Il Premio Ghislieri

L’Associazione Alunni del Collegio Ghislieri, per riconoscere il merito scientifico e professionale dei propri Alunni e Alunne, ha istituito il Premio Ghislieri, conferito a un giovane Ghisleriano distintosi per il significativo contributo nel suo campo e a un Alunno senior a riconoscimento della sua brillante carriera, in un simbolico passaggio di testimone tra generazioni.
Il Premio viene tradizionalmente conferito ogni anno il primo giovedì di ottobre e rappresenta l’ideale apertura dell’anno accademico del Collegio Ghislieri, a simbolizzare il legame tra ghisleriani convittori e non convittori.

La cerimonia della tredicesima edizione del Premio Ghislieri, che  si è tenuta giovedì 3 ottobre  nell’Aula Magna del Collegio Ghislieri, ha visto assegnare il Premio Ghislieri 2024 all’Alunno Nicolò Binello e il Premio Ghislieri 2024 alla carriera all’Alunno Mario Viganò.  Entrambi medici, Binello e Viganò con il proprio impegno professionale hanno onorato il motto Frontiere di vita, scelto quest’anno come tema del Premio. Così l’avvocato Emilio Girino, presidente dell’Associazione Alunni e motore dell’iniziativa: «Il Premio Ghislieri intende celebrare il superamento delle frontiere nella ricerca medica: frontiere dettate dai limiti della conoscenza, da oltrepassare tramite pratiche avveniristiche e insperate, o frontiere dettate dai confini fra Stati, da oltrepassare per portare in ogni dove il soccorso richiesto a chi ci cura. Questo superamento può essere reso possibile solo dal riconoscimento della medicina non come una scienza arida che si esercita su corpi inerti ma come una scienza viva, fatta da persone che aiutano altre persone lì dove fino a poco prima non era immaginabile».

«Per avere introdotto innovazioni nella gestione delle epidemie di meningite, guidando lo sviluppo di linee guida per diagnosi e trattamento in qualità di Ufficiale Tecnico presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità, coordinando numerose operazioni di risposta a focolai, incluso un decisivo intervento in Nigeria durante l’ultima epidemia; per i suoi contributi nella lotta alla resistenza antimicrobica, grazie allo sviluppo di un sistema di sorveglianza automatizzata che ha facilitato la gestione di focolai e ha contribuito alla salute pubblica globale; per l’impegno nella gestione di emergenze sanitarie, formando e coordinando un team di giovani medici nel corso della pandemia di Covid-19; per il suo impegno umanitario, che lo ha condotto a fornire assistenza medica a migranti e rifugiati attraverso organizzazioni quali Medici Senza Frontiere, dimostrando una straordinaria dedizione nei confronti dei più vulnerabili».

«Per aver introdotto innovazioni pionieristiche nella cardiochirurgia, eseguendo nel 1969 il primo by-pass coronarico in Italia, migliorando la cura delle malattie cardiache nel nostro Paese grazie a questo intervento rivoluzionario; per avere cambiato radicalmente le prospettive di sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca avanzata grazie ai suoi contributi nel campo dei trapianti di cuore, a cominciare dal primo trapianto eterotopico di cuore effettuato nel 1986 e al primo trapianto di cuore-polmone nel 1991; per avere effettuato un passo cruciale nella terapia sostitutiva cardiaca, impiantando il primo cuore artificiale extracorporeo nel 1991, introducendo l’uso del cuore portatile “Novacor” nel 1993 e del cuore artificiale definitivo “Lion Heart” nel 2001; per la sua leadership nella chirurgia trapiantologica, contribuendo allo sviluppo e alla crescita della cardiochirurgia in Italia, formando generazioni di medici come direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Pavia».