Il primo amore e lo studio. Il divertimento e il ballo, la scherma, il gioco delle carte. L’ottima cucina del Collegio Ghislieri, la stanza confortevole (la numero 2), il regolamento ferreo. E la breve opera teatrale Il Colosso, una gustosa oasi di libertà che sbeffeggia un mondo di regole e convenienze. Il miglior componimento poetico di quegli anni giovanili, ma anche il principio della fine. Sono nitidissimi i ricordi pavesi che Carlo Goldoni, commediografo di gran fama, negli ultimi anni di vita affida alle pagine dei Mémoires e che, in precedenza, ha già disseminato in molti lavori teatrali.
Alla parabola dei tre anni pavesi del giovanissimo veneziano – iniziata nel 1723 con l’arrivo in città per lo studio delle leggi e terminata nel 1725 con l’espulsione dal Collegio – la studiosa Maria Pia Pagani ha dedicato un saggio, dal titolo “Pavia nella drammaturgia del ghisleriano Goldoni”, pubblicato nella rivista “Studi goldoniani” edita da Fabrizio Serra. Pagani, ora docente di Discipline dello spettacolo all’Università Federico II di Napoli, è un’appassionata studiosa della vita e delle opere del commediografo nonché l’ideatrice della Giornata Goldoniana che, nata al Ghislieri nel 2007 in occasione del terzo centenario della nascita, è da allora un appuntamento fra i più attesi.
Guidato dalle curiose informazioni ricavate dal saggio di Pagani e divertito dal gioco della vita vera da scoprire nei versi delle commedie, il giornalista Davide Maniaci ha a sua volta raccontato le esuberanti avventure pavesi del veneziano in un articolo dal titolo “Carlo Goldoni studente al Collegio Ghislieri di Pavia. La commedia proibita composta a 18 anni, l’espulsione e la fuga” pubblicato sul Corriere della Sera:
“Dodici famiglie gridavan vendetta, mi si voleva morto. Parecchi miei compagni furono insultati, il Collegio del Papa era assediato” ricordava Goldoni nei Mémoires a proposito della rocambolesca fuga notturna sul Ticino che calò improvvisamente il sipario sui suoi anni pavesi.
«Nonostante l’espulsione umiliante, senza quel soggiorno forse Goldoni sarebbe stato un semplice avvocato, come voleva la famiglia – commentano Pagani e Maniaci – e non avrebbe avuto modo di far emergere il suo straordinario talento di librettista».