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Dante nostro contemporaneo – Paolo Di Stefano racconta Gianfranco Contini sul Corriere della Sera

“La moralità di uno studioso è tutta lì: è il sapersi castigare quando si corre troppo e, nello stesso tempo, il non rifiutarsi all’illuminazione”: questa frase, pronunciata da Gianfranco Contini in un’intervista, campeggia nel bell’approfondimento che Paolo Di Stefano ha dedicato sul Corriere della Sera alla figura del nostro Alunno, forse il più grande filologo d’Italia, in occasione dell’uscita della raccolta postuma di saggi Una corsa all’avventura (a cura di Umberto Motta, Carocci, 2023).

Il volume Carocci contiene una significativa selezione di ventisei saggi, che vanno dall’Ungaretti del 1932 all’Antonio Pizzuto del 1989, con testi dedicati a Gadda, Ariosto, Petrarca, Croce, Pascoli, Manzoni, Pasolini e tanta parte della letteratura italiana. Coprendo l’attività di Contini dai vent’anni all’anno precedente la morte, il volume include dunque anche parte della primissima attività da filologo svolta da Contini mentre era studente in Ghislieri, dove era entrato nel 1929 e dove si laureò con una tesi su Bonvesin della Riva.

Naturalmente, nella raccolta non può mancare Dante, sul quale si concentra l’articolo di Di Stefano, e che Contini reputava “il maggior poeta del mondo moderno”. Si tratta, spiega Di Stefano, di “scritti capitali che cambiarono il modo di leggere l’Alighieri, a cominciare dall’introduzione all’edizione delle Rime, uscita nel 1939 per Einaudi e rimasta caposaldo dell’esegesi dantesca. L’introduzione del giovane Contini si fonda sulla distinzione tra raccolta di poesie estravaganti cioè sparse (quelle di Dante) e canzoniere (quello di Petrarca): la prima ‘refrattaria all’unificazione, a vantaggio della pluralità e della discontinuità’; il secondo teso a un disegno unitario e assoluto (il ‘romanzo di un’anima’). La pluralità, che si esprime in stili e generi molteplici, è segno di quel ‘processo d’inquietudine permanente’ animato da un temperamento sperimentale e ‘violentemente contraddittorio’ su cui Contini ha sempre insistito”.

A Dante Contini ha dedicato numerose pagine decisive, su cui Di Stefano si sofferma: dall’analisi semantica di Tanto gentile e tanto onesta pare al saggio Dante come personaggio-poeta della Commedia, dall’elzeviro Dante oggi del 1965 (proprio sulle pagine del Corriere) ai monumentali Un’interpretazione di Dante e Filologia ed esegesi dantesca.

“Contini, alla guida della Società Dantesca, introdusse una distinzione chiave negli studi della Commedia: il doppio ruolo di poeta-autore e di personaggio, protagonista della vicenda, che Dante occupa nel suo viaggio ultramondano. La straordinaria intuizione critica da cui Contini prende le mosse è l’accostamento all’amata Recherche di Proust, che si rivela allo studioso quale ‘scheletro concettuale’ o ‘schema conoscitivo’ per interpretare il poema dantesco. Secondo il principio di Croce, Contini ribadisce che ‘ogni vera storia è storia contemporanea’. Dunque, non deve meravigliare se il filologo, trattando di autori del passato, convoca nella pagina non solo Proust e Mallarmé, ma via via Eliot, Pound, Melville, Kafka, Joyce…”.

L’articolo di Paolo Di Stefano è disponibile in versione integrale sul sito del Corriere della Sera. All’attività filologica giovanile di Contini, Ghislieri.it ha dedicato un articolo incentrato sulla scoperta in Collegio, da parte del nostro Alunno Matteo Cazzato, delle carte contenenti la traduzione italiana di Hölderlin.