Dante e d’Annunzio al Vittoriale degli Italiani – Un convegno con Pietro Gibellini sabato 16 ottobre

“La poesia italiana comincia con duecento versi di Dante e – dopo un lungo intervallo – continua in me”, scriveva d’Annunzio in un immodesto appunto rimasto inedito fino a essere stato scoperto dal prof. Pietro Gibellini, il nostro Alunno che presiede il Comitato scientifico dell’Edizione nazionale delle opere di Gabriele d’Annunzio dopo essere stato Professore ordinario di Letteratura Italiana all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Adesso i rapporti fra i due sommi poeti vengono indagati in una giornata di studi su D’Annunzio e Dante che si tiene al Vittoriale degli Italiani al mattino di sabato 16 ottobre, a partire dalle ore 9. Per partecipare dal vivo è necessario prenotarsi sul sito del Vittoriale e disporre di un green pass in corso di validità; per seguire lo streaming, è sufficiente cliccare qui.

“Questo convegno si distingue per la specificità del tema, nel diluvio di eventi per il settimo centenario della morte di Dante”, spiega Pietro Gibellini a Ghislieri.it. “Lo si può considerare un paragrafo significativo nel capitolo destinato alla fortuna novecentesca del poeta-profeta, a cui è dedicata l’ultimo numero di ‘Ermeneutica letteraria’ che comprende gli atti del colloquio italo-francese Dante, ses critiques, ses imitateurs”.

Dopo l’introduzione di Giordano Bruno Guerri, Presidente del Vittoriale, Donato Pirovano (Università di Torino) ed Elena Maiolini (Università “Ca’ Foscari” di Venezia) esamineranno la Francesca da Rimini, di cui il Vittoriale ha appena pubblicato l’edizione critica a cura della stessa Maiolini; Laura Melosi (Università di Macerata) parlerà di d’Annunzio editore e interprete di Dante; Elena Ledda (Centro Nazionale di Studi dannunziani) opererà una ricognizione delle opere di Dante presenti nella biblioteca del Vittoriale e Valerio Terraroli (Università di Verona) dell’iconografia dantesca disseminata nel santuario dannunziano; Benedetto Gugliotta (Biblioteca Classense di Ravenna) presenterà infine i cimeli danteschi delle collezioni di Ravenna, per l’occasione esposti anche a Gardone Riviera.

L’intervento di Pietro Gibellini si intitola La ‘Laude di Dante’ e Dante nelle ‘Laudi’. “In Alcyone gli echi della Commedia superano quelli di tutti gli altri poeti”, continua Gibellini, “ma spesso la memoria dantesca nei suoi versi è puramente lessicale: parole ed espressioni della Commedia, avulse dal contesto, spruzzate qua e là. Qualche volta aggiungono però un più di suggestione: nei Pastori, ad esempio, d’Annunzio colloca due echi testuali del Purgatorio per significare che i pastori, mentre lasciano i propri monti nella transumanza, sentono la stessa nostalgia che caratterizza le anime purganti: il desiderio di tornare alla patria dell’anima, i monti dell’Abruzzo per gli uni, la casa di Dio per gli altri”.

Quanto al Dante di d’Annunzio – che gli dedica una laude che Gibellini trova “pesante e retorica, ma importante per capire l’immagine che ne ha” – risulta sceverato da ogni prospettiva teologica. “Il moto verticale di discesa all’inferno e di ascesa al paradiso”, spiega Gibellini, “è sostituito dal piano orizzontale dell’oceano perennemente agitato dai flutti. Rivolgendosi a Dante, d’Annunzio a scanso di equivoci parla de ‘il tuo Dio’. D’Annunzio eredita il mito risorgimentale di Dante profeta della stirpe e lo coniuga con il Superuomo nietzschiano”.

È in vecchiaia che forse l’anima di d’Annunzio più si avvicina a quella di Dante. Non solo lo percepisce come precursore – come dimostra l’appunto citato in apertura – ma vi si identifica fino a sfociare nell’egolatria: “In una pagina del Libro segreto d’Annunzio arriva a cogliere nel vissuto di Dante la somiglianza col proprio vissuto, vizi inclusi: il combattimento, l’esilio, l’ira, i tradimenti amorosi. Fino a vantare che il terzo figlio di Dante fosse battezzato Gabriele; e a scrivere: ‘Pur ei disse di me: a te fia bello / averti fatto parte per te stesso. Di me disse: rimasa ogni vergogna / tutta la tua vision fa manifesta / e lascia pur grattar dov’è la rogna’”.

Pietro Gibellini¸ ghisleriano dal 1964, ha contribuito alla ricerca sulla letteratura italiana spaziando dal Medioevo al Novecento con grande autorevolezza e duttilità. Nel 2020 ha vinto il Premio Sapegno per la storia letteraria. Già Professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, al momento è Presidente del comitato scientifico dell’Edizione nazionale delle opere di Gabriele d’Annunzio, nonché direttore delle riviste “Ermeneutica letteraria”, “Letteratura e dialetti” e “Archivio d’Annunzio”. Oltre a d’Annunzio e alla poesia dialettale dell’Otto e Novecento, nel suo campo di ricerca sono rientrati Parini, Manzoni e Gadda. Da alcuni anni si occupa del mito classico nella letteratura italiana, entro cui si inscrive la sua ricerca su Bibbia e letteratura; e al momento attende a una nuova edizione critica e commentata dei Sonetti di Giuseppe Gioachino Belli per i Meridiani Mondadori. Fra le sue tante pubblicazioni ricordiamoanche Verga, Pirandello e altri siciliani(Milella, 2011), La parabola di Renzo e Lucia: un’idea dei Promessi Sposi (Morcelliana, 1994), Logos e mythos. Studi su Gabriele d’Annunzio (Olschki, 1985).