Si legge come un romanzo perché della narrativa ha la fluidità della prosa e la capacità di analisi introspettiva; ma è un saggio accuratissimo, frutto di una documentazione capillare e condotto con scelte rigorose di selezione scientifica fra fonti potenzialmente infinite. Questo è il ritratto de Il naufrago e il dominatore. Vita politica di Napoleone Bonaparte, opera di Antonino De Francesco ed edito da Neri Pozza, così come è emerso dalle parole di Gianluca Albergoni durante la presentazione in Ghislieri, che conclude le numerose iniziative dedicate alla figura dell’imperatore, organizzate dalla nostra Alunna Giulia Delogu. Come per tutta l’attività culturale del Collegio, il video integrale dell’evento è disponibile sul nostro canale YouTube.
“Il naufrago e il dominatore nasce come libro d’occasione”, spiega il prof. De Francesco, “commissionato per il secondo centenario della morte di Napoleone. Per idearlo, mi sono anzitutto domandato quale potesse essere una strada alternativa rispetto alla immensa mole di materiale già presente: ho provato a scavare nel passato del Napoleone corso, concentrandomi anzitutto sulla prima stagione della sua vita, quella in cui era un giovane scapestrato che non si sentiva in sintonia col mondo che lo circondava; a partire dal momento in cui arriva alla scuola militare di Brienne, a soli dieci anni, con l’aria del piccolo patriota indipendentista, ostile al passaggio della Corsica sotto la Francia, avvenuto poco prima”.
“In questo modo ho potuto evidenziare come anche lui fosse in fin dei conti stretto da un contrasto fra i propri propositi e i condizionamenti determinati dalla sua origine”, rivela. “Napoleone è in realtà un uomo piuttosto tradizionale: ritiene che la famiglia sia il centro dell’universo e che alle sue regole si debba sottostare. Ad esempio, da secondogenito, mantiene per tutta la vita grande deferenza verso il primogenito Giuseppe; per quanto il padre Carlo, rendendosi conto degli opposti talenti dei figli, non si faccia scrupolo di invertire i ruoli convenzionali avviando il primo alla carriera ecclesiastica e il secondo a quella militare”.
Dalle pagine di De Francesco emerge un ritratto politico inedito, quello di un Napoleone ora disorientato ora opportunista: “Fino al 1793 non capisce la propria collocazione, disinteressandosi al grande gioco della politica francese. Perfino la sua duratura ostilità verso l’Inghilterra – che si colloca in un contesto di radicata anglofobia francese – nasce quando gli inglesi occupano la Corsica. Solo durante la campagna d’Italia Napoleone diventa davvero francese, comprendendo che l’isola è poca cosa ai propri occhi”.
“La caratteristica saliente del Napoleone politico è la sua straordinaria capacità di adattarsi ai diversi scenari”, continua. “Anzitutto ascolta e accontenta tutti, monarchici e repubblicani, conservatori e progressisti. Aveva dato prova di questa duttilità già durante la campagna d’Egitto, quando, con un gioco polemico, aveva insistito sul fatto che in sua assenza nel nord Italia fossero tornate le truppe austriache; ribaltando così l’immagine del fallimento della sua campagna in Africa e presentandosi in Francia come salvatore della patria”. L’ambivalenza di Napoleone si manifesta talvolta in maniera eclatante anche su temi controversi: “Napoleone si scontra col problema della schiavitù, abolita in Francia nel 1794. Decide infine che nelle colonie che la Francia ha tolto all’Inghilterra, quelle in cui quindi l’abolizione non è entrata in essere, la schiavitù possa essere mantenuta; a Santo Domingo, dominio francese, si dichiara invece favorevole a che venga mantenuta l’abolizione. Sa piegare le opinioni in base al consenso che potevano garantirgli”.
Per quanta attenzione dedichi alla formazione di Napoleone, De Francesco non nasconde la propria ammirazione per la sua ultima impresa, gli eroici Cento giorni: “Davvero un’impresa straordinaria, senza precedenti”, spiega. “Pensate che in quella circostanza erano state erette delle barriere per impedirgli di entrare a Lione, che però vennero scavalcate dai cittadini che gli correvano incontro”.
La parte della vita di Napoleone più difficile da ricostruire è forse quella estrema, l’esilio a Sant’Elena, paradossalmente a causa di una sovrabbondanza di fonti non tutte affidabili. “Riguardo a Sant’Elena, mi sono attenuto alla scelta di tenere da parte le memorie che parlano di lui, spesso scritte col senno di poi. Mi sono concentrato invece sulla corrispondenza documentata come originale, tralasciando quelle lettere che ritengo apocrife in cui Napoleone commenta i fatti della Rivoluzione francese esprimendo del dissenso. Anche perché nel Memoriale di Sant’Elena lui stesso si mostra come irriducibile avversario del sistema di potere dei Borbone, che all’epoca sembrava trionfare con la Restaurazione”, conclude De Francsco.
Il naufrago e il dominatore è quindi non solo una ricognizione politica ma anzitutto un’analisi attenta della vicenda dell’uomo Napoleone; la storia di un percorso straordinario che niente e nessuno, quando da bambino arrivò a Brienne, lasciava presagire.