L’Alto Patronato che il Presidente della Repubblica esercita sul Collegio Ghislieri affonda le proprie radici in una plurisecolare tradizione, che fin dal Settecento volle che il patrono del Collegio non fosse più espresso dalla famiglia Ghislieri bensì dallo Stato in cui il Collegio via via si trovava secondo le alterne vicende della Storia.
È a questa luce che vanno lette le successive visite di Sovrani al Ghislieri: nel 1805 Napoleone, allora Re d’Italia; nel 1857 Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria, anche se significativa dei futuri sviluppi del Risorgimento è la visita tributata due anni dopo, all’altezza della seconda guerra d’indipendenza, da parte di Vittorio Emanuele II, Re di Sardegna e futuro primo Re d’Italia; infine Vittorio Emanuele III, nel 1925.
Col passaggio alla Repubblica, ben cinque Presidenti hanno voluto onorare il Ghislieri della propria presenza. Si tratta di Luigi Einaudi, nel 1955, Giovanni Gronchi, nel 1961, Francesco Cossiga, nel 1986, Oscar Luigi Scalfaro, nel 1993 e, infine, l’attuale Presidente Sergio Mattarella. Né va dimenticato che nel 1967, in occasione del quarto centenario della fondazione del Collegio, fu una delegazione di ghisleriani a recarsi a Roma venendo ricevuti al Quirinale da Giuseppe Saragat.
In occasione della Festa della Repubblica è caro alla comunità ghisleriana, in cui permane il vivido ricordo dell’incontro, ricordare le parole che il Presidente Mattarella ha rivolto a braccio nel corso della propria visita al Collegio, il 13 giugno 2017, di fronte a un’Aula Magna gremita, dopo gli interventi dell’allora sindaco di Pavia Massimo De Paoli, del Rettore del Collegio prof. Andrea Belvedere, del Presidente della Fondazione Ghislieri prof. Gian Arturo Ferrari, del Presidente dell’Associazione Alunni avv. Emilio Girino, e dell’allora Rettore dell’Università di Pavia prof. Fabio Rugge.
Rivolgo a tutti un saluto molto cordiale. Sono molto lieto di essere qui ed esprimo un saluto particolarmente intenso agli studenti che sono i protagonisti di questo Collegio, dell’Ateneo e di tutta la rete di formazione universitaria di questa città. Una città universitaria per antonomasia, Pavia, di cui questo Collegio rappresenta un tassello fondamentale. Io ringrazio il Rettore per aver avuto l’amabilità di aver ricordato che qualche anno fa sono stato qui per il biennale colloquio italo-tedesco di Diritto Pubblico, ma la ragione per cui sono qui è il valore del Collegio ed è anche il legame che lega la Presidenza della Repubblica con l’Alto Patronato. Quello della Presidenza della Repubblica si affianca peraltro ad un altro Alto Patronato del quale il Collegio si può fregiare, che è quello della storia: 450 anni di storia di eccellenza culturale costituiscono un patrimonio e un patronato di straordinaria importanza. È una storia importante che è testimoniata dai tanti che hanno attraversato questo Collegio con le loro vite in gioventù, restandovi legati come ci ha detto il Presidente degli Alunni, che ci ha voluto dire, sostanzialmente, chi entra al Ghislieri non vuole più uscirne.
Sono passate qui generazioni numerosissime di giovani, di studenti poi diventati protagonisti della vita sociale. Nomi illustri tra i tanti che l’hanno frequentato sempre con livello di eccellenza degli studi. Sono stati ricordati diversi nomi. Io non ne ripeto il nome perché è anche difficile operarne una selezione senza svolgere un elenco interminabile di nomi illustri che sono passati al Ghislieri, che sono stati protagonisti della vita letteraria e scientifica del nostro Paese, di questa regione e di quest’area. È un contributo costante di ricerca, di eccellenza negli studi, che è stato recato dal Collegio e per il quale va dato atto, con grande riconoscenza, a coloro che lo hanno diretto in passato, che vi hanno speso la loro opera e il loro impegno, e a quelli che in atto lo dirigono e spendono il loro impegno oggi.
Quella intuizione di Pio V, di un Collegio per studenti meritevoli ma non abbienti, è quella che ritroviamo nella nostra Costituzione nel suo articolo 34. Aver avuto questa intuizione quasi quattrocento anni prima dimostra quale sia il significato, il valore di questo Collegio e del progetto su cui è nato.
Naturalmente nel corso del tempo un grande mutamento è intervenuto. Abbiamo sentito dalle parole del Rettore e del Presidente del Consiglio d’Amministrazione che è cambiata la realtà; è cambiata anche la realtà sociale del nostro Paese. È da qualche tempo che cresce ancora ulteriormente il numero dei nostri studenti universitari in Italia. E quindi mutano le condizioni, muta anche il modo di essere del Collegio. Ma è interessante l’analisi che ha fatto il Rettore dell’Università, sottolineando come per formula di organizzazione degli studi, di interazione fra le varie discipline, il Ghislieri è già proiettato sul futuro, ancora una volta, anche oggi. Questa è una grande prospettiva che si accompagna alla constatazione, alla certezza che vi è qualcosa comunque di immutabile che non cambierà, che è il livello di straordinaria eccellenza di studi e di ricerca che vi è sempre stato in questi 450 anni, che vi è in atto e che continuerà certamente ad esserci.
Questo è un tratto fondamentale del vostro Collegio, del suo contributo alla nostra cultura nazionale. È un elemento di garanzia non soltanto per coloro che verranno oggi e in futuro del Collegio, ma per l’intero nostro Paese. È stato ricordato che è stato definito da Aldo Moro il Collegio come luogo di cultura, dignità e tolleranza. Questo carattere, cambiando i tempi, le condizioni sociali, le modalità di insegnamento, le tecnologie, permane inalterato. È questa la garanzia che il Ghislieri sarà sempre fedele a sé stesso.
Grazie per questo incontro, molti auguri, particolarmente agli studenti.