Tornare a meravigliarsi – La filosofia per bambini di Chiara Pastorini

La semaine de la philosophie c'était pour les grands…. et les ...

Quando il webmagazine francese “La Pause Philo” ha intervistato la nostra Alunna Chiara Pastorini, ha dovuto aggiungere una nota a pie’ di pagina per spiegare ai lettori d’oltralpe che, in Italia, la filosofia viene insegnata “a partire dai sedici anni, secondo un approccio storico attraverso cui le teorie degli autori sono illustrate in ordine cronologico”. Non è del tutto vero ma, in sostanza, è corretto e serve a sottolineare la diversità fra il primo contatto che Chiara Pastorini ha avuto con la filosofia, da adolescente, e quello che propone ai suoi piccoli allievi nell’atelier filosofico per bambini “Les petites Lumières”, che ha fondato nel 2014 e che a tutt’oggi ha iniziato alla filosofia circa diecimila bambini dai quattro anni in su.

“A tre o quattro anni i bambini pongono domande metafisiche che riportano a questioni fondamentali sul senso della vita e della morte”, dice a Ghislieri.it apportando alcuni esempi: “Mamma, dov’ero prima di nascere? Perché Dio non ha un papà? Come faccio a sapere che non sono un robot? Perché non sono sempre felice?”.  La strada per arrivare a un atelier che li aiutasse a rispondere a queste domande è stata per certi versi tortuosa. “La mia prima laurea, a Pavia, è stata in Odontoiatria”, racconta. “Mi è sempre interessato lo studio dell’individuo in quanto corpo organico e fisiologico; ma sentivo anche il bisogno di interrogare l’umano con gli strumenti della riflessione filosofica”.

Da qui la laurea in filosofia e il dottorato, con tesi sul rapporto fra pensiero, parola e percezione in Wittgenstein; e, successivamente, l’opportunità di tenere un corso in Filosofia della Medicina all’università Paris VII Diderot: “Avevo iniziato a parlare di filosofia ai bambini nella scuola materna frequentata dai miei figli. Poi ho fondato nel 2014 Les Petites Lumières, che adesso conta uno staff di una ventina di educatori e lavora sia all’interno di contesti scolastici sia in contesti sociali più vasti come biblioteche, mediateche, teatri, musei…”. Inoltre il suo atelier è partner di vari enti culturali all’estero – non solo in Italia ma anche in Belgio, Marocco, Taiwan e altrove – ma soprattutto della Cattedra Unesco di Filosofia per bambini presso l’Università di Nantes.

“Nell’atelier i bambini sono attori di una comunità di ricerca filosofica e soggetti autonomi di ragionamento”, ci dice, “l’atelier è un luogo di costruzione collettiva del pensiero”. Ma come funziona, all’atto pratico? “Una volta abbiamo chiesto ai bambini di disegnare qualcosa di normale e qualcosa di anormale. Uno ha disegnato una bicicletta (normale) e un’accozzaglia di pezzi di bici con lampadine, distributori automatici, eccetera: così abbiamo potuto domandarci se la normalità sia qualcosa di costruito. Un altro ha disegnato una bambina con la gamba ingessata che veniva aiutata (normalità) o che veniva presa in giro (anormalità): così abbiamo potuto domandarci se la normalità abbia valenza etica. Un altro ancora ha disegnato il sole giallo nel cielo blu (normale) e il sole blu nel cielo giallo (anormale): così abbiamo potuto domandarci perché ciò che è normale per l’immaginazione non possa esserlo nella realtà. A partire dai loro disegni, abbiamo indotto i bambini a elaborare certe competenze astratte come la concettualizzazione, la problematizzazione, l’argomentazione, e così via”.

Chiara Pastorini insiste molto sul fatto che, secondo Wittgenstein, la filosofia non è una dottrina ma un’attività. “Nel nostro atelier”, continua, “i bambini sono protagonisti di una pratica artistica in cui il gesto creativo del corpo diventa fonte di questioni filosofiche. Infatti dimentichiamo spesso una componente fondamentale alla base del nostro procedimento di pensiero astratto: il corpo. È partendo dalla percezione, dalla nostra esperienza sensoriale, che creiamo le condizioni di possibilità della riflessione. Senza corpo, non c’è pensiero”.  L’atelier si fa carico dunque di “piazzare il corpo percettivo dei bambini al cuore dei procedimenti che costituiscono il pensiero”.

Insegnare la filosofia ai bambini – o meglio, insegnare ai bambini che possono essere filosofi – è anche un investimento per il futuro. “Credo che il successo di questa pratica risponda a una crisi di senso nell’istruzione”, considera. “Naturalmente non si tratta di un’idea nuova: la disciplina esisteva già a partire dagli anni Settanta, grazie ai lavori di Matthew Lipman, e in Francia i primi laboratori si sono diffusi a partire dalla fine degli anni Novanta. Ma la vera ondata d’interesse si è verificata dopo gli attentati del 2015, quando c’è stato bisogno di trovare strumenti che consentissero di parlare ai bambini di ciò che era accaduto”. Insegnare ai bambini significa insegnare anche ai genitori, che spesso vengono invitati a partecipare a sessioni parallele dell’atelier; ma soprattutto significa investire in un domani in cui i futuri adulti abbiano già da tempo una bussola che consenta loro di orientarsi nel pensiero.

Far filosofia coi bambini, infine, “consente di tornare allo stato di meraviglia ingenuo e primordiale che rischia di andar perso nel corso della ricerca accademica”. È per certi versi un recupero delle origini della filosofia, del thaumazein che Aristotele vedeva come inizio di ogni indagine. Così come “accompagnare i bambini nella discussione di temi, aiutandoli a fare distinzioni concettuali e a sviluppare il loro senso critico, ripropone il metodo della maieutica socratica”.

Quanto al nome dell’atelier, deriva dal secondo paragrafo delle Osservazioni filosofiche di Wittgenstein, dov’è scritto che la filosofia è come una luce che aiuta a districare i nodi. Questo però i bambini non lo sanno.

Chiara Pastorini, ghisleriana dal 1995, si è laureata in Odontoiatria nel 2000 e, successivamente, in Filosofia nel 2004. Ha proseguito gli studi fra Italia, Stati Uniti e Francia, dove nel 2008 ha discusso la tesi di dottorato su Ludwig Wittgenstein. Attualmente tiene corsi presso l’Università Paris 9 Dauphine, collabora regolarmente con Philosophie Magazine e redige sceneggiature per il fumetto “La BD Philo” sulla rivista belga di filosofia per bambini Philéas et Autobule. Oltre a numerosi articoli accademici e no, ha pubblicato l’album Qu’est-ce qu’un humain? (L’Initiale, 2020), il manuale per insegnanti Une année d’ateliers philo-art (Nathan, 2019) e, nella collana “Les petits Platons”, il libro Galilée part en vrille (2019). Ha scritto i testi del CD La philosophie racontée aux enfants (Frémeaux, 2019), letto dall’attore François Morel. Agli adulti è rivolto invece il libro Ludwig Wittgenstein. Une Introduction (Agora Pocket, 2011).