Il mio Collegio – Colloquio con Giulia Biffi

Con “Il mio Collegio”, Ghislieri.it incontra Alunni di varie generazioni per una lunga chiacchierata sospesa fra memoria e attualità, lasciando l’intero spazio alle loro dichiarazioni. Il nuovo appuntamento è con Giulia Biffi, ghisleriana dal 2005 e Premio Ghislieri 2017. A soli ventisette anni la nostra Alunna ha dimostrato, nel 2013, che il DNA delle cellule umane può assumere anche una forma a quadrupla elica, e non solo quella a doppia elica scoperta esattamente sessant’anni prima da Watson e Crick (il suo studio, cofirmato da David Tannahill, John McCafferty e Shankar Balasubramian, è consultabile sul sito di Nature Chemistry). Dopo un periodo di ricerca presso il Cold Spring Harbor Laboratory, negli USA, la dott. Biffi si occupa attualmente di ricerca contro il cancro al Cancer Research Uk Institute di Cambridge. All’argomento ha dedicato un intervento per il ciclo virtuale “Non fermiamo la cultura” del Collegio Ghislieri. Martedì 22 novembre 2022 Giulia Biffi torna al Collegio Ghislieri per tenere la conferenza No cancer cell is an island: why the microenvironment matters during pancreatic cancer progression and treatment, in programma alle ore 18 in Aula Goldoniana nell’ambito del ciclo Seminar series in cancer research and therapeutics inaugurato da Alberto Mantovani.

Giulia Biffi (@BiffiGiulia) / Twitter

Volevo andare a studiare a Pavia perché mi avevano detto che c’era un buon corso di Biologia e in particolar modo di Etologia: infatti, all’epoca, volevo fare l’etologa. Inizialmente però non volevo provare di entrare in Ghislieri, che aveva una brutta reputazione fra i pavesi (ne conoscevo alcuni), quella di essere insomma un luogo un po’ posh. I miei genitori però mi hanno convinta a fare il test e, una volta vinto, ho accettato il posto. Se l’inizio non è stato all’insegna dell’entusiasmo ma di qualche perplessità, gli anni trascorsi in Collegio si sono rivelati davvero gli anni più belli.

Quando sono andata a fare l’esame scritto di ammissione, quando sono entrata e ho visto le enormi statue nell’ingresso, sono stata molto colpita di quanto il Ghislieri fosse architettonicamente bello. Ricordo che il tema che avevo fatto non era stato quello di biologia ma quello di storia, perché avevo avuto un’ottima insegnante di storia al liceo, che ci aveva fatto lavorare molto sulle fonti. Però non ricordo quale fosse la traccia. [Eccola: “L’espansione dell’Europa in Asia e in Africa ha fortemente segnato la storia dell’Ottocento e del Novecento. Il candidato/la candidata stili una breve narrativa del fenomeno coloniale nei suoi vari aspetti e dia conto del dibattito in termini storiografici sul colonialismo, tenendo presenti sia l’Europa sia i territori colonizzati. Se il candidato/la candidata lo ritiene, potrà essere trattato in particolare il caso del colonialismo italiano”.]

Credo sia inevitabile perdere man mano i contatti con alcune persone ma, dopo avere vissuto in Collegio, porti sempre con te il senso di comunità. Ancora oggi i miei amici migliori, dopo diciassette anni, sono ghisleriani. Riesco a rivederli sempre, anche se vivo all’estero da tempo; tradizionalmente mi organizzo per Capodanno con alcuni di loro. Perfino durante la pandemia, abbiamo fatto Capodanno insieme su Zoom. È una tradizione a cui non rinuncerei mai.

Credo che in Ghislieri il lato negativo sia anche il lato positivo. Mi riferisco al fatto che si trascorra la vita stando, in pratica, ventiquattr’ore su ventiquattro insieme ai compagni di collegio. Da un lato è una cosa stupenda, dall’altro ogni tanto ti viene voglia di poter stare per conto tuo. A me è piaciuto soprattutto avere l’opportunità di conoscere persone che non studiassero nella mia stessa facoltà: letterati, giuristi, medici… Un arricchimento culturale che, se avessi vissuto da sola, non avrei mai ottenuto.

Ancora oggi gli studenti del Ghislieri mi contattano o vengono a trovarmi a Cambridge per chiedermi informazioni sulla carriera accademica. Sono tornata in Ghislieri dall’Inghilterra un anno dopo la laurea e sicuramente per un San Pio; ma avendo vissuto a lungo in America non è stato facile. Coi miei compagni d’anno volevamo organizzare un ritrovo per il quindicesimo anniversario del nostro matricolato ma, essendo il 2020, il lockdown ce l’ha impedito. E, ovviamente, sono tornata per ricevere il Premio Ghislieri nel 2017. Ogni volta è un grande piacere vedere l’ex Rettore, Andrea Belvedere – quello nuovo lo conosco benissimo: Alessandro Maranesi era entrato in Collegio un anno prima di me – al quale sono molto affezionata. E per questo sono ancora più contenta di poter tornare per la mia lecture nel ciclo sulle terapie anticancro; ho insistito che si tenesse dal vivo nonostante che il mio calendario fosse decisamente pieno.

Il motivo per cui adesso sono a Cambridge è che il Ghislieri mette a disposizione degli studenti una borsa di scambio col St John’s College. Io ne ho usufruito un paio di volte durante la mia laurea magistrale; la seconda volta ho potuto trascorrere tre mesi di lavoro estivo nel laboratorio di Cambridge in cui sono stata ammessa l’anno successivo a fare il dottorato. Magari, se non avessi fatto quell’esperienza, non mi avrebbero preso; e se non mi avessero preso, la mia carriera sarebbe stata sicuramente diversa. Le opportunità che mi ha dato il Collegio hanno avuto un influsso decisivo sulla mia vita lavorativa. Sono molto grata per lo sviluppo sociale e professionale.

Essendo di Bergamo, sarei potuta tornare a casa ogni fine settimana. In realtà però stavo tantissimo in Ghislieri anche durante i weekend. Dopo i pasti andavo in sala caffè con i miei amici ad affinare la mia capacità di giocare a calciobalilla; tuttavia non ho mai imparato a difendere (mi chiamavano “Gruviera”) ma, ciò nonostante, tutti sono stupiti di questa mia abilità in attacco anche nel laboratorio di Cambridge. Ogni tanto provavo anche con ping pong e biliardo. Ho giocato nella squadra di calcio femminile del Ghislieri; nell’anno da laureanda abbiamo anche vinto una coppa. Però correvo pochissimo, e credo di non avere mai fatto un goal. Era più partecipazione che altro. Mi piacevano particolarmente i party in Collegio: le feste a tema, la cena dei laureandi. Mi piaceva molto scrivere le “osterie” da cantare coi compagni d’anno. Avevo un talento poetico che purtroppo non posso più sfruttare. Avevo anche amici al di fuori del Collegio, e credo di avere contribuito a sfatare il mito per cui i ghisleriani sono snob. Anzi, ho sempre coinvolto gli altri miei compagni a farlo.