Durante la pandemia, il ruolo delle famiglie è stato sia un fattore di protezione sia una possibile aggravante della situazione psicologica dei figli. Lo dimostra uno studio condotto tramite l’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova e appena pubblicato su “Frontiers in Public Health”, la cui prima firmataria è la nostra Alunna dott. Sara Uccella, dottoranda in Scienze Pediatriche presso il Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze materno-infantili (DINOGMI) dell’Università di Genova.
Lo studio Impact of the CoVid-19 Outbreak on the Behavior of Families in Italy: A Focus on Children and Adolescents – effettuato da un gruppo affidato alla supervisione del prof. Lino Nobili – ha indagato i cambiamenti comportamentali di famiglie italiane in quarantena, tramite seimilaottocento questionari. “La pandemia ha cambiato in modo rilevante lo stile di vita individuale”, nota lo studio: “Per quanto siano emerse molte preoccupazioni al riguardo, il suo impatto su bambini e adolescenti è ancora poco esplorato”.
Naturalmente, i risultati hanno confermato il drammatico impatto psicologico del Covid, in termini di cambiamenti comportamentali. “Lo stress da CoVid”, conferma lo studio, “prevale in maniera particolare fra le famiglie con i figli più piccoli a carico e negli elementi del campione già affetti da debolezze psicologiche. Per quanto i ragazzi appaiano meno colpiti degli adulti in termini strettamente medici, il loro benessere è ad alto rischio: primo, fronteggiano la possibilità di perdere i genitori o di venirne separati; secondo, patiscono la mancanza di interazioni sociali, dovuta alla chiusura delle scuole; terzo, gli introiti familiari sono ridotti; quarto, il rischio che siano esposti alla violenza domestica, diretta o indiretta, è stato esacerbato, in particolare per quel che concerne la negligenza e gli abusi”.
Gli adolescenti sembrano relativamente meno colpiti. Per quanto due terzi di essi nel campione risultino preoccupati per la pandemia, lo sono meno dei genitori. Per loro “la natura intollerabile delle quarantene dovute al CoVid sta nel fatto che, in base alla condizione socioeconomica e mentale della propria famiglia, possono sperimentare una sorta di anelito sociale”. Lo studio certifica infine un dato preoccupante riguardo all’evoluzione del comportamento dei bambini attorno ai sei anni d’età. Circa il 70% ha manifestato notevoli difficoltà anche in totale assenza di problemi psicologici pregressi. Quelli sotto i sei anni hanno manifestato con grande frequenza irritabilità, fatica nel dormire e problemi d’ansia; i più grandi hanno aggiunto a instabilità emotiva e cambi d’umore manifestazioni somatiche, come il senso di mancanza d’aria.
Altri firmatari dello studio sono Elisa De Grandis, Fabrizio De Carli, Maria D’Apruzzo, Laura Siri, Deborah Preiti, Sonia di Profio, Serena Rebora, Paola Venturino, Paolo Petralia, Luca Antonio Ramenghi e Lino Nobili. La versione integrale dell’articolo è disponibile sul sito di “Frontiers in Public Health”.
Sara Uccella è ghisleriana dal 2009. Laureata all’Università di Pavia, è neuropsichiatra infantile e attualmente è dottoranda presso l’Università di Genova con un progetto di ricerca su sonno, prematurità e sviluppo psichico. Collabora con il reparto di neonatologia e neuropsichiatria infantile dell’Ospedale “Giannina Gaslini” di Genova e dell’Hôpital CHU Lenval di Nizza per creare percorsi di cura per famiglie di neonati a rischio neurologico ed i bambini e adolescenti con fragilità neurologiche e psichiatriche.