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I centocinquant’anni dell’Aida in una mostra al Museo Egizio – Christian Greco su Repubblica
Aida, figlia di due mondi. Al Museo Egizio una mostra sulle origini e  vicende di un grande capolavoro verdiano - MediterraneoAntico

Una storia travagliata e piena di passione, quella della giovane principessa etiope Aida, prigioniera degli Egizi, e del condottiero Radamès. Da un secolo e mezzo fa parte dell’immaginario collettivo: l’opera di Verdi venne infatti rappresentata per la prima volta al Cairo il 24 dicembre 1871 e, in Italia, alla Scala l’8 febbraio 1872. Ora, per marcare il centocinquantesimo anniversario, il Museo Egizio di Torino ha allestito la mostra Aida, figlia di due mondi, visitabile fino al 5 giugno 2022; non solo una celebrazione di un vertice immortale della musica ma anche per risalire alla sorgente dell’egittomania europea.

“L’Aida di Giuseppe Verdi ci permette di vedere due mondi che si avvicinano”, spiega il nostro Alunno Christian Greco, Direttore del Museo Egizio, intervistato da Marina Paglieri su Repubblica. “Sono gli anni in cui l’Egitto osserva l’Europa riscopre questo Paese, in realtà sempre apprezzato. Prima c’era stata la spedizione napoleonica, affiancata dai savants, che nel 1809 pubblicano la Description de l’Égypte, accendendo la passione per la terra dei faraoni. Nel 1822 avviene la decifrazione dei geroglifici da parte di Champollion e si formano le prime grandi collezioni; due anni dopo arriva a Torino Bernardino Drovetti, che dà il via al Museo Egizio. Sono due mondi diversi che si sentono vicini”.

L’opera verdiana cade in un periodo di grande trasformazione della percezione di sé che ha l’Europa e di apertura verso altri mondi. A Parigi, nel 1867, l’Expo ha fra i suoi ospiti il viceré d’Egitto, Ismail Pascià. Pochi anni dopo, il continente viene percorso dalla guerra franco-prussiana, una frattura che verrà di fatto sanata solo dopo la Seconda guerra mondiale. Intanto, nel 1869, l’Egitto unisce due mari e tre continenti con l’apertura del Canale di Suez.

“È proprio a Milano che Ismail Pascià concepisce l’idea di affidare a Verdi un’opera da mandare in scena per l’inaugurazione del Teatro Khedivale del Cairo”, continua il dott. Greco. Sulle prime il Maestro rifiuta, salvo poi cambiare idea: “La sceneggiatura iniziale viene composta da Auguste Mariette, artefice del primo museo d’antichità egizie al Cairo. Tradotta dallo stesso Verdi con la moglie Giuseppina Strepponi, viene affidata a Du Locle, il librettista del Don Carlos, che la trasforma in un dialogo in prosa. Interviene quindi Ghislanzoni, il librettista finale, che la trasforma in versi. Alla fine Verdi è convinto è accetta l’incarico”.

Aida, figlia di due mondi curata da Enrico Ferraris – ricostruisce la fabbrica creativa dell’opera ma anche il contesto politico e culturale in cui fiorisce. Fa parte di un più ampio progetto transmediale, ricco di appuntamenti sviluppati per connettere musica, immagini, architettura, cinema, dialoghi e archivi storici, podcast, video e visite guidate: vi hanno preso parte il Teatro Regio, l’Archivio Ricordi, l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, l’Università di Torino, il Museo del Cinema, la Biblioteca Braidense, il Circolo dei Lettori e la Libreria Gilibert.

Della mostra – su cui è disponibile un video introduttivo prodotto dal Museo Egizio – hanno scritto anche il Corriere della Sera, la Stampa e la Gazzetta di Parma.

Christian Greco è ghisleriano dal 1994 e ha vinto il Premio Ghislieri nel 2014. Al master in Egittologia presso l’università di Leida e al dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa ha fatto seguire una carriera che ha coniugato insegnamento, ricerca, attività museale (è stato curatore della sezione egizia presso il Museo Nazionale delle Antichità di Leida) e spedizioni archeologiche sul campo: a Dra abu el-Naga, a Luxor, a Gebel Bakar, a Saqqara e altrove. Nel 2014 ha assunto, nemmeno quarantenne, la direzione del Museo Egizio di Torino. È altresì membro del Comitato tecnico-scientifico per i Beni Archeologici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mibact), del Consiglio d’amministrazione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e del Consiglio d’amministrazione dell’Università degli Studi di Pavia. Presiede il Comitato scientifico che garantisce la qualità dell’attività culturale della Fondazione Ghislieri.