Nel 2013 Bassel Arkadan era un rifugiato politico, scappato in Italia dal Libano in rivolta. Da quest’autunno è uno degli alunni stranieri del Collegio Ca’ della Paglia, selezionati tramite un concorso per merito che consente l’accesso alla struttura della Fondazione Ghislieri per studenti internazionali e giovani ricercatori.
“Sono arrivato ad Asti otto anni fa”, racconta a Ghislieri.it, “inserito in un progetto di accoglienza della onlus PIAM (Progetto Integrazione Accoglienza Migranti), finanziato dalla rete SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Nel 2016 ho partecipato a un concorso dell’Università di Pavia per giovani rifugiati, che prevedeva la selezione di una ventina di candidati tramite un test d’ingresso e un colloquio. Sono risultato fra quelli con un punteggio elevato e, cinque anni fa, mi sono trasferito a Pavia per gli studi”.
È stato già allora che Bassel ha conosciuto il Ghislieri. “È stato grazie all’Università, grazie a un accordo fra l’Ateneo e l’allora Rettore del Collegio Ghislieri, il prof. Andre Belvedere”, spiega. “Dal 2016 sono quindi andato a vivere nel Collegio Ca’ della Paglia grazie a questo progetto per specifico per rifugiati”. L’idea di trasferirsi a Pavia per intraprendere gli studi universitari ha convinto Bassel perché consentiva di fare piani a lunga scadenza, progettando un futuro di apprendimento e integrazione anche dopo la laurea triennale. “Dopo che l’iniziativa per rifugiati si è conclusa, ho deciso di partecipare al concorso per essere ammesso a Ca’ della Paglia come studente internazionale”. Pochi giorni fa, gli è stata comunicata la vittoria: Bassel, iscritto alla laurea magistrale in ingegneria elettronica, è uno degli studenti stranieri iscritti all’Università di Pavia e premiati per merito con un posto nel Collegio. A Ca’ della Paglia i suoi compagni di studi provengono da tre continenti, chi dalla Turchia, chi dall’Iran, chi dal Sud Africa.
Cosa lo ha spinto a voler restare a Ca’ della Paglia anche oltre la conclusione del progetto che lo coinvolgeva? “Il Collegio mi è piaciuto subito per l’ambiente”, risponde, “e per la possibilità di fare nuove conoscenze. Ca’ della Paglia è un luogo che mi ha aiutato molto nel condividere momenti di studio e di collaborazione, oltre che di amicizia. Inoltre, ovviamente, è molto comodo perché il Dipartimento di Ingegneria è piuttosto facile da raggiungere; il monolocale è ampio e funzionale, quindi mi consente di essere indipendente. Senza contare che vivere nel Collegio Ca’ della Paglia mi ha consentito di partecipare a parte dell’attività formativa della Fondazione Ghislieri, per esempio seguendo un corso di Francese”.
Libanese ma di madre siriana, ha vissuto a Damasco fino allo scoppio della guerra che ha insanguinato la Siria. Nel 2011 si è trasferito a Sidone, in Libano: “Per me il Libano resta in qualche modo un paese nuovo, dato che ci ho vissuto per due anni nonostante la mia nazionalità, e lì ho trovato rifugio dal caos siriano”. Nel 2013 un rapido peggioramento della situazione politica libanese lo ha costretto a trovare rifugio in Italia.
“In questi anni dall’Italia ho osservato la situazione del Medio Oriente, che non è cambiata in meglio. In Siria la guerra è terminata (ci sono comunque ancora combattimenti in alcune parti della nazione) però nulla è tornato come prima; oltre ai danni più evidenti della guerra, ci sono state perdite sul piano economico che sarà molto difficile ripianare. La stessa cosa, per certi versi, è successa in Libano, dove non c’è stata una guerra guerreggiata ma profondi dissidi politici che hanno portato il Paese di fatto al fallimento economico. Negli ultimi tre anni in particolare ho visto il Libano peggiorare molto, soprattutto a causa della perdita di valore della moneta. È una nazione che produce poco, quindi deve reggersi su importazioni che in larga parte sono condotte in dollari, moneta rispetto a cui la liralibanese ha perso molto potere d’acquisto. Ciò ha fatto aumentare la povertà. Per fortuna, su sedici milioni di libanesi, circa dieci vivono all’estero e mandano denaro ai loro cari”.
Bassel è uno studente lavoratore. Fra i suoi vari impegni, ce n’è anche uno per la Fondazione Alma Mater Ticinensis: “Faccio il tutor culturale per i giovani per un progetto per studenti che vengono a Pavia dall’Iraq. Mostro loro Pavia, li aiuto per faccende burocratiche come permesso di soggiorno e tessera sanitaria. La mia presenza per loro è importante in quanto non sanno benissimo l’Inglese ma possiamo parlare in Arabo, così riescono ad avere discorsi più approfonditi con qualcuno mentre imparano l’Italiano nel Foundation Year dell’Università”.
“Ho diversi sogni per il futuro”, conclude. “Sicuramente, dopo la laurea magistrale vorrei iniziare a lavorare in un’azienda di microelettronica. Mi piacerebbe però anche aprire un’attività che segua le passioni che ho sviluppato da quando sono arrivato ad Asti: la fotografia, il videomaking e in generale il design. Nei miei primi anni in Italia ho svolto un tirocinio in questo settore e, da quando sono a Pavia, insieme a un mio amico ho realizzato alcuni progetti per privati e professionisti. Ho anche girato un video su Ca’ della Paglia. Questo non significa che voglio abbandonare l’ingegneria: a lungo termine vorrei piuttosto conciliare questi due aspetti delle mie competenze, ad esempio progettando strumentazioni automatizzate che fungano da supporto per macchine fotografiche e videocamere, consentendo inquadrature più precise e movimenti più fluidi”. Su una cosa proprio non ha dubbi: “Resterò in Italia”.