Statistiche web
Giuseppe Zanardelli a teatro – Un inedito sul Corriere della Sera
A Salò una mostra sul rapporto tra Zanardelli e il Garda – Gardapost

Il dorsetto bresciano del Corriere della Sera ha pubblicato un testo inedito che aiuta a far luce su un momento della vita di Giuseppe Zanardelli, il nostro Alunno celebre come autore del primo codice penale del Regno d’Italia (1889) nonché Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1901 al 1903, negli anni immediatamente precedenti l’età giolittiana.

L’articolo di Alessandro Bertoli racconta di quando Zanardelli aveva da poco lasciato il Collegio Ghislieri, di cui era stato allievo per gli studi di Giurisprudenza, dovendo poi abbandonare Pavia a seguito dello scoppio dei moti del 1848. Proprio quei moti, ai quali Zanardelli aveva partecipato con particolare ardore, destavano non poche perplessità presso il governo austriaco del Lombardo-Veneto; così che a ventott’anni, nel 1854, Zanardelli si vide negare non solo il rinnovo della licenza necessaria a impartire lezioni private nel corso politico-legale, ma anche la prospettiva di una futura abilitazione alla professione forense. Allo stesso modo fu posto il veto al suo esercizio delle funzioni di segretario della Camera di Commercio.

Non si può capire quanto potesse essere drammatica una situazione del genere per il giovane Zanardelli se non se ne considera il contesto familiare. Il nonno era un lattaio che, a costo di molti sacrifici era riuscito a far laureare il figlio Giovanni, ingegnere; quest’ultimo, padre di Giuseppe, era morto a fine 1853, lasciando al primogenito l’incombenza di mantenere la famiglia. Oltre alla madre, contava anche nove fratelli minori.

Il testo inedito riprodotto in esclusiva dal Corriere della Sera segna una svolta forse decisiva nella vita di Zanardelli. È una lettera, datata 17 giugno 1854, scritta a Zanardelli da Girolamo Fenaroli, Pietro Calzoni e Carlo Antonio Venturi, i quali gli proposero spontaneamente di accettare il ruolo di segretario del Teatro Grande di Brescia.

“Come mai un giovane pressoché sconosciuto”, scrive Alessandro Bertoli, “non legato ad alcuna famiglia di palchettisti e addirittura osteggiato dal governo, veniva improvvisamente chiamato a svolgere un ruolo importante che nemmeno aveva richiesto? Nella lettera si accenna soltanto al ‘sentore che la S.V. potrebbe assumere un tale incarico’.”

L’articolo spiega che si trattò, con ogni probabilità di un passaggio di testimone. Il precedente segretario, Bartolomeo Guerini, era gravemente malato; suo figlio Cesare era stato un martire del Risorgimento, mentre l’altro figlio, Camillo Guerini, aveva studiato fisica in Ghislieri ed era amico fraterno di Zanardelli stesso. Bertoli avanza l’ipotesi, certo non peregrina, che “per Bartolomeo Guerini, Giuseppe Zanardelli, rimasto orfano del padre e privo di mezzi per gli stessi ideali in nome dei quali era morto il suo Cesare, non poteva che essere un figlio adottivo”.

A questo primo incarico, non cercato ma ricevuto forse anche grazie a contatti intessuti in Collegio, si può forse datare l’inizio dell’impegno pubblico di Zanardelli, che dalla città natale lo porterà poi a Torino come deputato a partire dal 1860, e poi a Roma come ministro a partire dal 1881. A lui sarà intitolato il corso centrale di Brescia, dove ha sede il Teatro Grande.