Lungo il fiume Casamance un corteo di donne scorta con canti gioiosi il passaggio di una piroga, fino a che non scompare all’orizzonte. Sulla piroga ci sono alcuni medici che portano il loro servizio nei paesi meno raggiungibili del Senegal: fra loro Eugenia Spreafico, specializzanda in pediatria e alunna del Collegio Ca’ della Paglia, il collegio che la Fondazione Ghislieri destina ai giovani ricercatori.
La sua missione, durata da ottobre a dicembre, è consistita nel prestare servizio nel reparto Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale Regionale di Ziguinchor durante la settimana, dedicando invece i weekend a visitare i bambini dei villaggi fluviali tramite la piroga medica offerta dall’associazione francese Marins Sans Frontières oppure, su terra, con delle jeep. Il progetto è stato coordinato dall’associazione CPAS-Pavia Asti Senegal e dall’Università di Pavia, in particolar modo dalla Scuola di Specializzazione in Pediatria diretta dal nostro Alunno prof. Gian Luigi Marseglia. Referente del progetto in Senegal è il prof. Ndiamé Diop, Direttore del Centro Ospedaliero Regionale di Ziguinchor.
“Si è trattato di una missione particolarmente impegnativa, non solo sul piano fisico ma soprattutto su quello emotivo”, racconta la dott. Spreafico. “Essendo alla mia prima esperienza come cooperante in Africa, non avevo effettivamente idea delle reali condizioni di vita e soprattutto di salute della popolazione: nella zona in cui abbiamo operato si trova a vivere (o meglio a sopravvivere) in un contesto di economia di sussistenza basata principalmente su agricoltura, piccolo artigianato, trasformazione e conservazione di materie prime come frutta, miele, verdura. Inoltre clima tropicale è arduo e, unitamente agli scarsi interventi di antropizzazione (c’è carenza di acquedotti, pozzi, linee per l’elettricità…), da un lato favorisce lo sviluppo di una natura selvaggia di estrema bellezza, dall’altro però rende ancora più difficile la sopravvivenza per la proliferazione di vettori di patologie e di microorganismi pressoché sconosciuti da noi in Europa. Parlo della malaria, della febbre gialla, delle febbri emorragiche, delle parassitosi”.
“Abbiamo prestato assistenza al padiglione di pediatria dell’ospedale regionale della città di Ziguinchor”, continua, “composto da una neonatologia e da una sala degenza pediatrica, che abbiamo provveduto a rifornire di farmaci e dispositivi provenienti dall’Italia: ad esempio, cateteri ombelicali per neonati, occhialini per ossigenoterapia, eccetera. La nostra attività quotidiana consisteva in assistenza sia di reparto sia ambulatoriale (visite generiche ed ambulatori di diabetologia, follow-up di pazienti sieropositivi), sotto la guida del responsabile, il dottor Diouf”.
Giornate specifiche sono invece state dedicate alle visite nei villaggi di Koubanao e di Hatioum, che si trovano nella foresta tropicale della regione della Casamance. Sono zone prive di corrente elettrica e di acqua potabile. Raggiungendole in jeep su pista rossa, i cooperanti riusciti a portare medicinali ed effettuare visite pediatriche gratuite alla popolazione: non solo bambini malati, ma anche semplicemente bisognosi di un controllo. Inoltre, sempre coordinati dal dott. Diouf, i cooperanti hanno tenuto due giorni di corso di formazione per le ostetriche della regione, con lezioni sia pratiche sia teoriche, tramite utilizzo di manichino.
“Durante le missioni ai villaggi”, spiega la dott. Spreafico, “una delle principali difficoltà per noi era dover riuscire a prevedere le patologie da cui i bambini potevano essere affetti, in modo tale da cercare di mirare gli interventi terapeutici e calibrare i farmaci da portare con noi. Inoltre alcuni quadri clinici ci risultavano del tutto nuovi, con la difficoltà diagnostica resa ancora più rilevante dalla quasi totale assenza di strumenti sofisticati: potevamo infatti disporre soltanto di attrezzatura medica di base”.
Come sempre avviene in queste circostanze, non si è trattato solo di portare aiuto ai bisognosi ma anche di riceverne in cambio qualcosa di inestimabile: “Nonostante le difficoltà quotidiane che la popolazione affronta, soprattutto in zone remote come le isole fluviali del tutto prive di acqua corrente ed elettricità, rimane davvero eccezionale lo spirito senegalese. Nulla sembra scalfire il morale di donne e bambini, soprattutto, che ci hanno immancabilmente riservato un’accoglienza da scaldare il cuore. Durante una visita a un villaggio, una bimba ha insistito per regalarci il suo bene più prezioso: una sua fotografia, che le era stata scattata qualche anno fa durante un’altra missione medica”.