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Pavia nel Cinquecento, prima e dopo il Ghislieri – Un progetto di Virginio Cantoni

Il corpo centrale del Collegio appare identico, ma i dintorni cambiano radicalmente: il giardino non è circondato da edifici; mancano i palazzi dell’Amministrazione e della Sezione Femminile; la chiesa esagonale che si vede è Sant’Ulderico, circondata da un praticello, non l’attuale cappella seicentesca incorporata al Ghislieri e accessibile solo dall’interno. Sullo sfondo, un numero considerevole di torri; nella piazza antistante, nessuna automobile ma case basse e le bancarelle di un mercato agricolo. È una piccola parte di quel che si vede visitando la Pavia di fine Cinquecento grazie a un percorso virtuale ricreato dal team di computer vision del nostro Alunno prof. Virginio Cantoni e grazie all’impegno dei suoi alunni.

Il video della visita è disponibile su YouTube sul canale di Computer Vision & Multimedia Lab Pavia (nello specifico, è opera di Alessio Gullotti, con rendering a cura di Luigi Santangelo) e si colloca entro un progetto molto più ampio nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Informatica dell’Università di Pavia, guidato dal prof. Cantoni e coordinato da Alessandra Setti. Il progetto – cui è stato anche dedicato il volume Ricostruzione virtuale di Pavia nel XVI secolo – consta nella ricostruzione dettagliata dei modelli in 3D della mappa di Pavia nella sua evoluzione da inizio a fine secolo, durante un Cinquecento che vide notevoli trasformazioni nell’architettura urbana, a cominciare dal Collegio Ghislieri, la cui bolla di fondazione risale al 1567. Il progetto si articola in tre momenti: la creazione di un ambiente virtuale interattivo della Pavia cinquecentesca; la riproduzione di differenti prospettive sulla città così da fornire la possibilità di circolare attraverso la Pavia storica grazie alle inquadrature di una videocamera virtuale; lo sviluppo di una app che dia informazioni sulle singole aree selezionate, consentendo inoltre la comparazione fra gli attuali edifici e quelli cinquecenteschi.

“Abbiamo sviluppato nove percorsi virtuali”, illustra Cantoni a Ghislieri.it. “Uno prende le mosse dal punto di vista della Veduta di Pavia affrescata nel 1522 nella chiesa di San Teodoro, probabilmente a opera di Bernardino Lanzani; sette ripropongono la città così com’era nel 1550. Il nono, quello che comprende il Collegio Ghislieri, mostra gli edifici costruiti dalla seconda metà del secolo: Santa Maria di Canepanova, il Borromeo, le Mura Spagnole…”

“Inoltre è presente una timeline”, continua Cantoni, “per mostrare come la Pavia cinquecentesca cambia anno per anno. Il tesista che se ne occupa sta, per così dire, demolendo e ricostruendo gli edifici. Proprio in questi giorni inoltre sono arrivate le prime ricostruzioni cromatiche della prima versione fatta dello studente. La versione finale, a lavoro ultimato, mostrerà l’intera evoluzione di Pavia fra Cinque e Seicento”.

Da sempre impegnato in attività di ricerca nel campo della Computer Vision applicata al patrimonio culturale, Cantoni fa risalire le radici di queste ricostruzioni storiche a un progetto effettuato nel 2004: “Si trattava di un’attività proposta su istanza del Ghislieri e delle provincie di Pavia e di Alessandria in occasione del cinquecentenario della nascita di San Pio V, il fondatore del Collegio. Il progetto prevedeva di ricostruire la Macchina Vasariana: Pio V aveva infatti richiesto a Vasari una ‘machina’ – di fatto un altare alto sette metri, largo quattro e profondo due – che contenga trenta delle sue opere migliori, da esporre nella chiesa di Santa Croce del paese natale del Pontefice, Bosco Marengo”.

Di quest’ambiziosa costruzione parla il volume The Museum of Lost Art di Noah Charney (Phaidon, 2018). “Per ricostruirla in Computer vision ci siamo affidati allo schizzo che la mano stessa di Vasari aveva vergato a mo’ di progetto, oggi presente al Louvre, e un quadro di autore anonimo che invece è presente nella chiesa boschense, sul cui sfondo appare la Macchina”, racconta Cantoni. “Considerato che risale a diciassette anni fa, la resa della riproduzione è avveniristica per integrazione fra reale e virtuale: la Macchina non è stata ricostruita in modo asettico bensì inserita nel contesto della chiesa di Santa Croce, mantenendo addirittura l’effetto di luci e ombre sull’altare”.

Il successivo progetto di ricostruzione dei beni culturali è forse quello che ha avuto maggiore eco. Commissionata in occasione dell’Expo di Milano, al laboratorio pavese nel 2015 è stata richiesto il rifacimento della battaglia di Pavia (1525) così come risulta da un arazzo di gobelin che, peraltro, recava sullo sfondo una ricostruzione piuttosto precisa della mappa della città. Il risultato, ottenuto grazie al lavoro di studenti che hanno ricostruito anche i singoli personaggi ritratti nell’arazzo, è stato impressionante, tanto più che il risultato è stato visitabile dal vivo nella mostra 1525-2015. Pavia, la battaglia, il futuro. I visitatori potevano così confrontare l’arazzo proveniente da Capodimonte ed esposto in una sala insieme alla stampa in 3D della scena. In un breve video, lo stesso prof. Cantoni illustra il procedimento per ottenere quel risultato straordinario.

Un successivo progetto, forse ancora più ambizioso, è quello della resa dell’Arca di Sant’Agostino che troneggia al centro dell’abside di San Pietro in Ciel d’Oro. “Si tratta di cinquanta bassorilievi, novanta statue, oltre quattrocento personaggi nel complesso”, spiega Cantoni. “Dall’anno accademico 2017-’18 centootto studenti stanno ricostruendo in Computer Vision questa imponente scultura gotica in marmo bianco di Carrara, che risale al 1362 e contiene le spoglie del Santo. La sua collocazione, in alto sopra l’altare, la rende difficile da osservare in completezza: alcune parti restano invisibili ai visitatori della chiesa pavese poiché manca la prospettiva”.

Se la conclusione del progetto di ricostruzione della Pavia cinquecentesca è prevista per l’estate, quello relativo all’Arca di Sant’Agostino dovrebbe giungere a compimento entro l’anno. Ma i progetti non finiscono qui: “Ci sono anche la ricostruzione delle chiese terremotate del centro Italia, che le ripropone com’erano prima del 1997, o quella di alcuni affreschi di Pompei, che è più complicata in quanto mancano riproduzioni fotografiche degli originali cui fare riferimento”, conclude Cantoni. “A ciò si aggiunge la versione tattile del Telero di Carlo Levi, che sessant’anni fa era stato commissionato sotto il titolo Lucania ’61 per rappresentare la Basilicata nell’ambito delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia e che rappresenta simultaneamente tre momenti della vita di Rocco Scotellaro. Lo scopo di questo progetto è far sì che questo capolavoro, grazie alla stampa in 3D che colloca su quattro diversi livelli lo sfondo e i personaggi, possa essere apprezzata anche dagli ipovedenti”.

Virginio Cantoni è ghisleriano dal 1967. Ricercatore CNR dal 1975 al 1983, ha iniziato l’attività di insegnamento presso l’Università di Pavia nel 1976. Già Preside della Facoltà di Ingegneria dell’ateneo pavese, nel 1998 ha fondato il Master IUSS in Media Science and Technology. La sua attività scientifica verte principalmente sugli aspetti sia software sia hardware dell’elaborazione di immagini mediante calcolatore, della visione artificiale e dell’elaborazione multimediale; si occupa anche dell’applicazione di tecniche di Pattern Recognition alla Bioinformatica, particolarmente nel campo della Proteomica. Nel 2007 ha ricevuto l’IBM Faculty Award. Ha trascorso prolungati periodi di ricerca a Parigi, a Delft e a Stoccolma.