Platone, Aristotele, Tucidide, Senofonte, Polibio, Seneca sono fra gli autori classici che Marco Vitale – il nostro Alunno economista d’impresa di fama internazionale – individua come primissime fonti a cui tornare per far rifiorire il pensiero economico. Lo fa in occasione del convegno Filosofia ed economia: una antica alleanza rinnovata organizzato da Inaz, azienda leader nel settore software, e i cui atti sono appena stati pubblicati in volume nella collana Piccola Biblioteca d’impresa, a cura di Letizia Olivari.
Con un volo d’angelo su secoli di storia, Vitale descrive il procedimento che ha portato l’economia a diventare sempre più vittima della specializzazione e del tentativo di ergersi a scienza esatta, esclusivamente retta sulla matematica. I classici insegnano invece che l’economia era “parte integrante del pensiero filosofico, sociale, storico, politico”. E ancora nel Sei e Settecento l’economia era una branca fondamentale della filosofia – basti pensare non solo a Smith, Malthus e Ricardo, fervidi lockiani, ma anche ai Discorsi politici di Hume e a Il commercio e il governo di Condillac.
Principiata a fine Ottocento e portata a compimento nel Novecento, la cesura dell’economia si sviluppa, spiega Vitale, “non solo col pensiero filosofico ma con discipline legate all’economia come scienze sociali: la sociologia e la psicologia. Alla base non solo le comprensibili esigenze della specializzazione, ma la velleitaria ambizione di diventare una scienza esatta, come la fisica. Sicché il protagonista del pensiero economico non è più l’uomo reale ma un automa astratto, l’homo œconomicus, un essere inesistente in natura”.
Questa eccessiva specializzazione è dovuta a “sganciamento dai legittimi genitori, pensiero filosofico e pensiero storico, ma anche dai fratelli e sorelle come la sociologia e la psicologia; superbo isolamento da ogni rischio di contagio di valori; velleitaria ambizione a essere scienza esatta, a essere dispensatrice di certezze in un mondo sempre più incerto e imprevedibile, a incorporare il mondo vivo in un sistema di equazioni perfette, complete, immutabili”. In questo modo, secondo Vitale, l’economia si è tramutata in “un insieme di tecniche econometriche al servizio di ogni avventuriero del pensiero o del governo”.
Nel 2009, a seguito dell’imprevista e drammatica crisi economica dell’anno precedente, il Premio Nobel Paul Krugman dichiarò: “La professione economica si è smarrita perché gli economisti, come gruppo, hanno preso per verità la bellezza delle formule matematiche”. Da questa frase Vitale trae spunto per proporre una “filosofia del crocicchio”, che porti l’economia a incontrarsi a metà strada con il percorso di uomini e donne di diversa formazione: “Il religioso porta il valore della fede, il filosofo il valore del pensiero, lo scienziato il valore della ricerca empirica, il poeta il valore della poesia, il musicista il valore trascendente della musica, il contadino il rispetto della terra, l’imprenditore l’importanza dell’organizzare le cose con efficacia senza dispersione, il medico il valore della salute, e via dicendo”. Un’economia che torni dunque a essere umana – più volte Vitale fa riferimento all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco – per mezzo della contaminazione con settori distanti dall’arido calcolo.
“Perché si possano realizzare dei cambiamenti e progressi sociali è necessaria la convergenza di due fattori, che si verifica raramente”, conclude Vitale. “Da un lato devono esserci dei nuovi valori in formazione e dall’altro delle pressanti esigenze economico-organizzative. Forse il momento che stiamo vivendo segna una di queste rare convergenze. Ma, per far sì che essa diventi consapevolezza di tanti, è necessario molto pensiero, molta spinta innovativa, molta forza e disciplina morale”. L’intervento di Marco Vitale è altresì disponibile, all’interno del video integrale dell’evento, sul canale YouTube di Inaz.
Marco Vitale, Premio Ghislieri 2014, è ghisleriano dal 1955. Economista, è uno dei maggiori protagonisti italiani nel mondo della cultura d’impresa. Oltre che consulente, è stato Presidente o membro del Consiglio d’Amministrazione di numerose imprese eccellenti, fra cui Smeg, Snaidero, Ermenegildo Zegna, Recordati. Dal 2010 al 2013 ha presieduto il Fondo Italiano d’Investimento delle Piccole e Medie Imprese. Cofondatore e primo presidente del Gruppo Arca, costituito da un rilevante gruppo di banche popolari, è stato vicepresidente e membro del Comitato Esecutivo della Banca Popolare di Milano dal 2001 al 2009. A una generosa attività di docenza presso l’Università di Pavia, l’Università Bocconi e altri atenei, ha sempre affiancato una notevole produzione: fra le sue moltissime pubblicazioni segnaliamo La lunga marcia verso il capitalismo democratico (Il Sole 24 Ore, 1989), Liberare l’economia. Le privatizzazioni come terapia alla crisi italiana (Marsilio, 1993), Passaggio al futuro. Oltre la crisi, attraverso la crisi (Egea, 2010) e Al di là del tunnel (Serra Tarantola, 2020); argomento di altri suoi libri sono stati don Luigi Sturzo, Arturo Benedetti Michelangeli, l’imprenditorialità sportiva. La motivazione del Premio Ghislieri ne sottolinea “il percorso svolto con spirito pionieristico e visione profondamente internazionale nel settore della pianificazione e dell’innovazione aziendale” nonché “il poliedrico impegno in settori strategici della cultura imprenditoriale e nella società civile, la curiosità intellettuale e le capacità di divulgazione dei valori di un’imprenditoria illuminata”. Nel 2021 è stato insignito del Premio Vergani.