C’è una giovanissima ghisleriana, Chiara Figazzolo, nel team internazionale di ingegneri e data scientist che stanno sviluppando Isabella, una app specificamente pensata per ottimizzare l’utilizzo degli spazi in ospedali e strutture sanitarie, che ha appena ottenuto un prestigioso riconoscimento da parte del MIT di Boston. A seguito del riconoscimento, la nostra Alunna è stata ospite di Carlo Giuseppe Gabardini e Laura Bettini in Si può fare, la trasmissione mattutina dei weekend di Radio 24, incentrata su ambiente, sostenibilità e sviluppo. La storia personale della nostra Alunna e il progetto per la app Isabella rientrano in pieno fra le buone pratiche e le soluzioni intelligenti di cui va in cerca la trasmissione della rete de Il Sole 24 Ore. L’intervista è disponibile in podcast sulla pagina web di Si può fare.
Laureata in Chimica a Pavia nel 2018 (anno in cui la Fondazione Ghislieri le ha attribuito il Premio Sandra Bruni), la dott. Figazzolo ha successivamente conseguito un master in Biochimica a Cambridge e attualmente è dottoranda presso l’Institut Pasteur di Parigi. Come lei, anche gli altri membri del team che ha creato Isabella spiccano per giovinezza e internazionalità: Burhan Ul Tayyab, ingegnere pakistano che si occupa di intelligenza artificiale; Selena Liu, app developer australiana; Saeed Jan e Marcus Vinicius Terceira, web developer rispettivamente arabo e brasiliano; Tracy Quian, ingegnere meccanico canadese; ed Elisa Figazzolo, studentessa di medicina a Pavia. Sette persone da quattro continenti, tutte comprese fra i 20 e i 24 anni.
“Una componente internazionale così vasta costituisce un notevole vantaggio”, ci racconta la dott. Figazzolo, “perché ci sta dando la possibilità di accedere a una vastissima rete di persone potenzialmente interessate a provare il progetto in ospedale. Inoltre, la forte varietà di background che ci caratterizza ci ha permesso fin da subito di formare un team equilibrato e completo”.
Isabella è stata presentata nel corso del Covid Hackaton organizzato dal Mit di Boston, risultando fra i vincitori individuati dagli organizzatori. “Si è trattato di un evento della durata di quarantott’ore”, spiega la dott. Figazzolo, “in cui i partecipanti selezionati sono stati suddivisi in team di dimensioni variabili al fine di proporre soluzioni velocemente implementabili di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze. Noi abbiamo partecipato per il settore della gara dedicato all’utilizzo dello spazio in ospedale facendo fronte alle nuove esigenze poste dall’emergenza. Il dettaglio curioso è che noi sei non ci conoscevamo prima della competizione e ci siamo incontrati in quanto abbiamo tutti aderito all’idea proposta dall’AI Engineer pakistano, progettare una app che poi è diventata Isabella”.
Colpisce ulteriormente che la dott. Figazzolo ricopra nel team un ruolo che non collima del tutto con ciò che ha studiato. “Ho una formazione in chimica”, ci dice, “ma nel corso degli ultimi anni ho sviluppato sempre più interesse nei confronti del management e del business, che mi hanno spinto a condurre diverse esperienze come business developer durante la mia laurea magistrale a Cambridge lo scorso anno. Per questo motivo, il mio ruolo nel team di Isabella è consistito nello sviluppare il business plan, nel cercare investitori e finanziamenti e nel curare le campagne di marketing”. Le motivazioni della sua scelta sono state anche contingenti: “Personalmente, sono stata spinta a partecipare alla competizione poiché la lotta contro il Covid si colloca in un ambito di ricerca differente dal mio e, non potendo dare un contributo scientifico concreto, ho deciso di provare a rendermi utile in altro modo. La vittoria nell’hackaton ci ha poi dimostrato l’effettiva rilevanza del progetto e mi ha spinto a continuare l’elaborazione grazie al suo forte potenziale”.
I prossimi passi della app Isabella partiranno proprio dal riconoscimento ottenuto dal MIT di Boston. “Abbiamo ricevuto un primo incentivo economico”, continua la dott. Figazzolo, “ma anche l’accesso alla solida rete di contatti del MIT. Al momento il nostro piano è distribuire la app negli ospedali ai fini di aiutare a far fronte all’emergenza. Nel frattempo, stiamo formando una start-up poiché, dopo l’emergenza, vorremmo trasformare il prodotto in un vero e proprio software da vendere non solo agli ospedali ma anche a scuole, uffici, ditte di architettura e designer di interni per ottimizzare il loro utilizzo degli spazi in un mondo che dovrà necessariamente trasformarsi”.
Resta da chiarire un solo aspetto: Isabella è un curioso nome per una app, come mai è stato scelto? “L’origine del nome è misteriosa e divertente”, conclude la dott. Figazzolo. “Durante la serata di formazione delle squadre dell’hackaton, l’ingegnere pakistano attorno al quale si è formato il team ha subito iniziato a parlare della app chiamandola così e il nome ci è piaciuto, quindi, non è mai stato in discussione”.