Nel corso di una conferenza di presentazione della sua creatura – era il 1998 e l’Istituto Universitario di Studi Superiori IUSS di Pavia era attivo da pochi mesi – nell’Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri, Franco Rositi aveva approfittato della presenza di quattro Rettori dei Collegi di merito pavesi per auspicare ironicamente che con quella novità si stemperasse la tradizionale rivalità fra di essi, giungendo a una sostanziale cooperazione. Subito il pubblico, composto in larga parte da studenti dei Collegi stessi, aveva al contempo applaudito e simpaticamente protestato di fronte all’idea. Il rilievo di Franco Rositi nel contesto pavese è ben simboleggiato da questo episodio: da un lato un occhio attento alla tradizione, dall’altro una forte consapevolezza degli obiettivi a lungo termine.
Franco Rositi si è spento a Milano il 20 agosto 2022, all’età di ottantaquattro anni, da Professore emerito di Teoria sociologica presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Pavia, città in cui ha anche contribuito alla fondazione dell’Osservatorio radiotelevisivo. In precedenza aveva insegnato a Bari, Milano, e Torino. Fra le sue opere principali, nella sterminata bibliografia, possiamo segnalare Cultura di massa e comportamento collettivo (1968), Informazione e complessità sociale (1978), La ragione politica. I discorsi dei leaders politici (2013), nonché testi agili e divulgativi come Sociologia (2015). Fu direttore della Rassegna Italiana di Sociologia, presidente dell’Istituto Gemelli-Musatti per la ricerca sulla comunicazione, consigliere del Piccolo Teatro di Milano.
“Rositi è senz’altro da inserire nella (purtroppo) ristretta schiera di intellettuali capaci di unire saperi e attivismo civile”, scrive Vincenzo Vita su Articolo21. “Poliedrico e curiosissimo discettava di filosofia e di politica, sempre tenendo alla scientificità dei dati e delle statistiche. Fu tra i pionieri dell’attenzione di un’Italia distratta verso le scienze informatiche”. E, sul Corriere della Sera, Maurizio Ferrera lo ricorda come “uno dei padri nobili della sociologia italiana. Fu un instancabile organizzatore di iniziative editoriali e profuse un impegno straordinario nella promozione di istituzioni accademiche di eccellenza. A Pavia fui suo collega fino al 2004. Ci accomunavano gli interessi per Max Weber, per il tema delle ideologie, per la crisi della democrazia. Franco stava lavorando sul concetto di ‘consenso irragionevole’: una nuova forma effimera di condivisione su fatti e valori privi di fondazione. Certamente, la campagna elettorale in atto gli avrebbe fornito molti spunti per approfondire il suo pensiero”.
L’ultimo intervento di Rositi in Ghislieri è stato nel 2018 con Giustificare oppure spiegare. A proposito di valori e prezzi di mercato, nell’ambito della XIII Lectio Mario Stoppino. Al riguardo è possibile leggere il resoconto steso dalla nostra Alunna Ludovica Taurisano per Inchiostro, il magazine degli studenti dell’Università di Pavia.
Ma l’eredità più duratura di Franco Rositi resta lo IUSS, progetto lungimirante del quale, a compimento del primo anno di attività, così parlava in un’intervista a Giancarlo Bosetti per l’Unità: “Questo modello, che potremmo con un po’ di immodestia definire ‘italiano’, consiste nel costruire percorsi di studio comuni per gli studenti più bravi, tenendoli insieme agli altri nella facoltà che hanno scelto, ma dedicando loro dei corsi orientati alla formazione di professionalità autoriflessive, capaci di mettere in questione i metodi e di controllare la complessità dei sistemi”. Un progetto che poteva nascere solo in una realtà dal tessuto accademico eccellente come Pavia.