Nel giorno dell’annuncio del Dpcm di ottobre, il Maestro Giulio Prandi ha diretto il suo ultimo concerto, scrive Il Messaggero, ponendo poi al Direttore del Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri la più semplice delle domande: e adesso? “La situazione per i musicisti è drammatica”, ha risposto Prandi al quotidiano romano, “perché non c’è adeguata protezione sociale. La stragrande maggioranza è di indipendenti e, quindi, non hanno neanche la cassa integrazione: pur comprendendo la gravità della situazione, costoro devono essere tutelati”.
Quanto al da farsi, Prandi raccomanda di “non interrompere l’attività. Il decreto non vieta di lavorare, ma solo l’attività col pubblico. Se si sta preparando un concerto, nei limiti del possibile, si portino avanti le prove ed, eventualmente, lo si faccia in streaming. Lo stato deve dare misure di protezione sociale e i produttori, ove possibile, devono proseguire l’attività”. Inoltre non nasconde le proprie critiche: “Il governo ha perso un’occasione clamorosa nel non tenere aperti tutti i presidi della cultura, che oltretutto hanno fatto grandi investimenti per la sicurezza”.
Negli stessi giorni, il Maestro Prandi ha ripercorso su Avvenire le tappe fondamentali del Centro di Musica Antica, sin dalle sue origini. “Il nucleo originario del Centro di Musica Antica è nato nel 2003, con la fondazione di Coro e Orchestra Ghislieri”, racconta al quotidiano cattolico. “Da allora siamo cresciuti molto. All’affermazione internazionale del gruppo si sono affiancati cicli di concerti sul territorio, rassegne a tematica più trasversale e attività formative, così come i micro-interventi volti a raggiungere capillarmente le fasce di pubblico più svantaggiate. Delle origini è rimasto un indomito spirito di indagine e una voglia costante di mettersi in discussione, di crescere, di lanciarsi con entusiasmo verso nuove sfide; uno spirito oggi più forte grazie all’esperienza che abbiamo maturato in questi primi diciassette anni”.
In particolare, Prandi ha voluto parlare del Requiem di Niccolò Jommelli, inciso dal Coro e Orchestra Ghislieri e recensito questo mese da Stefano Pagliantini sul prestigioso mensile Musica. “È un Requiem diverso dagli altri”, spiega Prandi ad Avvenire. “È consolatorio più che tremendo, teatrale e profondamente interiore, essenziale e ricchissimo. Semplicemente un capolavoro. Non per niente accompagnò i funerali di Canova e aprì, a Parigi, quelli di Rossini. Inciderlo con le compagini ghisleriane e un cast così importante è stato un vero privilegio, e sono molto fiero dei numerosi e significativi riconoscimenti che sta ricevendo in tutta Europa”.
Della stessa incisione, infine, Prandi ha parlato in un’intervista (in lingua francese) al programma “Musiq3” della radio belga RTBF.