“Poco prima che scoppiasse la pandemia, passando per il Collegio, mi sono detta che dovevo assolutamente organizzare qualcosa in collaborazione fra il Ghislieri e la mia azienda”, racconta la nostra Alunna Maria Chiara Appignani. Finalmente, lo scorso 5 giugno grazie a lei si è tenuta la tappa pavese della prima edizione del progetto #zerosprecoincucina, il tour di sensibilizzazione alle buone pratiche culinarie organizzato dalla Fondazione Louis Bonduelle, con uno show cooking in quadriportico. “Per lavoro mi occupo di giovani, di cibo, di sostenibilità: perché non far conoscere questa realtà a ragazzi che vivono nei collegi d’eccellenza? Ragazzi del futuro, che vogliono vivere in un mondo sostenibile. Il tour ha toccato varie città italiane ma, se avessi avuto un solo collegio in cui tenere l’evento, sarebbe stato il Ghislieri”.
Laureata in Lettere antiche, ora la dott. Appignani è innovation manager nel settore marketing di Bonduelle, dove è arrivata nel 2019, e da due anni si occupa anche della Fondazione Bonduelle, seguendo anche il percorso che potrebbe consentire alla filiale italiana dell’azienda francese di ottenere la certificazione B Corp, ossia lo status giuridico di benefit corporation: “Ogni volta che entro in Ghislieri non solo lo trovo bellissimo ma è come se tornassi a immergermi in quel mondo fatto di suoni e odori che solo quando vivi profondamente in un luogo riesci a mantenere dentro di te. Durante l’evento mi son sentita quasi in imbarazzo, sentendo studenti di ventuno o ventidue anni che mi davano del lei, e ho detto loro di darmi del tu perché non ho nulla in più di loro se non l’aver vissuto nello stesso luogo qualche anno prima. Ho visto facce giovani, magari un po’ intimorite, e mi sono domandata se anche io e i miei compagni d’anno, quindici anni fa, fossimo così”.
Prima di lavorare in Bonduelle, la dott. Appignani è stata per otto anni nel Bolton Group, “un’azienda chimica che produce sigillanti e adesivi, ma anche una holding che comprende marchi come Rio Mare, Simmenthal, Omino Bianco, Collistar. Joseph Nissim, il fondatore della multinazionale scomparso di recente a cent’anni d’età, sosteneva che i nomi dei brand dovessero essere più celebri di quelli del gruppo. Lì ho lavorato per Vinavil, Bostik e Uhu (la colla gialla: non quella rossa, che è il competitor), trascorrendo cinque anni in Italia e tre in Olanda. Ho optato per l’esperienza all’estero sia perché Rotterdam era sede del quartier generale sia perché, avendo già provato l’estero durante gli studi universitari, volevo vedere come sarebbe stato invece un periodo di lavoro da expat”.
Non è stato facilissimo, sulle prime, far convivere la passione per la classicità con l’ambizione alla concretezza. “Al liceo ero convinta che non mi sarebbe piaciuto studiare né economia né ingegneria ma le individuavo come le facoltà che mi avrebbero garantito un lavoro”, spiega. “Allora mi sono iscritta in Bocconi, a Economia. Poche settimane dopo, mi sono resa conto che sarebbe stato meglio studiare ciò che davvero sapevo mi sarebbe piaciuto: la letteratura. Frequentando il liceo classico a Pescara, mi ero innamorata della figura dell’uomo nell’antica Grecia, che costituisce il nucleo dell’uomo di oggi, coi suoi bisogni e i suoi desideri. Allora dalla Bocconi mi sono trasferita all’Università di Chieti”.
“Chieti però mi stava stretta”, continua, “e una volta arrivata a dover intraprendere una laurea magistrale miravo a qualcosa di più lontano da casa. Per puro caso nel 2008 un Alunno del Ghislieri, mio compagno di liceo ma un po’ più grande di me, una sera mi ha raccontato di questo mondo bellissimo del Collegio, un luogo pieno di studenti da tutta Italia sinceramente appassionati di ciò che fanno; un posto dove tutto sembrava diventare bello. Il giorno dopo avevo già deciso: mi sarei trasferita lì. Al punto che, se dopo l’esame d’ammissione non fossi entrata in Collegio, avrei lasciato perdere Pavia e sarei andata a studiare altrove, molto probabilmente a Milano. Pavia per me è il Ghislieri”.
Come per molti dei nostri Alunni, dopo la laurea magistrale si è presentata l’alternativa fra perseguire una carriera nel settore accademico o nel privato: “Dopo la tesi magistrale su Pindaro, ho pensato di fare un dottorato – non però in Italia, che mi sembrava una scelta inflazionata. Ho fatto domanda per un dottorato in Francia, anche perché francofona era molta della seconda letteratura che avevo affrontato per la tesi; lì però mi è stato proposto di fare una tesi di dottorato sulle occorrenze di una parola. Una sola parola: non me la sono sentita. Mi sarebbe sembrato di perdere il contatto con la realtà, la visione d’insieme sulla persona ossia ciò che in origine aveva mosso il mio interesse. Allora ho deciso di tornare alle origini, andando sul pragmatico”.
L’azienda si è rivelata la scelta più felice. “Mi attirava l’idea di lavorarci”, continua, “perché un’azienda è un microcosmo costituito da tante personalità diverse accomunate dagli stessi obiettivi; per certi versi, ora che ci penso, è quasi come il Collegio. Inoltre marketing e comunicazione mi sono parsi il connubio più adatto alla mia preparazione, perché in fondo si trattava di studiare come sopperire ai bisogni della persona, materiali e no. Tutto sommato, mi sono detta, il mondo dell’azienda non era così distante dai contenuti che avevo studiato”. Il passaggio è stato rapido – grazie a un master di un anno in Bocconi, con stage curricolare – ed è stato favorito, sostiene, “da tutta quella parte di empatia e di soft skills in cui non solo la cultura classica ma soprattutto la vita in Ghislieri mi avevano fortificata”.
“Quando ero in Olanda, sentivo di starmi occupando di adesivi e sigillanti da troppo tempo”, conclude, “e per quanto il gruppo fosse molto attento alla sostenibilità, il core business non era direttamente finalizzato a fare qualcosa per il mondo. Bonduelle mi ha attratto non solo per la forte impronta green e per l’impostazione familiare mantenuta anche su scala globale, ma anche perché mira a essere la migliore azienda non in termini di profitto ma di beneficio al pianeta, diffondendo l’alimentazione sostenibile fra il maggior numero di persone”. Agli studenti che guardano al mondo del lavoro raccomanda: “Se andate in un’azienda, deve corrispondere ai vostri valori. Ci sono aziende che fanno per voi e viceversa; dovete incontrarvi. Nel mio caso, lavorare per Bonduelle e nella sua Fondazione, occupandomi anche di donazioni e volontariato, mi consente di continuare a far capo a ciò che ha sempre costituito il mio principale motivo d’interesse già dai tempi in cui studiavo Lettere antiche: la persona e i suoi bisogni. È veramente bello”.
Maria Chiara Appignani, ghisleriana dal 2008, è innovation manager in Bonduelle Europe Long Life, dove si occupa delle strategie di innovazione a lungo respiro nei segmenti delle conserve. Inoltre dal 2020 è co-responsabile di Fondazione Bonduelle Italia. Laureata in lettere antiche (triennale a Chieti e magistrale a Pavia), ha trascorso un periodo di studio a Strasburgo e ha svolto un master in Marketing e comunicazione in Bocconi, prima di lavorare in Bolton Adhesives prima come business analyst, poi come product manager presso gli headquarter di Rotterdam. Dal 2011 fa parte del programma Mentors4U.