A Napoli, nel 1920, seduti a un tavolino del celebre caffè Gambrinus di Piazza Plebiscito, Adolfo Ferrata e Carlo Moreschi fondarono la rivista “Haematologica”. A Napoli, nel 2020, si tengono le celebrazioni per il centesimo anniversario della fondazione della rivista, successivamente diretta da nostri illustri Alunni: Paolo Introzzi, dal 1961 al 1973; Edoardo Storti, dal 1974 al 1989; e, dal 2002, Mario Cazzola (insieme a Sergio Perugini ed Edoardo Ascari).
L’incontro fra i due luminari e pionieri dell’ematologia, Ferrata e Moreschi, diede vita a una rivista destinata a diventare una fra le case di maggior rilievo della produzione scientifica mondiale nel settore. Cento anni dopo il primo numero – pubblicato in elegante veste liberty dall’editore napoletano Jovine sotto il motto “sanguis vita vitae”, e aperto da un articolo del Premio Nobel Camillo Golgi sulla struttura dei globuli rossi dell’uomo e di altri animali – oggi “Haematologica” è una rivista open access che vanta dieci milioni di visitatori, i quali scaricano mediamente cinquemila articoli al giorno da tutto il mondo. Ogni anno alla redazione vengono proposti all’incirca duemila saggi, solo il 10% dei quali viene selezionato per l’effettiva pubblicazione.
Altrettanto notevoli sono le cifre relative agli indicatori bibliometrici della rivista. A tutto il 2019, Haematologica risulta stabilmente nella top 10 delle riviste di prima fascia nel settore. È la quarta su 76 secondo l’Eigenfactor Score (0.03466), la settima su 76 secondo l’Impact factor JCI (7.116), la sesta su 132 secondo lo Scimago School Rank (2,931) e la quarta su 20 secondo il Google Scholar h5-index (66).
Dalla fondazione, “Haematologica” è stato l’organo ufficiale della Società Italiana di Ematologia. Dopo il trasferimento della redazione da Napoli a Pavia, nel 1924, “Haematologica” vide progressivamente scomparire gran parte dei suoi rivali storici, a cominciare delle riviste specializzate tedesche e francesi la cui diffusione non sopravvisse alla seconda guerra mondiale. Sottoposta anch’essa a un declino che comportò una progressiva riduzione degli abbonamenti, “Haematologica” seppe risollevarsi nel corso del dopoguerra grazie anche all’intuizione di Edoardo Storti il quale, a partire dal 1974, scelse l’Inglese come unica lingua ufficiale della rivista, onde rispondere a un’esigenza sempre crescete di globalizzazione nella comunicazione e condivisione delle conoscenze scientifiche. In direzione identica va la trasformazione della rivista in risorsa accademica open access, consultabile online da specialisti di tutto il mondo.
Dal nucleo di “Haematologica” è sorta inoltre, nel 1983, la Fondazione Ferrata-Storti, con lo scopo di favorire ulteriormente lo scambio di informazioni fra medici e ricercatori e il progresso della conoscenza nel settore organizzando corsi, simposi e workshop, nonché assegnando borse di studio a giovani ricercatori e fondi per progetti nel campo ematologico. Il centenario sta, com’è ovvio, venendo degnamente celebrato dalla rivista, che fra l’altro su ogni numero del 2020 dedica la copertina a illustrazioni tratte dall’archivio della rivista (il numero di ottobre è aperto da un’immagine del 1932 di cellule Hodgkin e Reed-Stenberg) e una sezione alla ricapitolazione delle tappe fondamentali della storia dell’ematologia, con uno sguardo comunque rivolto ai futuri sviluppi della ricerca. Nelle sezioni dedicate al centenario, le origini di “Haematologica” possono inoltre essere ripercorse grazie all’editoriale di Edoardo Ascani; i dettagli della storia della rivista, e delle tappe fondamentali che ha determinato nel progresso della ricerca scientifica, si trovano invece in un corposo articolo illustrato del nostro Alunno prof. Paolo Mazzarello.