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A scuola bisogna leggere i classici? – Concita De Gregorio intervista Antonio Gurrado

“Alla fine tutti noi italiani veniamo coltivati a manzonismo: ci viene somministrata a mo’ di medicina la lettura dei Promessi sposi. Forse però la questione non deve tanto essere se si debba salvare gli studenti da Manzoni, quanto se non si debba salvare Manzoni dagli studenti, dalla scuola, per restituire ai Promessi sposi la dignità della lettura diretta del testo, della lettura non mediata dalla didattica”. Questo ha dichiarato il nostro Alunno Antonio Gurrado venendo intervistato da Concita De Gregorio su Cactus: basta poca acqua, il podcast settimanale derivato dall’omonima trasmissione della giornalista di Repubblica su Radio Capital.

Spunto della lunga conversazione è stato un articolo dello stesso Gurrado sul Foglio, in cui elencava cinque motivi per abbandonare l’abituale lettura obbligatoria del Manzoni, a cominciare dalla tendenza a leggerlo antologizzato o a tappe forzate. “Se Manzoni avesse voluto che leggessimo solo parte dei Promessi sposi”, ha detto Gurrado a Concita De Gregorio, “probabilmente avrebbe scritto solo quella. La questione non è solo la lettura integrale: è chiedersi perché debba essere Manzoni, col suo sofisticato e sottile grande romanzo italiano, il passaggio obbligato di una lettura prematura. In questo modo gli studenti vengono posti davanti a un’idea della letteratura come autorità: qualcosa che cala dall’alto, arriva dall’antichità ed è scritta in maniera difficile”.

Quanto alla progressiva distanza fra i classici e gli studenti, Gurrado ricorda che negli anni Settanta Anthony Burgess, l’autore di Arancia meccanica, aveva pubblicato una storia della letteratura inglese che andava a ritroso, partendo dagli autori ancora attivi e arrivando a Chaucer e a Beowulf, in base al principio che si legge ciò che si sente vicino e ci si appassiona perché lo si sente vicino. “Dire ‘Aprite il libro a pagina 233’”, ha commentato Concita De Gregorio, “implica che tu non saprai mai cosa c’è a pagina 232: sei precipitato in qualcosa che accade senza sapere perché accade, o apprendendolo soltanto dalla spiegazione del professore. Io ho un figlio di diciassette anni al quale è stato dato da leggere per l’estate Il Gattopardo e La casa di Bernarda Alba; ho assistito a scene di autentica disperazione e soprattutto di incredulità. Si tratta di testi che non possono essere dati agli adolescenti da leggere in agosto: perché restano incomprensibili, sono lontanissimi da loro, anche se sono capolavori”.

Quanto a sé, Gurrado racconta: “Da adolescente mi ero innamorato della costa de Il male oscuro di Giuseppe Berto che era nella libreria dei miei genitori: sentivo un’attrazione insensata, inspiegabile e irrazionale verso quel libro. I miei genitori mi dicevano di non leggerlo perché non lo ritenevano adatto alla mia età; ricordo invece i giorni in cui l’ho letto come dei giorni stupendi. Nessuno mi ha imposto di leggerlo, anzi hanno cercato di impedirmelo; e io, come lettore libero, sento di essere nato leggendo un libro che mi è stato proibito, non che mi è stato proposto, suggerito o peggio ancora imposto”. 

La versione integrale della lunga intervista può essere ascoltata sulla piattaforma Spreaker o tramite il sito di Cactus Podcast. La trasmissione è a cura di Daniela Amenta e con la partecipazione di Nick Delfino.

Antonio Gurrado è ghisleriano dal 1998. Dal 2009 scrive sul Foglio, dove tiene anche la rubrica quotidiana online Bandiera bianca. È stato fellow della Voltaire Foundation di Oxford, per la quale ha partecipato all’impresa collettiva dell’edizione critica delle Œuvres complètes de Voltaire. Gli ultimi suoi libri sono La religione dominante. Voltaire e le implicazioni politiche della teocrazia ebraica(Rubbettino, 2018) e Il romanzo del Giro 1909. Cronache fanta-letterarie del primo Giro ciclistico d’Italia (Bolis, 2020). Nel secondo semestre terrà, nell’ambito del corso interno del Collegio Ghislieri su Giornalismo e scrittura, il modulo dedicato alla scrittura su commissione.