Dai Presocratici all’Ellenismo, la materia nella filosofia antica – Un convegno giovedì 21 e venerdì 22 ottobre

“Possiamo provare a usare un anacronismo: la materia è l’Altro-dal-Pensiero, dal logos; è la matrice indefinita da plasmare e attualizzare, il ricettacolo nel quale sempre rimane un che di residuale, refrattario a qualsiasi concettualizzazione”. Spiegano così la sfida intellettuale nascosta dietro il convegno internazionale Matter in ancient philosophy gli organizzatori Chiara Blengini, Federico Casella e Beatrice Michetti. “La materia è un concetto centrale della riflessione della filosofia antica, eppure rimane una nozione altamente problematica. Il nostro intento è di esaltare questa problematicità, dando alla materia una forma teorica”.

Il convegno, che si terrà nell’Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri (ma sarà possibile seguirlo anche in diretta streaming gratuita sul nostro canale YouTube), mira a far emergere, partendo da una prospettiva diacronica, le risposte avanzate da diverse scuole di pensiero riguardo alla fondamentale domanda: che cos’è la materia? L’evento è sostenuto dal programma “Dipartimenti di Eccellenza” (2018-2022) del MIUR, e organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia. Su Ghislieri.it è disponibile il programma completo del convegno, unitamente alle istruzioni per prenotare la partecipazione dal vivo.

Questa domanda è anche un punto di mediazione fra le diverse prospettive di ricerca dei giovani organizzatori. La nostra Alunna Chiara Blengini è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Pavia, dopo esperienze di ricerca al Maximilianeum di Monaco di Baviera e al St Hugh’s College di Oxford; si occupa prevalentemente di dossografia e psicologia aristoteliche. Il nostro Alunno Federico Casella, dottore di ricerca presso l’Università di Salerno e borsista presso l’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli, si occupa invece per lo più di pensiero presocratico, tradizione platonica e dialogo tra culture nel mondo antico. Beatrice Michetti, dopo un periodo di ricerca presso il Centre “Léon Robin” della Sorbona, ha appena conseguito il titolo di dottore di ricerca presso il Consorzio FINO con una tesi sulla teoria della sostanza sviluppata da Aristotele nella Metafisica.

Ma qual è la storia del concetto di materia nell’antichità? “Sin dalle origini”, spiegano, “la nozione di materia si è imposta come punto di partenza per la costruzione di sistemi filosofici in grado di ricondurre la realtà a un insieme comprensibile e catalogabile. Il concetto sembra però costituire una specie di rumore di fondo nei sistemi metafisici antichi, come se la nozione non fosse mai stata pienamente assimilata e giustificata. I Presocratici, ad esempio, posero l’esistenza di un principio (identificato via via con l’acqua, il fuoco, o magari una mescolanza dei quattro elementi) a partire da cui si generarono i vari e molteplici enti particolari: tutte ipotesi accomunate da un monismo qualitativo, che cioè presupponeva il riconoscimento del carattere esclusivamente materiale di ogni cosa”.

Il punto di svolta avviene con Platone. “Con lui si verifica una divergenza rispetto alle teorie precedenti: Platone introdusse una dualità, se non un conflitto, fra la materia e un mondo noetico non riconducibile a essa: una separazione che ha valore ontologico, epistemologico e morale. In questo modo, gli autori successivi furono forzati a confrontarsi con la nozione di materia e di una realtà totalmente diversa, dando vita a una sfida metafisica fondamentale. Le soluzioni avanzate oscillarono fra il tentativo di conciliare queste due realtà e l’asserzione dell’esistenza di una sola di esse. Il materialismo di stoici ed epicurei o l’emanatismo di Plotino possono essere letti alla luce di questo contesto”.

Un punto cardine del dibattito al riguardo è la nascita del concetto filosofico di hyle. “È vero che secondo una certa tradizione storiografica il concetto si origina propriamente in Aristotele”, illustrano. “Secondo una prospettiva differente invece è già presente in nuce in Platone. Quella di hyle è una nozione che si definisce parallelamente e in opposizione a quella di incorporeo: anche in questo caso, secondo alcuni storiografi quest’ultima risale già al VI secolo avanti Cristo, mentre secondo altri si definisce solo con Platone. Dando spazio nel nostro convegno alle teorie di Empedocle e di Platone, vogliamo indagare più da vicino l’intreccio di queste due nozioni e andare all’origine della loro differenziazione, mostrando come questa dicotomia, che ad oggi potrebbe sembrare scontata, abbia avuto un lungo periodo di incubazione e abbia richiesto un’elaborazione a più voci per assumere i contorni netti e definiti che ha tuttora”.

La prima sessione del convegno, giovedì 21 ottobre alle ore 15, è dedicata ai Presocratici, a Platone e ad Aristotele, con gli interventi di Leon Wash (Colgate University), Francesco Fronterotta (Università “La Sapienza” di Roma), Luc Brisson (CNRS di Parigi) e Marilù Papandreou (Università di Bergen). Venerdì 22 ottobre si riprende alle ore 9:30 con un approfondimento su Aristotele e la tradizione peripatetica: intervengono Pierre-Marie Morel (Sorbona) e Maddalena Bonellli (Università di Bergamo). Alle ore 11:30 è in programma la terza sessione, sulla filosofia ellenistica: intervengono Francesca Masi (Università “Ca’ Foscari” di Venezia) e Jean-Baptiste Gourinat (Centre “Léon Robin”, Parigi). Infine, alle ore 15, la sessione conclusiva dedicata alla tarda antichità e alla filosofia protocristiana, con Federico M. Petrucci (Università di Torino), Angela Longo (Università dell’Aquila) ed Enrico Moro (Università di Padova).

“La forte problematicità della nozione di materia emerge sia dal versante pagano sia da quello cristiano”, concludono gli organizzatori. “L’infallibilità del logos che il paradigma classicista pretende di ravvisare nella filosofia greca nasconde in realtà questo grande ‘imbarazzo’ del pensiero antico, mai definitivamente risolto. L’augurio, con questo convegno in Ghislieri, è di poter gettare le basi per incoraggiare lo studio di quegli aspetti della filosofia antica che risultavano problematici, sommari, o difficili da giustificare agli occhi degli stessi filosofi antichi”.