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I Promessi sposi

Alessandro Manzoni

I Promessi sposi

Milano, 1840 – 1842

La Quarantana è l’edizione del 1840 dei Promessi sposi, la seconda e definitiva stesura del romanzo più celebre della nostra letteratura che impegnò il suo autore in un lavoro di revisione e riscrittura lungo più di vent’anni.

Il romanzo storico
«La rappresentazione di una condizione determinata della società, per mezzo di fatti e caratteri così simili al vero che si possa riputarli come una vera storia or ora scoperta»: ecco Fermo e Lucia, il romanzo che Alessandro Manzoni scrive tra l’aprile 1821 e il settembre 1823 ambientandolo nella Lombardia del Seicento, al tempo della dominazione spagnola. L’autore presenta Fermo e Lucia come una storia vera e, per dare ancora più credibilità alla vicenda, si serve dell’espediente, diffuso in letteratura, del manoscritto ritrovato. Sceglie di usare uno schema romanzesco tradizionale – due giovani innamorati riescono a sposarsi solo dopo varie peripezie – depurandolo però da elementi fantastici o avventurosi e finalizzandolo alla descrizione dei più saldi valori morali. I due giovani non vivono un’avventurosa esperienza d’amore ma una difficile conquista di pace e di felicità da perseguire con impegno e senso del dovere in una realtà dominata dall’ipocrisia e dal conformismo. La stesura del romanzo risente della formazione illuministica dello scrittore ed è influenzata sia dal fallimento storico dei moti del 1821 che da una concezione militante della letteratura. L’idea del libro viene concepita da Manzoni durante un soggiorno a Parigi (1819-1820); la prima stesura trova spunti narrativi importanti nei romanzi storici di Walter Scott, mentre le opere dello storico lombardo Giuseppe Ripamonti e gli studi statistici dell’economista Melchiorre Gioia forniscono ricco materiale documentario sia per le vicende dei personaggi storici (la monaca di Monza, il conte del Sagrato, il cardinale Federigo Borromeo) che per la cronaca della carestia e della peste. In questa prima versione del romanzo confluiscono infine i nuovi orientamenti manzoniani da poco definiti nelle Osservazioni sulla morale cattolica e nel Discorso su alcuni punti della storia longobardica in Italia.

La Ventisettana
Letto e discusso con gli amici Ermes Visconti e Claude Fauriel, Fermo e Lucia non è pubblicato ma viene rielaborato nel marzo 1824. La seconda redazione, intitolata I promessi sposi,è pubblicata a Milano, nel 1827, dall’editore Vincenzo Ferrario (editio princeps in tre volumi che i filologi chiamano Ventisettana). L’autore ha cambiato i nomi dei protagonisti (Fermo Spolino diventa Renzo Tramaglino, Lucia Zarella diventa Mondella), ha conservato la stessa fabula ma ha organizzato diversamente la struttura: da una materia narrativa in quattro parti e 37 capitoli è passato a una struttura unitaria in 38 capitoli. Soprattutto, ha rielaborato lo stile del romanzo: la lingua ibrida di Fermo e Lucia, letteraria e d’uso, intessuta di francesismi e lombardismi, è sostituita da una lingua più vicina al toscano. Durante il lavoro che dal Fermo e Lucia porta ai Promessi sposi, Manzoni concentra i suoi sforzi nella ricerca di una lingua che possa godere di un orizzonte nazionale, trovandola nella lingua usata in Toscana che studia attraverso il vocabolario della Crusca e le opere di autori toscani.

La Quarantana
Dopo il 1827, nel clima culturale del Risorgimento, quando più pressante si sta facendo l’esigenza di una lingua nazionale, lo scrittore incomincia una nuova revisione del romanzo attraverso una più decisa e studiata toscanizzazione della lingua usata in precedenza; soggiorna a Firenze (per «risciacquare i panni in Arno») e impara il fiorentino parlato dalla borghesia. La nuova versione dei Promessi sposi (la cosiddetta Quarantana) vede la luce tra il 1840 e il 1842, quando esce in dispense presso gli stampatori milanesi Guglielmini e Redaelli corredata da eleganti incisioni realizzate da Francesco Gonin.
Pittore abile e versatile, preferito da Manzoni al più noto Francesco Hayez, Gonin – incalzato attentamente dallo scrittore – illustra in maniera dettagliata e precisa i personaggi, i paesaggi, le vicende del romanzo. Suoi sono 350 dei 450 disegni inseriti tra le pagine; gli altri verranno realizzati da Paolo e Luigi Riccardi, Massimo D’Azeglio, Giuseppe Sogni, Luigi Bisi e Federico Moia.
Questa versione del libro contiene anche la Storia della colonna infame, ricostruzione documentata dei processi agli untori durante la peste del 1630, la cui prima stesura fu completata nel 1824 per essere inserita come Digressione all’interno del IV Tomo di Fermo e Lucia. Manzoni non volle però inserirla nella Ventisettana ritenendo che, per la sua lunghezza, avrebbe «fuorviato i suoi lettori». Sottoposto a ulteriori revisioni e collocato in appendice, il testo diventerà un saggio autonomo nell’edizione definitiva del romanzo.
Per il suo profilo grammaticale, sintattico e lessicale la lingua della Quarantana assurge a modello dell’italiano moderno, proponendosi come strumento sociale di comunicazione per un pubblico nazionale e popolare. Tuttavia il libro, ai suoi esordi, non ebbe il successo commerciale auspicato e il suo autore, che aveva investito 80 mila lire nella pubblicazione, a malapena riuscì a incassarne la metà.