Gregorii Fontanae
Disquisitiones physico-mathematicae
Pavia, in typographeo Monast. S. Salvatoris, 1780
Le Diquisitiones phylosophico-mathematicae di Gregorio Fontana, pubblicate a Pavia nel 1780 con l’aiuto di un allievo, l’olivetano F. Messia (e relative a questioni di astronomia, meccanica, calorimetria, fisiologia quantitativa, trigonometria sferica e analisi matematica), costituiscono il culmine di un decennio di intenso lavoro durante il quale il giovane studioso trentino, consolidata la sua posizione accademica all’interno dell’Ateneo pavese, rivolse il suo interesse all’applicazione della matematica nei vari campi della fisica: meccanica, idrodinamica, pressione atmosferica, astronomia, ottica, pressione sanguigna, meccanica animale. Dopo aver dato alle stampe a Venezia nel 1763 gli Analyseos sublimioris Opuscula, opera interamente dedicata all’Analisi matematica (e con ogni probabilità concepita a supporto dell’attribuzione della cattedra universitaria), Fontana indirizzò gli studi verso differenti ambiti di ricerca, spinto dalla sua naturale curiosità, dall’interesse per le novità e dal desiderio di possedere ampio materiale di studio a supporto della propria attività didattica, e orientò la produzione scientifica all’analisi approfondita di questioni circoscritte anziché verso la composizione di opere teoretiche di ampio respiro. Nel 1771 vide la luce a Pavia il suo opuscolo Delle altezze barometriche, e di alcuni insigni paradossi relativi alle medesime. Saggio analitico con alcune riflessioni preliminari intorno all’applicazione delle matematiche alla fisica, destinato all’edizione livornese dell’Encyclopédie. A questo fecero seguito dieci brevi contributi (“schediasmi”) su questioni analitiche, trigonometriche, meccaniche, ottiche e barometriche destinati all’Accademia delle Scienze di Siena, che Fontana diede alle stampe nel 1774. Nello stesso anno vinse il concorso annuale dell’Accademia di Mantova con la Dissertazione idrodinamica sopra il quesito: Cercar la cagione, per la quale l’acqua salendo ne’ getti quasi verticali de’ vasi, se le luci di questi getti siano assai tenui, non giunga mai al livello dell’acqua del Conservatorio…, pubblicata nel 1775. Le Disquisitiones si inseriscono a pieno titolo nel solco di questi lavori, in cui l’applicazione della matematica alla fisica è condotta a livello di un’indagine teorica, senza una diretta connessione con le ricerche di laboratorio. Ciò nulla toglie alla qualità e all’interesse dei differenti contributi che, oltre a denotare una conoscenza estesa e sicura dei procedimenti analitici, sono contraddistinti da uno stile espositivo che si fa apprezzare per semplicità e chiarezza.
Il testo si compone di quindici Disquisizioni alle quali segue un’appendice di tre tavole esplicative.
L’Autore
Giovanni Battista Lorenzo Fontana (in religione Gregorio) nacque a Nogaredo, presso Rovereto, il 19 dicembre 1735. Compì i primi studi ad Arco, proseguendoli dal 1752 alle Scuole Pie di Roma. Il 25 luglio 1754 fu ammesso al noviziato scolopio di Roma, ove mutò il suo nome in Gregorio; l’8 settembre 1755 pronunciò i voti minori. Ordinato sacerdote nel 1758, venne destinato ad insegnare Filosofia e matematica prima al Collegio Nazareno di Roma poi, nell’estate del 1760, in quello di Senigallia e, alla fine del 1763, a Milano. Grazie a una raccomandazione del celebre matematico Frisi al conte Firmian, governatore generale della Lombardia, nel marzo del 1764 ottenne la lettura di Logica e Metafisica nell’Università di Pavia. Dal 1766 al 1771 fu membro del collegio rettorale dell’ateneo e nel 1768 successe a Boscovich nella cattedra di Matematiche elementari e Meccanica. Firmian lo nominò, di lì a poco, alla direzione della Biblioteca del Collegio Ghislieri, incarico al quale veniva legato il beneficio di risiedere in un’abitazione attigua. Nel 1778 Fontana passò a leggere Matematica sublime e Meccanica, e nel 1793 la sola Matematica sublime.
Nel 1772 Fontana era anche stato nominato direttore della nuova Biblioteca universitaria che nel 1778 venne collocata nel nuovo salone dell’Ateneo pavese ridisegnato dal Piermarini. In essa confluì la Biblioteca del Ghislieri, dando vita all’Imperial Regia Biblioteca Ticinense. Fontana, confermato direttore (sarebbe rimasto in carica sino al 1784), mantenne anche l’incarico di bibliotecario del Collegio Ghislieri con stipendio, vitto e alloggio. Sotto la sua direzione la Regia Biblioteca assunse una fisionomia scientifica di respiro europeo, nettamente distinta da quella delle altre biblioteche italiane. Gli oneri accademici e l’impegno come bibliotecario non distolsero Fontana dalla ricerca, sfociata in un insieme di pubblicazioni che non ha paragoni nell’Italia di quegli anni. Alle opere a stampa e alle memorie approntate per le accademie e le riviste specialistiche, che gli meritarono grande considerazione da parte della comunità scientifica italiana ed europea, vanno aggiunti una corposa corrispondenza epistolare con eminenti scienziati europei e la stesura dei cataloghi della Biblioteca del Ghislieri e di quella Universitaria, compito gravoso che lo assorbì per anni: l’imponente produzione fu resa possibile solo da una capacità di lavoro eccezionale e da uno stile di vita quasi monacale. Il suo lavoro scientifico, che privilegiò l’aspetto teorico delle scienze matematiche, non apportò alla disciplina contributi particolarmente originali. Fontana, però, fu uno straordinario divulgatore e favorì la pubblicazione e la diffusione dei lavori più significativi dei matematici stranieri di cui spesso integrò la versione italiana con appendici, tavole, dissertazioni e teoremi. Tra le sue traduzioni vanno ricordate quella della Dottrina degli azzardi applicata ai problemi della probabilità della vita di A. Moivre (Milano 1776), che contribuì a consolidare in Italia gli studi di statistica e demografia; e quella del Compendio d’un corso di lezioni di fisica sperimentale del Sig. Giorgio Atwood (Pavia 1781), comprendente un’ampia Dissertazione del traduttore sopra il computo analitico dell’errore probabile nelle sperienze ed osservazioni, primo importante contributo italiano alla teoria degli errori sperimentali. Fontana fu anche poeta (in uno stile oscillante tra Arcadia e neoclassicismo) e scrisse di filosofia e politica.
Se inizialmente fu vicino al riformismo giuseppino, le sue posizioni negli anni si radicalizzarono, tanto da giungere a seguire con partecipazione gli eventi seguiti alla Rivoluzione francese. Quando, nel maggio del 1796, le vittorie nella campagna d’Italia portarono le truppe francesi a Pavia, Fontana incontrò Bonaparte, cui volle dedicare le Memorie matematiche. Il coinvolgimento nel nuovo processo politico (e, forse, il passaggio a sacerdote secolare) aveva trasformato anche il suo stile di vita, passato dall’autoreclusione domestica alla partecipazione agli incontri e alle manifestazioni pubblici. Nell’aprile 1797 Napoleone, vincendo le sue resistenze, lo indusse ad accettare la presidenza dei comitato incaricato di preparare la costituzione della Cisalpina; Fontana presiedette la prima seduta del Consiglio dei Iuniori e tenne il discorso inaugurale della legislatura. Nel 1799, con la riconquista austrorussa della Lombardia, fu privato della cattedra e arrestato: la prigionia lo portò a uno stato di completa prostrazione. Dopo il rientro dei Francesi a Milano, alla fine del maggio 1800 fu di nuovo nei massimi organismi rappresentativi della ristabilita Cisalpina; gli fu anche restituita la cattedra, ma il ricordo delle vicende trascorse seguitò a logorarlo. Pensionato dall’Università nel 1802, nell’agosto del 1803 la sua salute peggiorò rapidamente sino al sopraggiungere della morte, che lo colse a Milano il 24 di quello stesso mese .