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IL RITRATTO E L'AULA GOLDONIANA
Goldoni al collegio Ghislieri

Sono trascorsi tredici anni dalla morte di Egidio Martini (1919 – 2011) pittore (e critico d’arte) veneziano, amico di Emilio Vedova e fine connoisseur, capace di attribuire con grande occhio tele ai grandi artisti del Diciassettesimo e del Diciottesimo secolo. E proprio alla sua profonda conoscenza dell’arte settecentesca, Martini deve il proprio inatteso legame col Collegio Ghislieri. È opera sua infatti il ritratto di Carlo Goldoni che decora la nostra Aula Goldoniana, e che molti osservatori ritengono risalire proprio all’epoca del nostro celebre Alunno, tanto fine è stata l’operazione artistica.

Operazione che merita di essere contestualizzata, anzitutto logisticamente. Come sempre, il punto di partenza di ogni esplorazione del Ghislieri non può che essere il Quadriportico, il monumentale cortile colonnato che si schiude alla vista dei visitatori non appena superati ingresso e portineria. Da lì, l’effetto può sembrare labirintico agli inesperti: “Dal Quadriportico, nell’angolo sud-occidentale, una porta a vetri immette nell’andito che conduce in successione alla porta posteriore del refettorio, alle aule del Caminetto e Aurelio Bernardi, alle scale in marmo che portano ai piani superiori, infine alle ali di Crimea e Bosforo, dove è ospitata l’aula dedicata a Carlo Goldoni (Aula Goldoniana)”, spiega l’Alunno Gianpaolo Angelini nel monumentale volume illustrato Il Collegio Ghislieri di Pavia 1567-2017 (Mondadori Electa).

Nel volume, Angelini spiega che – superato l’atrio con le iscrizioni commemorative di Pio V Ghislieri e del quarto centenario della fondazione del Collegio – si accede all’elegante e raccolta Aula del Caminetto, realizzata nel 1930 dall’architetto Emilio Aschieri, durante il rettorato di Pietro Ciapessoni, un periodo denso di cambiamenti strutturali: “Il passaggio successivo affaccia in parte sul giardino maggiore (o del Rettore) tramite una serie di aperture ad arco, e venne realizzato negli anni 1936-’38”, mentre “la scala marmorea venne completata nel 1939-’40 con rivestimenti a parete e decorazioni a stucco in stile neosettecentesco”.

L’Aula Goldoniana si colloca dunque in un’ala che, da un lato, dà l’idea di una cospicua trasformazione del Collegio per aprirsi a tempi nuovi; dall’altro, presenta già coi suoi stucchi una allure settecentesca. Oggi è la principale sala conferenze del Ghislieri ma, in origine, aveva tutt’altra destinazione. Prosegue infatti Angelini: “Il nuovo edificio eretto negli anni Trenta del Novecento”, e annesso senza soluzione di continuità al corpo storico del Collegio, “è noto con il nome di Bosforo, destinato ai piani superiori a camere degli alunni e al piano terreno a sala per il biliardo”. Questa curiosa destinazione per lo spazio che ha ospitato, in oltre settant’anni, migliaia di eventi e una pletora di celeberrimi accademici, scienziati, docenti, autori, e intellettuali di grido, ammanta dunque l’aula di un carattere ludico forse non del tutto estraneo allo spirito del suo intestatario (alcuni Alunni ricorderanno che, per breve tempo, l’ampia camera che aveva ospitato Goldoni fu invece trasformata in sala giochi per gli studenti, prima di tornare al consueto utilizzo come alloggio).

La forma dell’attuale Aula Goldoniana non era tuttavia la stessa, quando era adibita a scopi meno dotti: “L’ampio e luminoso vano, affacciato sul giardino minore o degli Alunni”, spiega Angelini, “presenta oggi una decorazione parietale a paraste ioniche e un’abside semicircolare aperta nel 1950, con la definitiva conversione in sala conferenze e la dedicazione a Carlo Goldoni”. L’Annuario 1952 pubblica infatti, per la prima volta, una foto della “nuova sala conferenze” (anch’essa opera di Emilio Aschieri), senza addentrarsi nella questione della denominazione, curiosamente sgombra di ogni seduta se non quelle, lontanissime sul fondo, per i conferenzieri.

Ed è lì, alle spalle del tavolo dei relatori, che si decide di collocare un ritratto del nostro Alunno. Viene scelta l’iconografia tradizionale e probabilmente una delle sue fisionomie più note (anche sulla manualistica), quella del ritratto settecentesco opera di Alessandro Longhi, eseguito attorno al 1757, quando il commediografo compiva cinquant’anni. Il quadro, tuttavia, si trova nella casa stessa di Goldoni a Venezia, visitata da infiniti turisti più o meno colti, e ovviamente sarebbe inconcepibile altrove. Viene dunque stabilito di commissionarne un rifacimento a un artista che al talento pittorico unisse una adeguata competenza storica.

È probabile che a fare da tramite col pittore veneziano sia stato l’Alunno Teresio Pignatti, Conservatore e poi Direttore dei Musei Civici di Venezia. Scrive Angelini: “Sul fondo dell’Aula è esposto un Ritratto di Goldoni, replica del 1957, a firma dell’eclettico studioso e restauratore Egidio Martini, di una nota e diffusa iconografia goldoniana a sua volta risalente a un’effigie settecentesca del pittore veneziano Alessandro Longhi. Il dipinto reca l’iscrizione doctor carolvs goldoni / poeta comicvs”. Non si tratta dunque di una copia pedissequa ma di un vero e proprio esercizio di stile, che presenti a chi guarda il familiare sembiante del Goldoni come avrebbe potuto eseguirlo un pittore dei suoi tempi.

Il ritratto – anzi, la “copia del ritratto, magistralmente eseguita dal pittore veneziano prof. Egidio Martini, è stata collocata in Collegio nell’Aula delle Conferenze intitolata ora al nome del Goldoni” – compare sull’Annuario 1957. È un anno di rilievo per la tradizione goldoniana, cadendovi il duecentocinquantesimo anniversario della nascita del nostro Alunno; per l’occasione, il 10 dicembre 1957, “il critico teatrale Eligio Possenti commemorò solennemente il grande veneziano, il più celebre degli Alunni letterati”.

Su quello stesso palco si tiene ormai da più di quindici anni la tradizionale Giornata Goldoniana, che il Collegio dedica stabilmente al proprio Alunno: la prima edizione risale al 2007, in occasione del trecentesimo anniversario della nascita, con una conferenza-spettacolo dell’attore Roberto Citran, che preparò appositamente per il Ghislieri una lettura scenica dei passi dei Mémoires relativi alla sua rocambolesca permanenza in Collegio, intervallati dalla recitazione a una voce dei dialoghi di alcune celebri commedie, dal Ventaglio alle Baruffe chiozzotte. L’iniziativa è poi proseguita stabilmente sotto la curatela di Maria Pia Pagani, con una speciale edizione online durante l’infuriare della pandemia, a testimonianza di una continuità che il Ghislieri continua a tenere viva con l’eredità del proprio celebre Alunno.