità degli iscritti ai corsi di laurea STEM, le donne sono al momento solo il 37%. L’augurio è che anche l’esempio della prof. Bonetti, Alunna del primo collegio universitario misto d’Italia e adesso impegnata in un ruolo pubblico dedicato alle pari opportunità, possa contribuire a incoraggiare le future studentesse universitarie a intraprendere una carriera nel settore delle scienze dure.