
“Il 25 aprile è festa ma è anche memoria, e il primo ricordo deve andare a quelli che non ci sono più perché hanno trovato la morte in guerra”. Il nostro illustre Alunno Virginio Rognoni, nato nel 1924 e a lungo Ministro in diversi Governi, ha voluto connettersi ieri via Zoom per non mancare alle celebrazioni della Liberazione, e in particolare a una manifestazione organizzata dalla sezione pavese del Partito Democratico.
“Festa perché con la Liberazione è finita la guerra. La Resistenza, con la sua forza d’urto sulla storia stessa, ha avuto un effetto costituente; dalla Resistenza infatti è nata la Costituzione. Ed è nata in un Paese che aveva alle spalle una dittatura lunga, una dittatura che aveva deciso di consegnare il Paese alla Germania di Hitler, con quelle leggi razziali che ancora mi turbano”, ha dichiarato Rognoni.
Poi ha ampliato lo sguardo oltre i confini dell’Italia: “Il 25 aprile è una data che consegna la Patria, qualunque Patria di quest’Europa, al suo destino. Abbiamo corso un periodo e una tragedia immane, quella di un’Europa unita sotto il comando di Hitler e delle sue truppe. Man mano però che le truppe tedesche occupavano questo o quel Paese, ecco che lì sorgeva la Resistenza, che cercava di far valere i diritti di vita, i diritti di libertà. La Resistenza è stata una resistenza corale: borghesi e non borghesi, sacerdoti e laici, ebrei e prigionieri di guerra fuggitivi braccati dai tedeschi. Celebriamo ancora oggi questo 25 aprile”.
Oltre che alla celebrazione della festa, Rognoni ha insistito sul valore della memoria. “Il patrimonio della Resistenza si è allargato via via”, ha spiegato. “Dobbiamo ricordare Cefalonia, dobbiamo ricordare tutti i martiri che sono caduti in quel periodo: questa è la memoria del 25 aprile. Sono stato turbato in questi giorni perché un illustre amico, il sociologo Giuseppe De Rita, ha detto che è inutile celebrare il 25 aprile, che è una data senza più significato perché combatte un fascismo che non c’è più. Non è così. L’antifascismo – ammesso e non concesso che il fascismo storico non ci sia più dopo la morte di Mussolini – l’antifascismo che noi celebriamo oggi è la democrazia. La democrazia trova nell’antifascismo un sostegno, una sorta di ossigeno. Dobbiamo ricordarcelo. La vita del Paese è fatta di tante cose ma su questo punto sono irremovibile perché ho vissuto quei giorni, ho vissuto quelle settimane”.
Mentre gli ospiti si collegavano dalle proprie abitazioni, i moderatori della manifestazione hanno parlato dal piazzale di Pavia intitolato a Ferruccio Ghinaglia, l’Alunno del Collegio Ghislieri assassinato dai fascisti esattamente cent’anni fa, il 21 aprile 1921. A lui il Ghislieri ha dedicato nei giorni scorsi una giornata di studi.
Virginio Rognoni, ghisleriano dal 1946, subito dopo la laurea in Giurisprudenza a Pavia ha subito fruito della borsa Fullbright a Yale. Alla carriera accademica, che lo ha portato a insegnare Istituzioni di diritto processuale presso l’Università di Pavia, ha sempre affiancato la passione per la politica: deputato nel 1968 per la Democrazia Cristiana, ha seduto alla Camera per sette legislature, fino al 1994. Nel corso di questi anni ha ricoperto rilevantissimi ruoli nell’esecutivo: Ministro dell’Interno dal 1978 al 1983, Ministro di Grazia e Giustizia fra il 1986 e il 1987, Ministro della Difesa dal 1990 al 1992. Dal 2002 al 2009 è stato Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 2015 gli è stato assegnato il Premio Ghislieri alla carriera, come ulteriore riconoscimento alla sua capacità di “saldare le dimensioni locale, nazionale ed europea della società italiana in anni di grandi sfide e cambiamenti, perseguendo sempre la centralità del rapporto fra il cittadino e lo Stato”.