All’alto patronato che il Presidente della Repubblica esercita sul Collegio Ghislieri corrisponde, dalle origini della Repubblica Italiana, la dedizione con cui i ghisleriani hanno saputo onorarla nel ruolo di parlamentari, ministri, amministratori locali, civil servant.
Nel ricordarne solo alcuni, non si può che partire da Giuseppe Cappi (1883-1963), deputato della Democrazia Cristiana nell’Assemblea Costituente, dove fece parte della Commissione dei 75, incaricata di elaborare il testo della Costituzione repubblicana. Venne poi eletto alla Camera nel 1948, restando in carica fino al 1955 quando, a metà della seconda legislatura, gli venne conferito l’incarico di giudice della Corte Costituzionale. Ghisleriano dal 1901, Cappi si laureò in Lettere stringendo grande amicizia col futuro Rettore del Collegio, Pietro Ciapessoni. Il suo legame col Ghislieri restò sempre ben saldo negli anni. Nel 1949, quasi mezzo secolo dopo esserne stato matricola, Cappi scriveva: “Il Collegio concorse alla mia formazione intellettuale e spirituale, soprattutto a quell’abito di reciproco rispetto fra le diverse idee, che è tanto utile oggi più che mai nella vita politica”. Nel 1955, ricevendo dal nuovo Rettore Bernardi gli auguri per l’alta carica presso la Corte, rimarcò: “Non ho mai dimenticato il Ghislieri. Il ricordo del mio fraterno amico Ciapessoni è in me tuttora vivissimo”. Tre anni dopo, rispondendo a un invito per San Pio, la consueta festa per gli Alunni, scrisse: “Vivo è sempre in me il ricordo del Collegio, del quale seguo sempre la continua ascesa”, inviando il proprio affettuoso pensiero “a tutti gli alunni succeduti, che mantengono alto il nome e il prestigio del Ghislieri”.
Fra questi ultimi, Cappi ha una parola speciale per Ezio Vanoni (1903-1956), “luminosa figura di scienziato e di uomo di governo”. Ghisleriano dal 1921, studioso di giurisprudenza, volle subito specializzarsi in diritto finanziario. Anch’egli deputato dell’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana, già nel 1947 fu nominato Ministro per il commercio con l’estero nel terzo governo De Gasperi. Dall’anno successivo, ricoprì invece l’incarico di Ministro delle finanze fino al termine naturale della prima legislatura, nel corso dei governi De Gasperi V, VI e VII. A Vanoni si deve la grande riforma fiscale che porta il suo nome nonché un piano su vasta scala per il superamento del divario fra Nord e Sud del Paese, rimasto purtroppo inattuato: la sua passione per la scienza economica non andava mai disgiunta da una forte propensione sia verso l’impulso allo sviluppo sia verso il raggiungimento di una maggiore eguaglianza sociale. Nonostante gli alti impegni romani, cercava di non far mai mancare la propria presenza a San Pio. Un telegramma del 1947 testimonia la sua “riconoscenza verso tutti gli Alunni del Ghislieri che tanto cordialmente si interessano di me”. Né mancava di riconoscere, in una lettera al Rettore Bernardi, “i vincoli d’affetto che mi uniscono al Collegio, cui tanta parte debbo del buon inizio della mia carriera”.
Ennio Zelioli-Lanzini (1899-1976), Alunno-militare durante la Prima Guerra Mondiale (dapprima per medicina, quindi per giurisprudenza), nell’immediato dopoguerra si avvicinò al Partito Popolare Italiano, presto costretto alla clandestinità dal regime fascista. La dedizione politica di Zelioli-Lanzini non cessò: entrato nel Comitato di Liberazione Nazionale durante il secondo conflitto, venne arrestato e subì la perdita del figlio diciottenne ucciso dai tedeschi durante gli scontri per la Liberazione di Cremona. Eletto senatore nel 1948 nelle fila della Democrazia Cristiana, fu Vicepresidente del Senato a partire dal 1960 e Presidente del Senato dal novembre 1967 al giugno 1968, quando all’inizio della quinta legislatura cedette la seconda carica dello Stato ad Amintore Fanfani. Nel giugno dello stesso anno servì la Repubblica come Ministro della Sanità nel secondo governo Leone. A riprova del proprio disinteresse, non volle ricandidarsi ulteriormente al termine della legislatura, per lasciare spazio a una nuova generazione di politici, preferendo dedicarsi alla presidenza della Lega Italiana per la lotta contro i tumori (LILT). A Zelioli-Lanzini, nel 1966, Aurelio Bernardi richiese di essere simbolicamente “padrino di battesimo” della nuova creatura ghisleriana: la sezione femminile, fondata nel 1966 grazie a Sandra Bruni.
Ghisleriano dal 1908, ingegnere specializzato in geodesia, anche Guido Corbellini (1890-1976) fu senatore per la Democrazia Cristiana fin dalla prima legislatura; ruolo che mantenne fino al termine della quarta, dunque per vent’anni complessivi dal 1948 al 1968. Il suo primo incarico nell’esecutivo è tuttavia antecedente: già nel maggio 1947, infatti, Corbellini era stato nominato Ministro dei Trasporti nel governo De Gasperi IV e confermato nel successivo gabinetto. Fu poi Amintore Fanfani a volere che Corbellini tornasse a ricoprire incarichi nell’esecutivo: dapprima come Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni nel 1962, quindi come Ministro per la Ricerca Scientifica dalla fine di quell’anno al 1963, sempre all’interno del quarto governo Fanfani. All’inizio della legislatura successiva, con l’avvento a Palazzo Chigi di Giovanni Leone, a Corbellini spettò il nuovamente il Ministero per i Trasporti, con delega all’aviazione civile.
In tempi più recenti spicca la figura di Virginio Rognoni (1924), laureato in giurisprudenza nel 1947 e, negli anni immediatamente successivi, titolare della borsa Fullbright a Yale. Alla carriera accademica, che lo ha portato a insegnare Istituzioni di diritto processuale presso l’Università di Pavia, Rognoni ha sempre affiancato la passione per la politica: dapprima come consigliere comunale e vicesindaco di Pavia, quindi riuscendo deputato nel 1968 per la Democrazia Cristiana; siederà alla Camera per sette legislature, fino al 1994. Nel corso di questi anni ricopre rilevantissimi ruoli nell’esecutivo. Viene chiamato all’alto incarico di Ministro dell’Interno il 13 giugno 1978, a seguito delle dimissioni di Francesco Cossiga in occasione dell’assassinio di Aldo Moro; manterrà l’incarico anche nel corso della successiva legislatura, l’ottava, fino alla sua scadenza nel luglio del 1983, quando gli succederà Oscar Luigi Scalfaro. Sono fra gli anni più difficili della storia repubblicana, scossa dal terrorismo e dalla criminalità organizzata; Rognoni resta al Viminale mentre a Palazzo Chigi si succedono Andreotti, Cossiga (due volte), Forlani, Spadolini (due volte) e Fanfani. A lui si deve l’introduzione della legge Rognoni-La Torre, che denota la fattispecie di reato dell’associazione di tipo mafioso. Rognoni è anche Ministro di Grazia e Giustizia fra il 1986 e il 1987 (governi Craxi II e Fanfani VI) e Ministro della Difesa dal 1990 al 1992 (governi Andreotti VI e VII), durante la Guerra del Golfo. Nel 2002 succede a Giovanni Verde come Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Al Collegio, Virginio Rognoni non ha mai fatto mancare il proprio sostegno e il proprio affetto, prendendo tuttora attivamente parte alle sue iniziative culturali. Nel 2015 gli è stato assegnato il Premio Ghislieri alla carriera, come ulteriore riconoscimento alla sua capacità di “saldare le dimensioni locale, nazionale ed europea della società italiana in anni di grandi sfide e cambiamenti, perseguendo sempre la centralità del rapporto fra il cittadino e lo Stato”.
Membro invece del Partito Socialista Italiano, Francesco Forte (1929) è stato dapprima deputato alla Camera, durante l’ottava e la nona legislatura (1979-1987), venendo quindi eletto al Senato nelle due legislature successive (1987-1994). Alunno del Ghislieri dal 1947, giurista, allievo di Ezio Vanoni, nel 1961 diventa ordinario di Scienza delle finanze presso l’Università di Torino. Nel 1982 succede a Rino Formica come Ministro delle Finanze nel governo Fanfani V; con l’arrivo di Bettino Craxi a Palazzo Chigi, nel 1983, diventa invece Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie, in un momento decisivo per la definizione della successiva Unione Europea, nonché Sottosegretario agli Esteri con delega agli interventi straordinari contro la fame nel terzo mondo. Ricoprirà il primo incarico fino al 1986 e il secondo fino al 1987. È tuttora un apprezzato editorialista economico, oltre che professore emerito presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
Anche l’attuale governo presenta un po’ di Ghislieri fra i suoi membri: si tratta di Elena Bonetti (1974), la prima Alunna a ricoprire tale prestigioso incarico. Ghisleriana dal 1993, ha dapprima intrapreso la carriera accademica, che nel 2016 l’ha portata a diventare professore associato di Analisi matematica presso l’Università Statale di Milano. La sua passione per il sociale è maturata, prima ancora che nella politica, nello scoutismo, ricoprendo ruoli di spicco nell’Agesci; nel 2019 è stata nominata Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia nel Governo Conte II. Poco dopo la nomina, ha voluto essere presente in Collegio per parlare del ruolo femminile nel lavoro e nell’impresa in uno scenario di sviluppo sostenibile, nel corso del dialogo Donne in movimento.