È morta a Milano lo scorso 3 gennaio Egle Becchi, Professoressa Emerita all’Università di Pavia, dove ha insegnato Pedagogia e Storia della Pedagogia, e Medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura. I suoi libri – da La pedagogia della Gestalt (La Nuova Italia, 1961) alla recentissima curatela di Infanzia e pedagogia. Una psicoanalisi dell’Io, raccolta di scritti di Anna Freud (Morcelliana-Scholé, 2021)– hanno segnato il progresso della pedagogia grazie anche alla sua capacità di oltrepassare la settorialità disciplinare, riuscendo ad affiancare alla riflessione critica sul discorso pedagogico una incessante ricerca sul campo, incentrato soprattutto sulla valutazione della qualità dei contesti educativi per l’infanzia. A questa capacità ha fatto riscontro l’interesse del grande pubblico per i suoi studi sulla storia dell’infanzia e dell’educazione.
“L’educazione per me ha significato un terreno di scontro tra resistenza al cambiamento e crescita”, raccontava Egle Becchi in una lunga intervista su Repubblica, concessa ad Antonio Gnoli lo scorso febbraio, dove racconta anche del proprio lavoro a Pavia, città nella quale ha insegnato dal 1976 al 2005, del ricordo dei colleghi Mario Vegetti e Fulvio Papi, del lavoro sul campo negli asili nido e in scuole dell’infanzia. Al Ghislieri Egle Becchi è stata legata da una affettuosa consuetudine: dal 2005 ha organizzato in Collegio cicli di incontri dedicati al filone di ricerca sulla storia pedagogica delle professioni, insieme alla nostra Alunna Monica Ferrari. A quest’ultima, Professoressa Ordinaria di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Pavia e consigliere del Direttivo dell’Associazione Alunni del Collegio Ghislieri, ne affidiamo il ricordo.
Nel tracciare un breve profilo di Egle Becchi per la comunità ghisleriana, di cui è stata amica per molti anni (a testimonianza di un rapporto di collaborazione di lunga durata, ripenso al seminario organizzato presso il Collegio Ghislieri nel giugno 1986 sul tema L’educazione dei re: pedagogia e potere), i miei ricordi si intrecciano inevitabilmente con quell’immagine di lei che tento qui di ricostruire. Un compito non semplice, non solo per il debito culturale e la riconoscenza che nutro nei suoi confronti, ma per la molteplicità dei suoi interessi di ricerca e per la complessità della sua attività scientifica.
Un’autentica curiosità per il gioco del sapere, sempre connessa a una preoccupazione etico-civile e alla riflessione sulla metodologia dell’indagine scientifica, ha guidato un percorso di studio lungo una vita, che l’ha fatta conoscere a livello internazionale per le sue pubblicazioni, i seminari e i convegni organizzati in collaborazione con colleghi di diversi settori scientifico-disciplinari oltre che con molteplici enti, istituzioni di ricerca e di formazione nel costante dialogo con i problemi della prassi. Egle Becchi era emerita dell’Ateneo pavese. Responsabile per molti anni delle due collane “Condizionamenti educativi” e “Storia dell’educazione” presso la casa editrice FrancoAngeli di Milano, membro del comitato direttivo di diverse riviste, del Collegio docenti del dottorato consortile in Pedagogia sperimentale coordinato da Aldo Visalberghi presso l’Università La Sapienza di Roma, oltre che, in un secondo momento, del dottorato di ricerca pavese che univa la riflessione su temi di sanità pubblica e di scienze sanitarie a quella sulle scienze formative, il suo interesse per la ricerca pedagogico-sociale l’ha condotta anche a partecipare al comitato scientifico di indagini nazionali e internazionali, ove la riflessione scientifica si univa a un impegno civile per il miglioramento della qualità della vita e della formazione, specie dei più piccini dei quali ha studiato la storia e la cultura lungo i secoli.
Si pensi ad esempio a: Il bambino sociale. Privatizzazione e deprivatizzazione dell’infanzia (a sua cura, 1979), Metafore d’infanzia (sezione monografica di “Aut Aut” a sua cura, settembre-dicembre 1982); I bambini nella storia (1994); Scritture bambine (a cura sua e di Q. Antonelli, 1995); Storia dell’infanzia (a cura sua e di D. Julia, 1996, in 2 voll.); Archivi d’infanzia (a cura sua e di A. Semeraro, 2001); Maschietti e bambine. Tre storie con figure (2011). Volumi quali Manuale della Scuola del bambino dai tre ai sei anni (a sua cura, 1995); Valutare e valutarsi nelle scuole dell’infanzia del Comune di Pistoia. Un modello di formazione degli insegnanti (a cura sua e di A. Bondioli, 1997); Scuole allo specchio. Una esperienza di ricerca-formazione negli istituti comprensivi lombardi (a cura sua, di A. Bondioli e di M. Ferrari, 2005); Una pedagogia del buon gusto. Esperienze e progetti educativi per l’infanzia del Comune di Pistoia (con A.L. Galardini et alii, 2010) testimoniano di un’attenzione alla qualità delle agenzie educative e della scuola oltre che alla formazione degli educatori e degli insegnanti che ha caratterizzato tanta parte della sua produzione scientifica e delle sue ricerche sul campo. Proprio alla ricerca sul campo Egle Becchi ha dedicato un’avvertita riflessione epistemologica, di cui si trova ampia traccia in volumi quali Manuale critico della sperimentazione e della ricerca educativa (a cura sua e di B. Vertecchi, 1984) o ancora Sperimentare nella scuola. Storia, problemi e prospettive (1997), sempre coniugata con la messa a punto di costrutti euristici capaci di aprire inedite vie di analisi dei fenomeni educativi, tra aspetti espliciti e latenti, anche in ottica diacronica.
In tale prospettiva di analisi pedagogica sul lungo periodo vorrei ricordare qui il ciclo di convegni ghisleriani (che molto deve al costante dialogo con il Rettore Andrea Belvedere) relativo alla “storia pedagogica delle professioni”, tema che ha appassionato Egle Becchi dal 2005 fino ad oggi e che ha coinvolto nel “laboratorio di ricerca” tanti membri della comunità scientifica ghisleriana. Tra i curatori di specifici volumi penso ad Arianna Arisi Rota, Paolo Mazzarello, Alessandra Ferraresi: è del 2018 la cura (che ho condiviso), di una sezione monografica presso la rivista “Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche” che rilegge il percorso di ricerca che abbiamo organizzato insieme, in collaborazione con il Collegio Ghislieri, oltre che con Dipartimenti e Facoltà, di volta in volta differenti, dell’Università di Pavia, mentre l’Associazione Alunni ha promosso, sostenuto e patrocinato (insieme all’Ateneo pavese) la successiva serie dei volumi (sette) a partire dal primo del 2009 (Formare alle professioni. Sacerdoti, principi, educatori, a cura sua e di M. Ferrari), fino all’ultimo: Formare alle professioni. I saperi della cascina (a cura di M. Ferrari, G. Fumi e M. Morandi, 2016).
Le pubblicazioni di Egle Becchi, dal 1959 al 2021 (penso al saggio da lei firmato con Paolo Dionigi dal titolo Chirurghi del Rinascimento. Idee per una ricerca, ma anche alla sua recente opera dedicata alla rilettura della vita e della pedagogia di Anna Freud), rendono conto di un’ attività di studio ove i temi dell’epistemologia della ricerca in campo pedagogico e storico-pedagogico si coniugano con l’analisi dei fenomeni educativi nel sociale, interpretando, a mio avviso, al meglio lo spirito della pedagogia critica nell’interscambio dei saperi, tra teoria e pratica, al di là degli steccati scientifico-disciplinari, con attenzione alla formazione dei più giovani ricercatori e al rigoroso confronto scientifico.
Vorrei chiudere questa breve presentazione di Egle Becchi per il Collegio Ghislieri, che tante volte ha ospitato i seminari da lei organizzati ai quali ho avuto la fortuna di partecipare fin dagli anni Ottanta, ricordando un convegno dedicato nel maggio 2017 alla formazione degli insegnanti del grado secondario in Europa, quando Egle Becchi ha guidato, in una specifica séance, la discussione fra Dominique Julia (autore di un volume dedicato a L’École normale de l’an III) e Maurizio Piseri, Xenio Toscani, Giovanni Vigo o ancora la sua introduzione al seminario del settembre dello stesso anno dal titolo Professionalizzare: una storia pedagogica di saperi in contesto. Anche in quelle circostanze, come in molteplici occasioni, ho avvertito, ascoltandola nell’Aula Goldoniana, l’emozione del serrato confronto critico e scientifico che aiuta a crescere umanamente e a imparare, grazie a una costante attitudine dialogica, percorrendo strade non battute, a partire da domande sempre nuove.
Monica Ferrari