Un biennio di celebrazioni, per far memoria dei trecento anni dell’arrivo a Pavia di Carlo Goldoni e della propria esperienza universitaria nella nostra città, come collegiale ghislieriano, dove visse dal 1723 al 1725. Un calendario ricco, che attraversa tutte le passioni di Goldoni, dal teatro alla musica fino alla letteratura e alle arti figurative nel loro complesso.
Il calendario di iniziative è stato presentato oggi al Collegio Ghislieri, alla presenza del Rettore Alessandro Maranesi e dei componenti del comitato scientifico sorto per l’occasione: i professori Giuseppe Antonelli, Fabrizio Fiaschini e Giorgio Panizza. Presente anche il direttore del Fraschini, Francesco Nardelli, che ha collaborato con il Collegio.
Così ha spiegato il Rettore Alessandro Maranesi: “Carlo Goldoni è da sempre il ghisleriano più famoso. Il suo arrivo a Pavia e in Ghislieri, avvenuto esattamente trecento anni fa, è un fatto da sempre controverso e insieme ricco di una vitalità umana e intellettuale senza pari. Goldoni e il suo rapporto col Ghislieri meritavano per questo più di una semplice celebrazione. Per questo il programma, che nasce grazie a un autorevole comitato scientifico e all’intervento del Teatro Fraschini, si dipana addirittura su due anni. Anziché commemorare con freddezza e distacco abbiamo preferito intercettare la sua esperienza di giovane studente ghisleriano costruendo intorno a questo fatto un calendario ampio, composto da appuntamenti diversi, in grado di abbracciare la varietà della sua personalità e di raccontare, in controluce, l’incredibile forza del Settecento”.
“Nell’allestire il programma di iniziative abbiamo valutato che cosa, partendo dal Ghislieri- Goldoni ha dato alla cultura italiana cercando di proporre collegamenti tra Goldoni e le arti figurative e la musica con approfondimenti sugli aspetti linguistici -ha sottolineato il professor Antonelli- si tratta di incontri pensati per allargare gli orizzonti, per rendere viva la memoria goldoniana facendone un lievito che lasci eredità attive. In ogni incontro ci sarà comunque sempre una lettura scenica di brani teatrali”.
Il professor Panizza ha aggiunto che “l’idea di fondo è stata quella di fare qualcosa di molto differente da un monumento o una lapide a Goldoni, ma piuttosto provare a rimetterlo in circolo creando qualcosa di divulgativo, per parlare a un pubblico ampio e non specialistico. Goldoni ha avuto un ruolo di riformatore e rivoluzionario e la sua attività è legata a molti aspetti di mutamento della cultura settecentesca. E la sua stessa esistenza è quasi un mix tra vita e romanzo”
Il professor Fiaschini ha quindi posto l’accento sulla collaborazione con il Fraschini. “La linea che abbiamo sposato è quella dello spettacolo -ha infatti ribadito- e l’alleanza col Fraschini vedrà Goldoni rappresentato in modo esemplare. L’altro fuoco da far emergere è la dimensione ludica del teatro, visto come gioco, divertimento. Ecco perché l’idea è quella di coinvolgere gli studenti il prossimo anno in una grande festa di Carnevale a matrice goldoniana”.
Al direttore del Fraschini Nardelli il compito di concludere la serie di interventi. “Abbiamo seguito la linea per cui Goldoni possa essere rapportato anche all’oggi sia nella scrittura che nei temi. Quest’anno al Fraschini andrà in scena Il Giuocatore, commedia che vede l’adattamento di Roberto Valerio e che analizza la passione per il gioco, che ancora oggi porta le persone ad avere rovesci di vita. Gioco che tra l’altro all’epoca era praticato nel ridotto dei teatri. Il titolo scelto per il prossimo anno è La locandiera, con riscrittura di Edoardo Erba”.
Al termine si è tenuta una breve visita alla camera 2 del Ghislieri dove ha alloggiato Carlo Goldoni nel corso della sua permanenza a Pavia, prima dell’espulsione dal Collegio.
Burlone e rubacuori il giovin studente aveva commesso l’errore di mettere in versi con motti piccanti, nella commedia Il Colosso (andata perduta, pare distrutta dallo stesso autore), alcune “caratteristiche” di molte giovani pavesi. Un’imprudenza insolente che aveva spinto una dozzina di famiglie altolocate a chiedere la sua messa al bando. Fu infatti imbarcato alla chetichella, all’alba, via Ticino e rispedito a Chioggia. Tutti i suoi effetti personali infilati alla rinfusa in un grande baule.
Al Ghislieri, che aveva suo malgrado dovuto espellerlo per non incorrere nell’ira di potenti famiglie, era in fondo debitore di un certo stile di vita e di eleganza, acquisito nei due anni di permanenza: aveva imparato a tirare di scherma, a confrontarsi con un certo côté intellettuale dell’epoca, a cominciare dalla famiglie che poi gli si rivoltarono contro.
“In questo Collegio eravamo ben nutriti ed ottimamente alloggiati. Avevamo la libertà di uscire per andare all’Università, e noi andavamo dappertutto. L’ordine era di uscire e di rientrare due a due, ma noi ci dividevamo alla prima svolta di strada dandoci appuntamento per rientrare. Anche se rientravamo soli, il portiere intascava la mancia e non ne faceva parola” diceva nelle sue memorie il grande commediografo veneziano Carlo Goldoni ricordando un simpatico aneddoto sulla propria esperienza universitaria in Pavia, come collegiale ghislieriano, dove visse dal 1723 al 1725. Dopo un breve periodo in Francia, Goldoni tornò a Venezia, dove cominciò a lavorare alle sue prime commedie, ma soprattutto a sviluppare la sua poetica del Mondo e Teatro, che lo avrebbe portato in pochi anni a essere amatissimo non solo nella sua città, ma anche in tutt’Europa.
“Carlo Goldoni / Veneziano / fu qui scolaro / per lo studio delle leggi / negli anni 1723-1725 / dopo più di due secoli / i ghisleriani / vollero qui ricordato / il nome glorioso / dell’antico alunno / principe / della commedia italiana”. Recita così la lapide che l’Associazione Alunni volle far apporre nel Quadriportico del Collegio, e che magari oggi sfugge a chi ci passa frettolosamente davanti per entrare in Rettorato. Era l’8 maggio del 1949.