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Paolo Mignatti (1951-2022)

In collegamento dalla propria casa negli Stati Uniti, nel 2020 Paolo Mignatti aderisce con entusiasmo a “Non fermiamo la cultura”, l’iniziativa con cui il Collegio Ghislieri mira a raccogliere video di interventi di Alunni di ogni età affermati in ogni campo del mondo accademico e delle professioni, per continuare a garantire un’offerta culturale anche durante i mesi del lockdown. Il suo intervento – intitolato Il pollo, un piccolo virus e un elegante vermiciattolo– spiega come questi agenti totalmente inaspettati e insospettabili abbiano dato un contributo fondamentale alla medicina del XXI secolo, quella che tutti usiamo noi oggi, garantendoci notevoli vantaggi: non solo per la cura dei tumori ma anche per la ricerca, di modo tale da far capire meglio il funzionamento dell’organismo.

Basta questo video, in cui alla competenza specifica Mignatti affianca una grande attenzione didattica nei confronti di un vasto pubblico che, come quello di YouTube, non necessariamente ha la competenza adeguata a poter subito comprendere contenuti scientifici complessi. Si tratta di un’ulteriore conferma della sua capacità di tenere insieme acribia scientifica e una comunicazione divulgativa affabile e piana, fruibile da tutti.

“Mi sono laureato in Medicina e specializzato in Ematologia ma ciò nonostante ho sempre fatto il ricercatore di base, occupandomi di biologia molecolare, e nei primi anni della mia carriera cercando di capire come una cellula normale diventi una cellula tumorale. Successivamente mi sono occupato di cercare di capire come le cellule tumorali possano invadere altri tessuti e penetrare nel circolo sanguigno, causando delle metastasi”, racconta di sé. Gli studi di Mignatti portano infatti alla individuazione di alcune proteine tali che, successivamente, gruppi farmaceutici possano progettare farmaci per bloccare l’invasione tumorale e la proliferazione delle metastasi.

Entrato in Collegio nel 1969, dopo la laurea consegue, oltre alla specializzazione in Ematologia clinica, anche quella in Immunologia generale, all’Istituto Pasteur di Parigi, prima di trasferirsi definitivamente nel 1995 a New York. Lì diventa Research Associate Professor alla New York University Grossman School of Medicine. Le sue pubblicazioni scientifiche, oltre cento, arrivano fino a pochi mesi fa e spaziano dai fattori di crescita dei fibroblasti alle cellule endoteliali vascolari, dall’attivazione delle chinasi dei mitogeni alle metallo-endopeptidasi. Dal 1987 è membro dei Pii Quinti Sodales, mantenendo coi compagni di Collegio un legame che la distanza non rende meno saldo e frequente.

Così lo ricorda il suo compagno d’anno e di corso Lucio Ricciardi: “Nell’autunno del 1969 il Collegio accoglieva ventidue nuovi studenti e, di questi, molti avevano scelto Medicina, fra cui Paolo e il sottoscritto. La prospettiva di sei anni di facoltà non ci spaventava ancora, anche perché il Collegio stesso si è manifestato da subito ottimo contenitore per i nostri sogni o velleità o aspettative, fossero esse culturali, scientifiche, sportive, goliardiche o altro ancora. Paolo è stato prima di tutto l’amico che mi ha permesso di concludere gli studi, con il suo esempio: non che mi aiutasse o studiasse con me, ma proprio la sua calma metodica nell’approccio alle (spesso) noiose materie mediche finiva per darmi, all’ultimo, la capacità di recuperare il tempo disperso nei mesi precedenti le sessioni d’esame.

“In quegli anni la gita annuale del Collegio era una delle occasioni più attese e la nostra amicizia si è aperta alle sorprese delle città d’Europa, come Parigi, dove in seguito sarei stato suo ospite, quando lavorava e studiava all’Institut Pasteur. Abbiamo passato insieme anche un mese a Oxford, con il lettore d’inglese: l’unica volta in vita mia in cui sono riuscito a farlo arrabbiare è stato quando, affittata un’imbarcazione a fondo piatto sul Cherwell e impegnandoci nel punting, mi sono permesso di commentare le sue difficoltà con qualche saccenteria, sentendomi apostrofare con un ‘Taci tu, stupido soldato’, che coglieva la mia propensione per l’applicazione (cieca) delle regole.

“La breve esperienza da ricercatore all’Università di Pavia ha significato per Paolo la certezza di doversi cercare qualcosa all’estero. Da qui è iniziata un’avventura ultradecennale alla New York University, dove le tappe di carriera erano guadagnate a suon di lavori scientifici importanti, collaborazioni prestigiose e amministrazione finanziaria di cospicui fondi di ricerca. Da laggiù Paolo ha avuto modo di accogliere anche giovani laureati del Collegio o di organizzarne il tutorato a distanza.

“Ovvio che tutti noi, di qui dall’Atlantico, lo invidiavamo un po’. La sua capacità di analisi della realtà sociale, economica e politica degli Stati Uniti rasentava la perfezione, come solo un vecchio corrispondente di quotidiano può vantare. Dalla cronaca quasi diretta del crollo delle torri del Word Trade Center, dalle piacevolezze di Bush jr., passando per Obama e Trump fino Biden, abbiamo goduto di resoconti precisi, intellettualmente onesti, super partes. Tutti i compagni che passavano da New York si facevano un obbligo di andare a trovarlo. Nell’ottobre 2013 ero lì di passaggio con mia moglie; Paolo era diventato socio della Manhattan Sailing School e ha organizzato una gita in barca a vela, nelle acque della Statua della Libertà, davvero memorabile.

“C’erano poi i rientri in Italia, abitualmente da solo, in genere in primavera e, se non per qualche congresso, sempre motivati dal seguire i lavori delle maestranze nella sua casa del Lungoticino. Qui gli facevo visita per uscire a pranzo e, immancabilmente, dopo avermi fatto vedere i lavori (o i guasti) dell’idraulico e del muratore, tirava fuori una bottiglia di Bonarda che chiacchierando ci bevevamo fino in fondo. Da tempo le sue ricerche vertevano sulla possibilità di conoscere le risposte cellulari alle malattie e ai tumori, le mutazioni, le variazioni proteomiche che portano alla perdita della salute, per poter rendere più specifiche le molecole e, quindi, i trattamenti farmacologici. Uno di questi insulti se l’è portato via in poco più di ventiquattr’ore”.

Paolo Mignatti si è spento a New York il 7 aprile 2022.