Nel 1776 Voltaire ricevé, c’è da presumere con qualche sorpresa, una lettera in cui si parlava dei rotiferi e dei tardigradi, animaletti di meno di un millimetro che essiccati restano immobili e informi anche per lunghi periodi ma, reidratati, tornano alla vita come se nulla fosse. “Ora io chieggo a Lei, come va in questo caso la faccenda dell’anima? Morendo essi, cosa accade alla loro anima? Per tutto il tempo che questi animali restan morti, dove va, o dove si trova ella? Crederem noi che ad ogni morte, ella sen parta da quei corpi e che a ogni risurrezione ella torni ad informarli? E se resta negli animali, anche quando son morti, cosa fa quivi essa allora, qua è il suo agire, qual è il suo vivere?”.
Queste poche righe sono una fotografia dell’incessante, insistente, a tratti ossessiva sete di conoscenza che caratterizzò Lazzaro Spallanzani, il biologo reggiano che insegnò presso l’Università di Pavia dal 1769 alla morte, avvenuta trent’anni dopo. Ora Paolo Mazzarello, nostro Alunno e Professore Ordinario di Storia della Medicina nell’ateneo pavese, ci restituisce un formidabile ritratto della vita, della carriera e dell’attività scientifica di Spallanzani nel suo nuovo saggio, appena arrivato in libreria: L’intrigo Spallanzani (Bollati Boringhieri, 2021). Lo mostra ricurvo sopra vasche in cui studia le forme di vita, intento a raccattare fossili da mezza Europa risalendo via terra da una spedizione a Costantinopoli, e addirittura disposto a sottoporsi senza il minimo timore a rischiosi (talora ributtanti) esperimenti sulla digestione, che prevedevano l’ingestione di materiali inconsueti.
Lo Spallanzani che emerge dal corposo volume di Mazzarello, di là dalla fedele riproduzione della sua vivacità intellettuale e della sua acribia accademica, è però anzitutto una persona che appare al lettore nelle sfaccettature del suo animo. Ne L’intrigo Spallanzani – un vero romanzo per citazioni, in cui la struttura cronologica e l’ordito sono gestiti con grande sapienza narrativa – il grande biologo viene immerso con grande efficacia nella propria rete di relazioni: la competitività con i colleghi, l’affetto per i fratelli e un tocco di diffidenza verso gli estranei, la vis polemica nei confronti dei rivali pronta a trasformarsi in clemenza nel momento in cui il progresso scientifico dimostrava i loro torti.
Al centro di tutto ciò, un complotto ordito da colleghi. Per trattenere Spallanzani dalle lusinghe dell’Università di Padova, l’ateneo pavese gli concesse un aumento che – insieme al suo carattere non sempre benevolo nei confronti dei sottoposti – gli causò molte invidie. Al punto che, mentre il biologo era impegnato nella spedizione costantinopolitana, un misterioso visitatore si recò presso il laboratorio di Spallanzani a Scandiano e insisté per visitarlo in sua assenza; dopo di che presero a circolare lettere anonime che contenevano l’accusa di aver sottratto reperti dal Museo di Storia Naturale di Pavia per aggiungerli alla collezione privata. Si trattò forse del più grande scandalo accademico dell’epoca, che rese necessario l’intervento diretto dei vertici del governo dell’Impero Austriaco.
“Si tratta però anche di una storia ghisleriana”, spiega il prof. Mazzarello a Ghislieri.it. “La congiura venne concepita in Ghislieri da Gregorio Fontana, professore di matematica sublime che all’epoca risiedeva in una stanza del Collegio; e da Serafino Volta, un naturalista ghisleriano di Mantova, assistente al Museo di Storia Naturale ma vessato malamente da Spallanzani. Gli studenti del Ghislieri erano stati reclutati per spargere lettere minatorie contro Spallanzani stesso. E infine c’è Giovanni Antonio Scopoli, il botanico e chimico che partecipò attivamente alla congiura: morì di crepacuore durante la festa di San Pio, tradizionale celebrazione ghisleriana, nel 1788. Poi c’è la storia di Carlo Goldoni: Alunno del Ghislieri qualche decennio prima e probabilmente coinvolto attivamente nella vicenda, come ha dimostrato la massima studiosa del commediografo, Anna Scannapieco, Professoressa di Storia del Teatro all’Università di Padova. Nel bene o nel male, insomma, il Ghislieri è protagonista dell’intrigo Spallanzani”.
Alla base dell’affaire, di là da invidie economiche e dissapori personali, il volume di Paolo Mazzarello è adamantino a individuare una costante: la differente concezione della scienza che separava Spallanzani dai suoi rivali, primo fra tutti Scopoli. Per il biologo, scrive Mazzrello, era necessaria “un’esposizione che valorizzasse le funzioni e quindi, oltre all’esterno, anche l’interno degli animali, e che privilegiasse i raggruppamenti tematici che includessero anche aspetti etologici ed ecologici: era l’insieme complesso della vita animale a costituire il centro degli interessi del vero naturalista”. Quanto invece a Scopoli, linneiano di stretta osservanza, “tendeva a ridurre la storia naturale a classificazione universale degli esseri, così che il momento supremo del naturalista consisteva nel ‘nomenclare’: trovare cioè l’esatta posizione di animali e piante nell’ordine gerarchico della natura”.
La vittoria morale di Spallanzani e del suo metodo giunse in maniera del tutto fortuita: Scopoli ricevé notizia di un misterioso verme che si era generato nelle viscere di una signora, la quale lo aveva rimesso, e ne inserì notizia con tanto di illustrazione nella propria opera definitiva, le Deliciae florae et faunae Insubricae (1786-1788), dandole nome di Physis Intestinalis. Di lì a poco venne tuttavia provato che non si trattava di un verme ma di un gozzo di gallina cucito assieme all’esofago e alla trachea del pennuto. Fu la fine della credibilità di Scopoli – e verosimilmente la causa del suo crepacuore – ma anche della teoria della generazione spontanea, contro cui Spallanzani aveva speso pressoché l’intera carriera. Sul caso iniziò a circolare una commedia, Il falso originale, che viene presto ritirata ma che da un’analisi filologica sembra attribuibile non solo ad ambienti vicini al più grande commediografo dell’epoca ma anche al suo diretto intervento, risultando così l’ultima (e anch’essa misteriosa) commedia di Goldoni.
E l’accusa di aver sottratto materiale dal Museo di Storia Naturale di Pavia per arricchire la propria collezione a Scandiano era vera o falsa? L’intrigo Spallanzani lo rivela con grande profusione di dettagli e un tocco di suspense; i più volenterosi possono inoltre andare a vedere di persona il laboratorio di Spallanzani nel Nuovo Museo di Reggio Emilia che viene inaugurato proprio oggi, giorno successivo all’uscita del volume di Mazzarello.
Il vero mistero resta però quello dei rotiferi e dei tardigradi. Rispondendo a Spallanzani, Voltaire la mette così: “Ciò che mi chiedete a proposito di animali morti da molto tempo e fatti rivivere da voi è certo un bel miracolo. Voi passate per il miglior osservatore d’Europa. Quanto un uomo come voi ci annunzia che ha risuscitato dei morti bisogna credergli. Confesso che sarei curioso di sapere perché l’Essere supremo, l’autore di tutto, che ci fa vivere e morire, non accordi la facoltà di risuscitare che al rotifero e al tardigrado. Le balene devono essere molto gelose di questi pesciolini d’acqua dolce”.
Paolo Mazzarello, ghisleriano dal 1974, è Professore ordinario di Storia della Medicina presso l’Università degli Studi di Pavia. Fra i suoi libri, ricordiamo L’inferno sulla vetta (Bompiani, 2019), Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi (Bollati Boringhieri, 2006, ristampato nel 2019 e tradotto in inglese nel 2010 per la Oxford University Press), Il professore e la cantante. La grande storia d’amore di Alessandro Volta(Bollati Boringhieri, 2006, ristampato da Bompiani nel 2020), Il morbo di Violetta. Carlo Forlanini e la prima vittoria sulla tubercolosi (Fiorina, 2018) e L’elefante di Napoleone. Un animale che voleva essere libero(Bompiani, 2017). Con Maria Antonietta Grignani ha pubblicato Ombre nella mente (Bollati Boringhieri, 2020), a cui Ghislieri.it ha dedicato una lettura approfondita. Una selezione dei suoi saggi accademici è disponibile online. Dirige il Sistema Museale di Ateneo di Pavia. È membro dell’Istituto Lombardo e dell’Accademia Europaea, e consigliere del Comitato Direttivo dell’Associazione Alunni del Collegio Ghislieri. Nel ciclo di conferenze web “Non fermiamo la cultura”, ha tenuto un intervento su Il Ghislieri e la storia dei contagi.