“Non possiamo essere imparziali; possiamo essere soltanto intellettualmente onesti”, scriveva Gaetano Salvemini, del quale si avvicina il centocinquantesimo anniversario della nascita. Per prepararsi adeguatamente alla ricorrenza, l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino ho organizzato un ciclo di incontri seminariali itineranti: i Cantieri salveminiani, che dopo il capoluogo piemontese e Firenze toccano in marzo il Collegio Ghislieri di Pavia. In vista dell’evento, Ghislieri.it ha incontrato Federico Trocini, del medesimo Istituto Salvemini, e Mirko Grasso, della Fondazione “Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini” di Firenze, entrambi impegnati nell’organizzazione del ciclo.
“L’itinerario biografico e intellettuale di Gaetano Salvemini coincide con una delle stagioni più complesse della storia italiana a cavallo tra Otto e Novecento”, spiegano. “Poco più che ventenne ha vissuto la cosiddetta crisi di fine secolo e il successivo consolidarsi del giolittismo; ha poi assistito allo scatenamento della Prima guerra mondiale e al manifestarsi del fenomeno fascista sino alla sua trasformazione in regime; all’indomani della Seconda guerra mondiale, una volta rientrato in Italia dopo il ventennale esilio trascorso dapprima in Francia e Regno Unito e poi negli Stati Uniti, ha fatto ancora in tempo a essere spettatore della ricostruzione postbellica e del graduale delinearsi della stagione bipolare delle relazioni internazionali”.
Come mai allora questo intellettuale, che può essere accostato a figure del calibro di Benedetto Croce, Luigi Einaudi e Antonio Gramsci, resta tuttora poco frequentato dal grande pubblico? “Fra questi grandi nomi quello di Salvemini è quello – ingiustamente – meno conosciuto. Eppure ci ha affidato in eredità non tanto una teoria quanto una vera e propria ‘lezione salveminiana’. Sotto questo punto di vista, a rendere Salvemini di stretta attualità sono soprattutto la sua lucida disamina dei problemi italiani (dalla questione morale a quella della corruzione), la sua ostilità verso ogni forma di autoritarismo, la sua attenzione al dato concreto e il suo metodo di indagine sempre ancorati ai fatti. È un intellettuale che in modo ricorrente invita a sbarazzarsi di ogni vuota astrazione e a ricondurre sul terreno pratico sia l’indagine storica, sia l’analisi politica. Da questo punto di vista è più che mai attuale il suo impegno in senso autenticamente democratico, libero da ogni filtro ideologico, è ancora oggi, specie in tempi di fake news, di irrazionali pulsioni antiscientifiche e di crisi della democrazia”.
In questo contesto, si è preferito rendere l’incontro in Ghislieri non un convegno nel senso classico del termine bensì un seminario che, coinvolgendo studiosi di diverse generazioni, faccia il punto nella speranza di dare uno stimolo al riesame problematico del contributo teorico e pratico di Salvemini. Questo appuntamento pavese dei Cantieri salveminiani – che vede la partecipazione di Andrea Mariuzzo (Università di Modena e Reggio Emilia), Andrea Riccardi (Università di Milano) e Alberto Guasco (CNR di Milano) è dedicato alla figura di Salvemini fra scuola e politica, nella duplice declinazione del socialismo e del mondo cattolico.
“Salvemini è un uomo fortemente impegnato sul piano pedagogico”, proseguono gli organizzatori, “e anzi si potrebbe perfino arrivare a dire che della pedagogia, intesa come attività rivolta a formare cittadine e cittadini democraticamente maturi e consapevoli, egli ha fatto una delle proprie principali ragioni di vita sin da quando, prima ancora di diventare un autorevole professore universitario, fu insegnante di liceo nella provincia italiana, a Faenza e a Lodi. Dopo la tragedia del terremoto di Messina del 1908, in cui perse la moglie, i cinque figli e la sorella, Salvemini fondò a Molfetta un asilo in ricordo di suo figlio Filippetto”.
L’educazione dei giovani è dunque sempre stata centrale nell’azione di Salvemini: “Questo sia nei primi decenni del Novecento, sia all’indomani del suo rientro, nel contesto dell’Italia repubblicana. Ha infatti ricoperto un ruolo di primo piano nella lotta per l’innovazione della scuola – fondò, ad esempio la Federazione degli insegnanti! – e seppe poi avvicinarsi a educatori e insegnanti che, nel contesto del secondo dopoguerra, cercavano di operare al di fuori degli schemi più tradizionali. Ancorché tutta da scrivere, questa è una pagina fondamentale della sua vicenda”.
Quanto allo stato attuale degli studi su Salvemini, in Italia si sta assistendo a una graduale riscoperta della sua opera e della sua figura. “Sono stati pubblicati alcuni interessanti carteggi”, illustrano il dott. Trocini e il dott. Grasso, “nonché diverse monografie che hanno contribuito a far luce su alcune zone d’ombra della sua vicenda biografica. Tra i lavori monografici più recenti meritano particolare attenzione quelli di Alice Gussoni (Gaetano Salvemini a Londra. Un antifascista in esilio (1925-1934), Donzelli, 2020) e di Filomena Fantarella (Un figlio per nemico. Gli affetti di Gaetano Salvemini alla prova dei fascismi, Donzelli, 2018)”. A ciò si aggiungono le riedizioni di suoi scritti, fra cui citiamo La rivoluzione del ricco (a cura di Francesco Torchiani, Bollati Boringhieri, 2020), Mussolini diplomatico (a cura di Mirko Grasso, Donzelli, 2017) e Sulla democrazia (a cura di Sergio Bucchi, Bollati Boringhieri, 2008); fra i carteggi, spicca la raccolta di Lettere americane. 1927-1949 (a cura di Renato Camurri, Donzelli, 2015).
“Importanti riflessioni analitiche sono state infine dedicate a Salvemini da Pier Paolo Portinaro in Italia incivile. La guerra senza fine fra élites e popolo (Ananke, 2019)”, concludono. “Paradossalmente, manca ancora un organico profilo biografico che, dopo quello per così dire classico di Massimo L. Salvadori, favorisca il riesame aggiornato della figura salveminiana. In vista del centocinquantesimo, l’Istituto Salvemini si è incaricato di promuovere, sotto la presidenza dello stesso prof. Salvadori, la costituzione di un Comitato nazionale che, in collaborazione con numerosi altri enti di cultura, realizzi un’articolata serie di iniziative finalizzate alla riscoperta e alla promozione della figura di Salvemini. È proprio all’interno di questa cornice che ricade il ciclo dei Cantieri salveminiani”.
Appuntamento dunque per mercoledì 9 marzo, alle ore 15, con diretta streaming esclusiva sul canale YouTube del Collegio Ghislieri. L’evento viene aperto da un’introduzione di Francesco Torchiani (Università di Pavia) e ha per discussant Elisa Signori (Università di Pavia) ed Ester De Fort (Università di Torino) insieme a Giovanni Grasso (Istituto Luigi Sturzo), noto al grande pubblico come consigliere per la comunicazione del Presidente della Repubblica. L’intervento di Andrea Mariuzzo verte su Salvemini e la scuola, quello di Andrea Riccardi su Salvemini e il socialismo, mentre infine Alberto Guasco interviene su Salvemini e il mondo cattolico. Organizzato in partnership fra il Collegio Ghislieri di Pavia e l’Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini” di Torino, l’evento gode della collaborazione con Fondazione Luigi Einaudi, Fondazione Giacomo Matteotti, Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, Fondazione circolo Rosselli e Fondazione Giuseppe Di Vagno.
Il video integrale dell’evento è disponibile sul canale YouTube del Collegio Ghislieri.