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Cosa fare con il cigno nero? – Un intervento di Marco Vitale al Lions Club

Ci sono due immagini che ritraggono l’anima doppia dell’Italia nei mesi dell’emergenza CoVid, secondo il nostro Alunno prof. Marco Vitale, economista d’impresa di fama internazionale. “La prima immagine è la commovente fotografia dell’infermiera disfatta sul tavolo di lavoro. La seconda immagine è meno nota, anche perché rappresentata solo da resoconti giornalistici: nella Sardegna dove sono proibiti gli assembramenti la Guardia di Finanza sorprende un grande raduno di vertici di enti pubblici sardi, riuniti per parlare tra loro di una recente legge regionale che regola la distribuzione di posti e relative prebende. L’irruzione della Guardia di Finanza scompiglia il gruppo dei reggitori e parecchi di loro, nel tentativo di non farsi riconoscere e registrare, fuggono dalle finestre”.

Queste due immagini sono state utilizzate dal prof. Vitale come spunto simbolico per parlare delle due anime dell’Italia di fronte alla pandemia e alle sfide che l’incerto futuro ci riserva, nel corso di una conferenza tenuta pochi giorni fa su invito del Lions Club di Mirandola (Modena). “Molti di voi hanno letto o almeno sentito parlare del cigno nero”, ha esordito. “È il titolo di un bel libro di Nassim Nicholas Taleb che ci ammonisce che, mentre noi ammiriamo i soliti affascinanti cigni bianchi, all’improvviso può apparire un grosso cigno nero che scompagina le carte. Lo abbiamo molto usato nelle scuole di management come stimolo ai giovani per il pensiero innovativo o laterale. Ma lo abbiamo fatto con distacco, direi con eleganza, quasi come fosse un gioco intellettuale, e ci siamo molto divertiti. Ma poi il cigno nero è arrivato per davvero. Si chiama CoVid-19, e non ci siamo più divertiti”.

L’argomentazione del prof. Vitale parte dall’inevitabile ricognizione delle fragilità che l’Italia (come gran parte del mondo) ha improvvisamente dovuto riconoscere nel momento in cui si sentiva forte. Fragilità che individua nel funzionamento delle istituzioni, nella selezione e formazione della classe politica, nel debito pubblico “che supera di gran lunga tutti i parametri universalmente considerati ragionevoli”, nella giustizia civile, nella pubblica amministrazione e nella demografia. Ma, proprio per la sua anima duplice, l’Italia ha anche dei punti di forza: l’industria manufatturiera di grande capacità e produttività, il risparmio delle famiglie (facilitato da una tradizione economica che prende avvio dalle politiche di un altro grande ghisleriano, Ezio Vanoni) e, soprattutto, “il saper fare diffuso nel popolo”.

“In un certo senso la storia dell’Italia dopo il Cinquecento”, spiega il prof. Vitale, “può essere illustrata come una successione di fasi nelle quali il popolo italiano, con il suo grande lavoro e la qualità dello stesso, crea un grande benessere, alle quali succedono fasi in cui un ‘potere’ qualsiasi, politico o militare, chiese, dittature, guerre, inflazioni, fazioni, capitani di ventura, cigni neri di ogni tipo, si appropriano del risparmio frutto del ‘saper fare’ del lavoro italiano. Il segreto del popolo italiano è la sua capacità di ricominciare sempre da capo”.

A questa luce vanno visti pericoli e opportunità offerti dalla reazione all’emergenza. Il prof. Vitale ricorda di essere sempre stato scettico nei confronti di una Europa, quella di Maastricht, “che introduce nel flessibile, delicato, confuso agitarsi delle vicende economico-sociali degli elementi meccanici, rigidi, automatici”; per questo il cigno nero, con la sua esigenza di flessibilità immediata, si è rivelato un’opportunità nel “mettere in moto mutamenti culturali, politici, economici, operativi coraggiosi e di grande portata, che hanno dato al processo di solidarietà e integrazione europea un’accelerazione potente e, sino a poco prima, impensabile”.

Non per questo bisogna nascondersi i pericoli, insiste il prof. Vitale, a cominciare da quello di – una volta ottenuti i fondi europei – utilizzarli male o illudersi che i contributi Ue bastino a risolvere tutti i nostri problemi, magari sottovalutando il rischio del nostro debito pubblico o la difficoltà nel riorganizzare radicalmente la macchina politica e istituzionale italiana.

Forse, la migliore ispirazione sta in una significativa citazione da Einstein che il prof. Vitale ha riferito per esteso nel corso del proprio intervento: “Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a fare nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi Paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall’ansia, come il giorno dalla notte oscura. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza”.

Il video integrale della conferenza del prof. Marco Vitale è visibile sul canale Facebook del Lions Club di Mirandola. Nei primi mesi della pandemia aveva rilasciato un’appassionata intervista al Corriere della Sera, prontamente ripresa da Ghislieri.it

Marco Vitale, Premio Ghislieri 2014, è ghisleriano dal 1955. Economista, è uno dei maggiori protagonisti italiani nel mondo della cultura d’impresa. Oltre che consulente, è stato Presidente o membro del Consiglio d’Amministrazione di numerose imprese eccellenti, fra cui Smeg, Snaidero, Ermenegildo Zegna, Recordati. Dal 2010 al 2013 ha presieduto il Fondo Italiano d’Investimento delle Piccole e Medie Imprese. Cofondatore e primo presidente del Gruppo Arca, costituito da un rilevante gruppo di banche popolari, è stato vicepresidente e membro del Comitato Esecutivo della Banca Popolare di Milano dal 2001 al 2009. A una generosa attività di docenza presso l’Università di Pavia, l’Università Bocconi e altri atenei, ha sempre affiancato una notevole produzione: fra le sue moltissime pubblicazioni segnaliamo La lunga marcia verso il capitalismo democratico (Il Sole 24 Ore, 1989), Liberare l’economia. Le privatizzazioni come terapia alla crisi italiana (Marsilio, 1993), Passaggio al futuro. Oltre la crisi, attraverso la crisi (Egea, 2010); argomento di altri suoi libri sono stati don Luigi Sturzo, Arturo Benedetti Michelangeli, l’imprenditorialità sportiva. La motivazione del Premio Ghislieri ne sottolinea “il percorso svolto con spirito pionieristico e visione profondamente internazionale nel settore della pianificazione e dell’innovazione aziendale” nonché “il poliedrico impegno in settori strategici della cultura imprenditoriale e nella società civile, la curiosità intellettuale e le capacità di divulgazione dei valori di un’imprenditoria illuminata”.