Non solo cibo, anche ascolto e conforto – Il volontariato dei ghisleriani alla Mensa del Povero di Canepanova

Sono italiani senza lavoro, stranieri lontani dalla famiglia, tossicodipendenti, vedovi, senzatetto, ragazze madri, ammalati. Tutti loro trovano cibo, aiuto e un po’ ci conforto nella Mensa del Povero nel santuario francescano di Canepanova, a due passi dal Collegio Ghislieri, dove un folto gruppo di nostri studenti presta servizio ormai da tempo, sotto la coordinazione del responsabile della mensa, frate Enrico Russotto.

“Ho conosciuto Fra’ Enrico al termine di un lungo percorso”, spiega a Ghislieri.it Sofia Assenza, studentessa al quinto anno di Giurisprudenza. “Sono originaria di Modica, dove sono stata scout per diversi anni e ho sempre svolto attività di volontariato. Quando mi sono iscritta all’Università di Pavia, ho ricominciato anche qui l’attività con gli scout, che comporta anche la scelta di un servizio di volontariato extra-associativo. Ho scelto Canepanova anche per comodità, trovandosi vicinissimo al Collegio; dopo la pausa forzata per Covid, ho ricominciato a prestare servizio con continuità e mi sono sempre più affezionata a questo ambiente in cui mi sento a casa”.

La mensa francescana di Canepanova è una istituzione storica a Pavia, avendo ormai quasi ottant’anni: infatti è nata nel 1945, appena finita la Seconda guerra mondiale, come incontro di luogo e di accoglienza per i tanti che avevano bisogno di sostegno dopo le ferite (non solo fisiche) lasciate dal conflitto. Sofia Assenza è stata la prima giovane ghisleriana a impegnarsi lì in questi tempi resi ulteriormente difficili da pandemia, guerra e crisi energetica; il suo esempio è stato prontamente seguito da numerosi compagni di Collegio.

“Ho iniziato a coinvolgere gli altri collegiali organizzando collette alimentari in Ghislieri: lasciavo in portineria uno scatolone in cui raccogliere cibo per la Mensa del Povero. Da quel momento vari ghisleriani hanno iniziato a interessarsi e a chiedermi di venire aggiunti ai turni in mensa. Quando sono poi partita per l’Erasmus, ho lasciato la mensa sapendo che avrebbe mantenuto un contatto diretto con un bel gruppo di collegiali, che ho ritrovato perfettamente rodati una volta tornata in Italia”.

“Alcuni di noi restano per una mezza giornata, altri per solo un pasto, a seconda delle esigenze. In fondo è talmente vicino al Collegio che basta un messaggio su Whatsapp per organizzarci, quindi siamo a disposizione anche con scarso preavviso; tanto più che ai volontari viene lasciata una certa autonomia nella distribuzione, ferme restando le regole per garantire equamente un pasto a tutti. Allo stesso modo, abbiamo grande flessibilità in termini di orario e turnazione. Se qualcuno di noi dovesse essere impegnato, o sotto esame, ci si mette pochissimo a trovare fra di noi un sostituto”.

I pasti che vengono serviti – tutti i giorni tranne la domenica – sono due: la colazione dalle 9 alle 11 e il pranzo dalle 11 alle 13; a colazione i fruitori sono all’incirca una quarantina, mentre a pranzo, fra chi mangia in mensa e chi ritira il pasto al sacco, arrivano a circa centocinquanta al giorno.  “Ma quando arriva il reddito di cittadinanza, per una settimana e mezza non si vede quasi nessuno”, spiega Sofia. “Però, quando inizia a piovere e a fare freddo, poiché molti di loro non hanno casa, i fruitori aumentano”. I frati francescani aiutano anche i fruitori della Mensa del Povero a cercare dormitori, se senzatetto, e hanno stretto una convenzione con una farmacia che fornisce i farmaci di cui i poveri hanno bisogno, su prescrizione medica. Nei periodi festivi vengono organizzate anche festicciole o distribuzioni di panettoni o uova di Pasqua, a seconda del periodo.

“È un ambiente che ha attratto molti ghisleriani per mezzo del passaparola su un ambiente bello e positivo, che consente di fare del bene senza togliere troppo tempo allo studio”, continua Sofia. “Mi piace l’ambiente, il contesto che si crea con le persone che arrivano e si affezionano a noi volontari. Il nostro servizio non si esaurisce nella mensa di per sé ma si estende all’offrire vicinanza umana, cercare di capire le storie che queste persone hanno vissuto, e loro apprezzano molto il fatto di trovare chi li ascolti, tanto più nei giovani. È un contesto in cui mi sento a casa, e io ogni tanto presto anche servizio di ascolto per famiglie che vengono a chiedere beni di prima necessità; un servizio in cui bisogna anche usare del discernimento per comprendere quali siano le esigenze effettive e, soprattutto, reali”.

È anche un ambiente in cui si crea una continuità e un dialogo fra generazioni. Molti volontari della Mensa del Povero sono infatti parrocchiani parrocchiani storici di Canepanova, che da molti anni si dedicano al volontariato – anche in cucina – magari perché in pensione. “È bello vedere che ci sia questa continuità nelle generazioni; il fatto di essere giovani ci aiuta magari nel poter parlare inglese con alcuni fruitori che non sono italiani. La parte più bella è proprio interfacciarsi con i fruitori e per questo tendiamo tutti a lavorare alla distribuzione, ma se uno preferisce può invece prestare servizio solo in cucina. Il fulcro del nostro volontariato è proprio stare a contatto con loro”.

Favorisce questa atmosfera il fatto che il gruppo di volontari – ghisleriani e no – resti costante nel tempo, consentendo di instaurare un rapporto che va oltre la consegna del cibo. “È un ambiente pieno di persone provenienti da contesti e storie talmente diversi che è impossibile avere un modus operandi unico per tutti loro”, conclude Sofia. “Per questo è bello instaurare un rapporto ad personam con ciascuno di loro e capire come possono fidarsi di te e di cosa possono avere specificamente bisogno in quel momento. Ad accomunarli tutti è la ricerca di una bontà che non hanno mai ricevuto.”

È possibile sostenere l’attività della Mensa del Povero dei frati francescani di Canepanova con un bonifico all’Iban IT23K0569611300000001932X23, indicando come beneficiaria la Provincia S. Antonio dei Frati Minori e come causale “Mensa Canepanova”.