“Pio V segna una cerniera fra un’Europa che cerca faticosamente un nuovo modo di vivere politica e religione e la maniera in cui siamo abituati a concepire l’Europa oggi”, spiega Germano Maifreda, Professore ordinario di Storia economica all’Università Statale di Milano. Intervenendo nel ciclo di approfondimenti che il Collegio Ghislieri dedica a Pio V nelle settimane attorno all’anniversario della fondazione, il 27 novembre 1567, il prof. Maifreda tratteggia un ritratto del pontefice rivalutandone il ruolo a cavallo fra due epoche.
“Il contesto storico del momento in cui Pio V viene eletto Papa è quello di una Chiesa e di un’Europa divise dalla riforma protestante; una Chiesa e un’Europa che stanno provando a elaborare una nuova fisionomia politica, religiosa, culturale”, spiega. “Lo fanno a tentoni, nel buio, con vari tentativi all’interno dei quali la stessa Chiesa di Roma sperimenta diverse posizioni. L’immediato predecessore di Pio V, papa Pio IV, fu un Papa che oggi potremmo definire progressista, favorevole a un tentativo di riavvicinamento alle istanze del mondo protestante con una politica di mitezza e tolleranza. Il papato di Pio V segna invece il ritorno definitivo della Chiesa a quella forma di rigidità nel fondare il primato papale su una visione monolitica della dottrina”.
Ciò non implica che la storiografia debba appiattirsi sull’immagine di un pontefice retrivo, anzi: “Pio V può essere visto alternativamente come l’ultimo Papa della Chiesa del Rinascimento e il primo Papa della Controriforma. Imprime alla politica romana un disegno nettamente antitedesco, in senso politico (contro l’imperatore Massimiliano) e in senso religioso: si chiudono le prospettive che nei due decenni precedenti alcuni prelati – fra cui il suo acerrimo nemico, il cardinal Giovanni Morone, Presidente del Concilio di Trento – avevano faticosamente tentato di tenere aperte coi rapporti diplomatici. Si apre con lui la fase che noi storici definiamo di confessionalizzazione; l’Europa si rompe in Stati all’interno dei quali vige la religione del regnante, un mosaico di Chiese cristiane che stabilisce gli equilibri a venire”.
A questa luce, secondo il prof. Maifreda, vanno lette alcune delle principali azioni di Pio V: l’edizione dell’opera di San Tommaso, cui presiede, per ribadire la dottrina ecclesiastica; la svolta che imprime alla Congregazione del Sant’Uffizio, rendendolo il più importante organo papale; il rilievo che concede agli ordini religiosi, non solo ai Domenicani cui apparteneva. Con lui si apre infatti un periodo di Papi frati: Sisto V, ad esempio, sarà francescano.
“C’è ancora molto da esplorare riguardo al modo in cui la Chiesa cambia grazie a Pio V”, dichiara il prof. Maifreda nell’intervista, il cui video integrale è disponibile sul canale YouTube del Collegio Ghislieri. “Il suo ruolo nella battaglia di Lepanto, ad esempio, è sia religioso sia simbolico. È noto che Pio V benedisse gli stendardi e fu un ispiratore della Lega Santa che sta dietro questa grande battaglia – definitiva, nella sua intenzione. Il suo tentativo di fare una crociata di modello medievale si scontra però con i tempi mutati; riesce però a coagulare il piano religioso attorno al piano politico, aggregando la Spagna e Venezia al progetto romano di una lega anti-musulmana. In questo modo anche potenze minori della Penisola, come la Savoia e Mantova, riescono a essere parte di una vittoria così importante; dopo Lepanto tuttavia la Lega si rompe, perché la Spagna decide di sfilarsi subito. Anche questo repentino unirsi e sfaldarsi può essere visto come simbolo di un’epoca di cerniera”.
Con questo articolo prosegue la serie di approfondimenti con cui Ghislieri.it intende celebrare la figura del Papa fondatore nel quattrocentocinquantesimo anniversario della scomparsa e nel periodo dell’anno in cui cade la nascita del Collegio Ghislieri, datata 27 novembre 1567. In precedenza sono state pubblicate l’intervista a Virginio Bono sulla vita di Pio V, quella a Gianpaolo Angelini su Pio V mecenate delle arti e quella all’attuale Rettore del Ghislieri, Alessandro Maranesi, sulla missione sociale del Collegio.