L’intelligenza artificiale sostituirà gli allenatori di calcio? – Roberto Marseglia sul Sole 24 Ore

Roberto Marseglia (@gr_mars) | Twitter

Al Massachusetts Institute of Technology, dove ha trascorso parte del proprio dottorato, Roberto Marseglia ha assistito a numerose conferenze dedicate all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore sportivo: ma in America, inevitabilmente, si parlava solo di baseball, football e basket. Quando è tornato in Italia, ha avuto l’idea di mettere in atto ciò che aveva appreso sullo sport che nella nostra nazione è popolare quasi ai limiti dell’ossessione: il calcio. Così oggi, a soli 33 anni, il nostro Alunno è Chief Executive Officer di Sphaera, una start-up che si occupa di ottimizzare i video delle partite per farli leggere da algoritmi che forniscano informazioni utili al miglioramento del rendimento individuale e di squadra.  

Nella videorubrica “Data Jobs”, contenitore del Sole 24 Ore in cui si racconta la giornata tipo di chi lavora coi numeri, Luca Tremolada e Andrea Gianotti hanno intervistato Roberto Marseglia per indagare sul servizio offerto da Sphaera, dai report automatici delle partite allo scouting predittivo di giovani calciatori impegnati nelle serie minori. “Siamo una start-up che cerca di applicare algoritmi ai video delle partite di calcio con l’obiettivo di estrarne dati”, spiega Marseglia. “La nostra peculiarità è che ci occupiamo della Lega Nazionale Dilettanti, che costituisce il 90% del calcio giocato ma che, per ragioni economiche, viene trascurata dalle grandi media company. Con delle nostre telecamere produciamo un video ottimizzato per essere machine-learnable e attraverso sistemi di algoritmo viene prodotto un report in automatico”.

Tuttavia questo, per quanto di utilità immediata, non è l’unico obiettivo di Sphaera. Analizzare i dati dettagliati del rendimento di un quantitativo ragguardevole di calciatori sconosciuti consente anzitutto di individuare automaticamente dei talenti lì dove invece è necessario il lavoro degli osservatori in tribuna. “Il secondo obiettivo è il performance management”, aggiunge. “Oggi le società di serie A hanno tutte un match analyst, che fa l’analisi tecnico-tattica delle partite – come in tutti i settori professionali, si analizza ciò che si è fatto per riuscire a migliorarsi. Le squadre semiprofessionistiche o dilettantistiche non sempre possono permetterselo; noi le dotiamo di strumenti che professionalizzano chi lavora nel settore mettendolo nelle condizioni di trarre il meglio che possono da ciò di cui dispongono. Il principio è che, se guardando un video l’uomo riesce a trarne informazioni, può farlo anche l’algoritmo. Tramite i video ricostruiamo in 3D la partita e poi identifichiamo singoli eventi (il fallo, il fuorigioco, il goal, eccetera) e traiamo dati che vanno da quelli fondamentali, a cominciare dal risultato, a quelli più rilevanti per il pubblico, come ad esempio il possesso palla o i tiri in porta, fino ai dati dedicati agli specialisti, come ad esempio la percentuale di successo dei cross. Oppure riutlizziamo sul calcio giocato il diagramma di Voronoi, che nei videogiochi distribuisce le posizioni reciproche dei giocatori di una squadra”.

Allora dobbiamo aspettarci un futuro in cui un allenatore verrà esonerato per fare spazio a un algoritmo? Secondo Marseglia non sarà così: “Ci sono due linee di pensiero al riguardo. Chi dice che l’IA sostituirà l’attività dell’uomo (la cosiddetta automation) e chi dice che invece porrà chi lavora nelle condizioni di lavorare meglio (la cosiddetta augmentation). Io sono un fortissimo sostenitore della seconda ipotesi: sono convinto che un sistema di intelligenza artificiale dà una vertical expertise ma, senza confrontarmi con chi opera nel calcio, non riuscirei a produrre algoritmi funzionali. Allenatori, calciatori e procuratori hanno un’esperienza di anni che continua a crescere e i sistemi informatici rincorreranno sempre i professionisti, che resteranno gli esseri umani”.

Non sempre infatti l’intelligenza artificiale ha una ricaduta negativa sulla creatività del singolo, dentro e fuori dal campo da calcio. “Un recente studio di Harvard ha dimostrato come un chirurgo che opera in emergenza la performance migliora se viene messo in competizione con l’intelligenza artificiale. Venire sfidato da un algoritmo misuratore è un incentivo al miglioramento”, argomenta Marseglia, che conclude: “A un giovane che voglia intraprendere questa strada dico che ci sono tre possibili indirizzi di studio: non solo Informatica o Statistica ma anche Economia e management. In genere gli ingegneri come me cercano di mettere insieme l’algoritmo più bello, più elegante possibile; il problema però è che bisogna produrre l’algoritmo più utile, quando ci si relaziona con le aziende, che alle volte non è quello più elegante dal punto di vista scientifico. Essere in grado di non perdere di vista l’utilità, un domani quando mettere insieme algoritmi sarà sempre più semplice, diventerà un valore importantissimo”.

Il video integrale dell’intervista è disponibile sul sito del Sole 24 Ore.

Roberto Marseglia, ghisleriano dal 2007, è docente di Digital Business Modelling presso il Dipartimento di Economia dell’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Laureato a Pavia in Ingegneria informatica con specializzazione in Automazione e controllo, ha svolto nell’ateneo pavese un dottorato in cotutela col MIT di Boston sul controllo degli impianti chimici.