Maria Pia Pagani: “Goldoni è diventato un grande commediografo grazie a Pavia e al Ghislieri”

“Pavia e Goldoni? Tutti pensano subito all’umiliazione patita con la sua espulsione dal Ghislieri, ma la realtà è che senza questa permanenza forse Goldoni sarebbe stato un semplice avvocato a Milano, come volevano i genitori e non avrebbe avuto il coraggio di lasciar emergere quel suo sogno che teneva dentro”. Ne è convinta Maria Pia Pagani, ora docente di Discipline dello Spettacolo all’Università di Napoli “Federico II”, ma pavese, laureata alla nostra Università ed ex-alunna del Santa Caterina. Pagani è una grande esperta del commediografo Carlo Goldoni. “Ne ero innamoratissima fin da ragazzina -racconta infatti- forse anche perchè siamo entrambi nati il 25 febbraio. L’ho sempre percepito come una figura amica. Ecco perché nel 2007, terzo centenario della sua nascita, sono stata contattata dall’allora Rettore del Ghislieri, il professor Andrea Belvedere, per cominciare a realizzare la Giornata Goldoniana. Lo ringrazierò sempre, perché ha creduto tanto in questa iniziativa e anche in me. Così come posso dire di sentirmi oggi anche un po’ adottata dal Collegio Ghislieri, a cui mi sento molto legata”. Maria Pia Pagani ha infatti inaugurato nello scorso novembre il biennio di celebrazioni per far memoria dei trecento anni dell’arrivo a Pavia -e al Ghislieri- di Carlo Goldoni.
Alla memoria del professor Belvedere Maria Pia Pagani ha anche dedicato il suo contributo letterario che quest’anno è andato ad arricchire il tradizionale Quaderno annuale di storia del teatro e della letteratura veneziana nel Settecento. Una collana dedicata agli Studi goldoniani, edita dall’editore Fabrizio Serra, molto raffinata ed espressamente rivolta a tutte le Università italiane. “Pavia nella drammaturgia del Ghisleriano Goldoni” è il titolo del suo scritto, che mira a rivelare dove e come Pavia rientri nelle opere del commediografo. “Gli studi sul periodo pavese di Goldoni sono rarissimi -precisa Pagani- anche perché di solito la giovinezza di tutti i grandi è sempre marginale e si preferisce studiare la loro fase adulta. Ma come ho detto sono fermamente convinta che in questo caso Pavia sia stata decisiva per il suo successo come commediografo. Ed è anche un esempio eccellente di come tutti coloro che hanno studiato a Pavia portino poi nel cuore per sempre la nostra città. Io ho riletto tutte le sue opere cercando i riferimenti su Pavia ed è chiaro che il legame attraversa tutta la produzione è veramente forte”.
Emerge ad esempio in molte sue opere la figura di Laura Lauzi, sua grande amica e figlia del professor Francesco Lauzi (Francisco Lautio), professore di Diritto civile e di Diritto canonico per quasi cinquant’anni, dal 1697 al 1745. E’ sepolto nella cripta di Sant’Eusebio e nel cortile dei caduti dell’Ateneo si trova una sua lapide con iscrizione incisa con un testo di Goldoni, per il quale fu un grande maestro. “Egli aveva una biblioteca ricchissima -scrive Goldoni- io ne ero il signore. Sfogliando sempre in questa biblioteca io vidi teatri inglesi, teatri spagnoli e teatri francesi, ma non teatri italiani… Io vidi con tristezza che mancava qualcosa di fondamentale a questa nazione”. E da lì probabilmente si rafforzò il suo sogno di fare qualcosa per la nostra arte teatrale. Ma anche nella Trilogia della villeggiatura Carlo Goldoni farà poi espressamente riferimento ai paesaggi pavesi, così come la celebre “Donna di garbo” altri non è che la figlia di una lavandaia che lavava i panni per chi studiava al Ghislieri. “Ecco perché, frequentando i collegiali -spiega Pagani- la giovane aveva perso i tratti tipici popolani per acquisire quelli più raffinati e garbati. Goldoni, anche ad oltre sessant’anni, racconta insomma Pavia come se l’avesse visitata il giorno prima, segno inequivocabile che gli è rimasta dentro per tutta la vita”.