“La gelosia? Non scambiamola con possessività e insicurezza”. Se ne parla oggi al Ghislieri con Giulia Sissa

La gelosia? Liberiamola dal buonsenso moralistico che la vuole possessiva e derivante dall’insicurezza. E provando a risalire indietro nei secoli, pur senza ottenere quasi mai riferimenti espliciti al termine di gelosia amorosa, troviamo le questioni inerenti alla collera erotica. Di questo – e di tanto altro ancora- parlerà oggi alle 18 Giulia Sissa, filosofa e storica della cultura (Alunna ghisleriana, Distinguished Professor of Political Science and Classics alla University of California Los Angeles) nel corso del suo incontro al Ghislieri che si incastona nel filone “Elogio della gelosia e biasimo dell’invidia”. “La gelosia è una passione inconfessabile –spiega Sissa- crea imbarazzo dire di essere gelosi, perché significa ammettere una sensazione di svantaggio e di sconfitta, di dolore e vergogna. Questo dice la tradizione filosofica morale dal Seicento”. Ma retrocedendo nell’antichità che cosa si trova scritto riguardo alla gelosia? Poco o nulla. Si parla parecchio di invidia o emulazione, ma sono due concetti ben diversi, come sottolinea Sissa. L’una è un sentimento di negatività verso la felicità dell’altro, l’altra è una passione competitiva nei confronti dell’antagonista. “La passione che invece troviamo e che può essere paragonata alla gelosia amorosa dei tempi moderni è la collera erotica –prosegue Sissa- la gelosia in effetti è una forma di collera, ossia di sofferenza per una mancanza di rispetto o un’ingratitudine che non si meritano. Amando e desiderando una persona si attende da questa un desiderio e un amore reciproco, in una sorta di patto amoroso. Ecco che quando la reciprocità viene a mancare subentra il dolore grande, quindi la collera e il tentativo di riprendere il sopravvento. Gli antichi ci aiutano quindi a interpretare la gelosia come collera, come una delusione per il crollo di quel patto di reciproco amore. Ma sia chiaro, comprendere la sofferenza e riconoscerla parlandone apertamente non significa giustificare la vendetta e tengo a ribadirlo. Ammettere la gelosia e non averne vergogna sta nell’ambito della salute mentale, vendicarsi aggredendo o uccidendo è un crimine”.
E c’è di più. In qualche modo la gelosia in questa accezione esautora l’eventuale terza persona del triangolo amoroso da qualsivoglia ruolo. Nel senso che diventa solo un elemento collaterale, perché la centralità va trovata nella delusione del rapporto tra sé e l’altro. Infine un altro concetto: gelosia come espressione di insicurezza? “Un’idiozia –conclude Sissa- anzi la persona gelosa ha il coraggio di esporre sinceramente il proprio sentimento e di dire all’altra persona “io sono degna del tuo amore, tu invece non sei stato ai patti amorosi che c’erano tra noi. Il mio quindi è quasi un elogio della gelosia amorosa”.