“Noi collegiali abbiamo iniziato a collaborare già all’inizio del conflitto, nei primissimi giorni dopo l’attacco”, raccontano a Ghislieri.it i due rappresentanti degli studenti, Sara Cappellato (al primo anno di laurea magistrale in Ancient Mediterranean World) e Francesco Di Betta (al terzo anno di Filosofia). Incontrarli è un’occasione per scoprire in che modo – come innumerevoli ventenni di tutto il mondo – anche i giovani ghisleriani hanno voluto immediatamente attivarsi per dare il proprio contributo a popolazioni martoriate.
“È stata una reazione immediata”, spiega Di Betta. “A fine febbraio abbiamo appreso che una farmacia di Pavia era impegnata nella raccolta di farmaci da mandare in Ucraina attraverso il parroco della chiesa di San Vito. Noi studenti abbiamo indetto una colletta che ha coinvolto anche il personale del Collegio; raccolta una cifra cospicua, siamo andati in farmacia a versare il denaro. Lì hanno confezionato una scatola di farmaci di vario genere, che abbiamo quindi personalmente provveduto a consegnare al parroco di San Vito affinché la spedisse”.
Aggiunge Sara Cappellato: “A quel punto fra gli studenti si è mantenuta la volontà di continuare a fare qualcosa di concreto. In un primo momento alcuni si sono appoggiati alla comunità del santuario di Canepanova, che è qui vicino al Collegio, per una raccolta di beni primari: cibo in scatola, pasta, farina e altre medicine – le medicine sono la cosa più richiesta da tutte le comunità benefiche con cui ci siamo rapportati. Ci siamo quindi messi in contatto con la comunità di Sant’Egidio, la cui sede pavese è già legata al Ghislieri, per formare un gruppo che partecipi alle loro attività di inserimento dei profughi che stanno arrivando dall’Ucraina, soprattutto bambini e ragazzi”.
La rapidità con cui gli studenti del Ghislieri hanno voluto mostrare fattivamente la propria vicinanza all’Ucraina rientra in una propensione che sicuramente caratterizza la loro intera generazione, molto attenta alle esigenze geopolitiche, sociali e ambientali; ma che in Collegio trova ulteriore terreno fertile nell’abitudine pregressa a prodigarsi per chi ha bisogno.
“Moltissimi ghisleriani fanno volontariato a Canepanova”, continuano i rappresentanti, “andando a servire i pasti alla mensa del povero: è un’iniziativa alla quale è facile aderire, essendo a chiamata, e consentendo facilmente di partecipare raccoglie molte adesioni da parte degli studenti. Tanti prestano servizio in Croce Rossa, soprattutto gli studenti di Medicina ma ce n’è anche di Matematica; per quanto quest’attività richieda un impegno costante e una formazione adeguata, sono comunque parecchi a fare da volontari, almeno cinque o sei”.
Ma c’è anche chi già da liceale ha iniziato a fare volontariato come insegnante di italiano a figli di profughi provenienti dal Corno d’Africa, chi fa parte di organizzazioni internazionali no profit come il Parlamento europeo dei giovani o la Planetary Health Alliance, e anche chi ha voluto devolvere in beneficenza i soldi raccolti dai compagni per il regalo di laurea a gruppi missionari delle Francescane e delle Nazarene: nello specifico a una missione in Mozambico che ha accolto e curato bambini malati di Aids.