Il portale dell’Istituto Treccani, forse il più rilevante hub culturale italiano sul web, ha ulteriormente arricchito la propria offerta con dei webmagazine tematici affidati a studiosi emergenti o brillanti promesse. È il caso de “Il Chiasmo”, testata online affidata alla Rete degli allievi delle scuole e degli istituti di studi superiori universitari, ivi incluso lo Iuss di Pavia. E, fra loro, non potevano mancare due ghisleriani: i giovani Marcello Gastaldi e Simone Murru, entrambi in procinto di concludere la laurea specialistica in Filosofia, i quali sulle pagine virtuali della Treccani esplorano temi che esulano dai loro abituali settori specifici.
Marcello Gastaldi, diplomato in pianoforte, nei propri studi si occupa di estetica hegeliana con particolare attenzione alla filosofia della musica. Tuttavia, su “Il Chiasmo”, sta dedicando una serie di interventi all’opera politica di Al-Fârâbi, filosofo islamico del X secolo: la Città virtuosa (di cui esiste un’ottima edizione Rizzoli a cura di Massimo Campanini, recentemente scomparso). “I temi fondamentali in cui l’opera si articola”, spiega Gastaldi, “sono esemplificati da una metafora organicistica di grande ambizione, dal momento che mira a condensare in un’unica immagine una cornice metafisico-teologica platonica, la fisica e la fisiologia aristoteliche, nonché una concezione autenticamente islamica della politica e della società”. Ciò rende Al-Fârâbi il primo pensatore musulmano a tentare una conciliazione tra verità di fede e filosofia greca, e quindi un precursore dei più celebri Avicenna, Avempace e Averroè. Ciò lo porta a imbastire una sofisticata struttura di parallelismi fra organi corporali e funzioni sociali. Inoltre, sottolinea Gastaldi, “la puntualità con cui Al-Fârâbi inscrive la politica nell’ambito della speculazione teologica lo pone in una luce decisamente diversa rispetto alla trattatistica cristiana coeva e posteriore, fondata sul riconoscimento, almeno in linea di principio, di una distinzione fra potere civile e potere religioso”.
Quanto a Simone Murru, i suoi studi vertono soprattutto sul pensiero di Carlo Sini e sui contributi novecenteschi al marxismo. Ciò nondimeno, con un balzo indietro di più di cinquemila anni, per “Il Chiasmo” ha scritto di come l’antica Mesopotamia compì un passo decisivo nella storia umana introducendo l’agricoltura a solco, nel periodo Ubaid (4500-3500 a.C.). Rifacendosi agli studi di Mario Liverani e Gordon V. Childe, Murru racconta che a Uruk l’introduzione dell’agricoltura a solco, con la conseguente implementazione del surplus agricolo, “fu accompagnata da una repentina centralizzazione dei poteri politici ed economici nelle mani di una minoranza, che si trasformerà presto in una casta di sfruttatori”. Tale casta era composta soprattutto da sacerdoti, per due motivi: anzitutto erano “i soli in grado di giustificare, attraverso l’ideologia religiosa, il processo di accentramento statale dei poteri e delle risorse”; inoltre, “erano gli unici membri a possedere le conoscenze necessarie per gestire il nuovo e complesso sistema di agricoltura”, in quanto la nuova coltivazione a solco richiedeva abilità nella suddivisione dei terreni, nel calcolo della produttività stagionale e, soprattutto, un preventivo piuttosto preciso riguardo alla forza-lavoro necessaria di volta in volta. Da filosofo, Murru non può fare a meno di porre come domanda fondamentale, a margine di questa ricostruzione storica, “se a Uruk esistesse una qualche forma di sfruttamento, quest’ultimo inteso come quel processo attraverso cui una minoranza della società si appropria indebitamente del surplus prodotto dalla minoranza”. Adducendo prove dai materiali di studio, Murru conclude che di fatto “la casta sacerdotale approfittò del proprio ruolo e dei propri poteri per dare vita a un’autentica e legittima espropriazione nei confronti del resto della società”.
Futuri aggiornamenti sui prossimi interventi degli studenti del Collegio Ghislieri sul portale dell’Istituto Treccani saranno forniti tramite i canali social del Collegio, e in particolar modo la sua pagina Facebook.