Martina Sarchi è rientrata dall’Università di Washington a Seattle e ha ufficialmente cominciato a lavorare presso il dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Pavia, nel gruppo del professor Luca Malcovati. Ha 29 anni, si è laureata in Medicina nel 2018 con una tesi sulla predisposizione ereditaria ai tumori del sangue ed è Alunna del Ghislieri. Proprio la Borsa della Fondazione Armenise, vinta quando era in Collegio, le ha consentito, nell’estate del 2016, di vivere un’esperienza formativa importante a Boston, dove si è misurata nell’ambito oncologico, legato al tumore alla prostata. Da lì in avanti, sempre divisa tra il gruppo del prof. Malcovati e Boston, ha continuato a fare ricerca, spostando l’attenzione sui tumori del sangue. “La seconda metà del mio percorso universitario è servita a chiarirmi le idee -spiega Sarchi- inizialmente infatti volevo fare attività clinica, poi grazie all’aiuto del Collegio Ghislieri nel 2015 ho vissuto un mese di esperienza al Cambridge Addenbrooke’s Hospital. Ho lavorato in reparto (gastroenterologia) ma anche ho fatto molta attività di laboratorio in ambito oncologico ed è lì che è scattata in me la scintilla. Per questo ora sono disponibile all’attività di mentoring per tutti gli studenti del Ghislieri, i consigli sono serviti tanto a me ed ora desidero aiutare gli altri”.
Da marzo del 2020, quindi in piena pandemia, Martina Sarchi è stata chiamata all’Università di Washington a Seattle, al cospetto del professor Sergei Doulatov, uno dei luminari nel campo delle tecniche di editing genetico. L’obiettivo finale è quello di trovare nuove terapie per attaccare le cellule del sangue malate senza distruggere quelle sane. “Il lavoro che stiamo sviluppando è finalizzato allo sviluppo di nuove terapie per tumori ematologici -precisa infatti Sarchi- partendo dall’analisi dei meccanismi molecolari alla base del loro sviluppo. Queste ricerche saranno finanziate per tre anni dalla Fellowship che mi è stata assegnata della Fondazione AIRC. Sono molto felice e so di avere trovato la mia strada. Forse senza quella prima esperienza in laboratorio a Cambridge non avrei mai scoperto la mia vera vocazione. Per questo se ci sono studenti interessati a periodi di ricerca in ambito biomedico in Italia o all’estero, o che semplicemente vogliono fare una chiacchierata su possibili percorsi dopo la Laurea in Medicina, io mi rendo disponibile”.
