
“Non solo sterile volontà di sconvolgere, magari da parte di artisti alle prime armi: l’analisi della rappresentazione di contenuti paradossalmente irrappresentabili suggerisce di volta in volta diversi ruoli e molteplici potenzialità ermeneutiche”, spiegano le nostre Alunne Giulia Depoli e Valentina Grisorio in un’intervista al webmagazine Letture.org in occasione dell’uscita del volume da loro curato, Sulle soglie dell’irrappresentabile. Eccesso e tabù tra letteratura, cinema e media (Mimesis, 2020). Si tratta di giovanissime laureate – Depoli in Lettere Moderne, Grisorio in Filosofia – che al momento stanno ultimando rispettivamente il corso magistrale in Italianistica della Normale di Pisa e la laurea magistrale in Filosofia dell’Università di Pavia. Giulia Depoli si sta specializzando nei fenomeni di intertestualità fra l’antichità classica e la letteratura medievale e umanistica; Valentina Grisorio lavora invece sui rapporti fra estetica e cinema, con particolare attenzione alle opere di Deleuze.
Sulle soglie dell’irrappresentabile è una ricognizione sul tema del tabù e dell’osceno nell’immaginario artistico fra letteratura, teatro, cinema e nuovi media: dal medioevo romanzo al muto, dal mondo dello spettacolo a Facebook, la messa in scena del sesso, del sacro e della morte, ossia dei grandi temi paradossalmente irrappresentabili, costituisce una questione di interesse non solo dal punto di vista della storia della cultura ma anche dal versante meramente estetico. È un tentativo di analisi dei tabù che pervadono l’arte in tutte le sue declinazioni: “Contenuti scomodi”, spiegano le dott. Depoli e Grisorio, “che, nel corso dei secoli, non solo hanno goduto di un posto d’onore nelle opere ma hanno anche giocato un ruolo fondamentale nella trasmissione del messaggio”.
Il volume raccoglie gli atti dell’omonimo convegno tenutosi al Collegio Ghislieri nel maggio 2019, durante il quale numerosi docenti e ricercatori delle Università di Pavia, di Genova, di Torino, di Pisa e della Cattolica di Milano (Anna Beltrametti, Carmen Dell’Aversano, Alessandro Grilli, Massimo Bonafin, Sandra Gorla, Elena Mosconi, Federica Villa, Davide Sisto, Ruggero Eugeni) si erano confrontati sul tema con il performer Luca Scarlini e col regista Filippo Ticozzi. L’evento era poi culminato nella conversazione fra Patrizia Valduga e Maria Antonietta Grignani, a margine della lettura delle Cento quartine, e nella lezione magistrale di Walter Siti, Il romanzo come scandaglio di quel che non si sa, introdotta da Raffaele Donnarumma.
“Nell’impossibilità di affrontare esaustivamente l’argomento”, spiegano le curatrici, “gli studiosi e gli autori hanno scelto alcuni momenti esemplari che, nella loro fulmineità, riescono tuttavia a catturare molteplici specificità della questione”. La costante emersa dalle giornate di studi è che “l’osceno apre nell’opera una finestra provocatoria (più o meno velata) nell’interazione col pubblico”. Ciò vale sia per prodotti d’epoca come la serie cinematografica I peccati capitali, che cent’anni fa vide protagonista la diva del muto Francesca Bertini, sia in tempi più vicini ai nostri, con il teatro d’avanguardia (ad esempio La passion selon Sade di Sylvano Bussotti, del 1965), il rock estremo e tutto quanto fa scandalo. Lo scandalo, spiegano Depoli e Grisorio, è “una posizione dell’osceno ben codificata all’interno del mondo dell’arte e lo choc che ne può derivare è sempre legato a una forma di evasione dalla vita quotidiana (freudianamente, diurna) del fruitore”.
Questo meccanismo risulta viepiù evidente di fronte a capolavori contemporanei, quali le opere di Patrizia Valduga e Walter Siti. “Le poesie di Patrizia Valduga”, concludono Depoli e Grisorio, “sono note per aver sconvolto generazioni di lettori col loro linguaggio spericolato ma la poetessa nega che ci sia alcunché di osceno nelle sue poesie, che definisce semplicemente erotiche: la sua non vuole essere una programmatica caccia allo scandalo bensì, come notava Giovanni Raboni, la costante ricerca di un ‘latino del desiderio’, di una ‘lingua intraducibile che preserva e perpetua il suo mistero’ e che permea in ogni sua sfumatura il dialogo amoroso”. Altresì Walter Siti “propone un’idea di letteratura che si fa luogo del ritorno del rimosso. Dal suo punto di vista, andare contro il comune senso morale e distruggere ogni pilastro di certezza del lettore è un’operazione conoscitiva e, in senso lato, educativa. ‘Non riesco a credere a nessuna educazione positiva che non sia disvelamento della menzogna’, sostiene infatti”.