I vaccini anti-CoVid fra conoscenza e suggestione – Intervista a Sophie Testa

“Il percorso di conoscenza, in questo ambito come in tutta la medicina, è fondamentale per poter curare al meglio le persone”. La dott. Sophie Testa – nostra Alunna che dal 2018 presiede la Federazione italiana Centri per la diagnosi delle trombosi e la Sorveglianza delle terapie Antitrombotiche (FCSA) – accetta di parlare con Ghislieri.it riguardo al dibattito pubblico sugli effetti dei vaccini, che sta riempiendo le pagine dei giornali veicolando spesso un eccessivo allarmismo. “Il problema è estremamente delicato in quanto si inserisce in un mondo colpito dalla pandemia COVID-19 dove la vaccinazione rappresenta il mezzo per ridurre la mortalità e ritornare ad una vita normale”, spiega. “Secondo il mio modestissimo parere relativamente ad una nuova malattia che ancora deve essere approfonditamente studiata, ciò che oggi è rilevante non è tanto negare l’esistenza di questa complicanza rara plausibilmente correlata con la vaccinazione, quanto invece riconoscerne l’esistenza per porre in essere le strategie diagnostiche e terapeutiche più adeguate”.

Bisogna, quindi, iniziare dai dati. E i dati al momento denotano un “riscontro di rarissimi casi di trombosi in sedi atipiche associate a piastrinopenia, comparse successivamente a vaccinazione con ChAdOx1 nCov-19, descritte in numerosi paesi europei; ancor più recentemente sono stati segnalati rari casi di trombosi atipiche insorte dopo vaccinazione con Ad26.COV2.S, un altro vaccino che utilizza un adenovirus ricombinante trasportatore della glicoproteina spike SARS-CoV-2. La nuova sindrome trombotica, descritta in questi giorni in tre articoli pubblicati sulla prestigiosa rivista New England Journal Medicine in data 9 e 14 aprile viene denominata VITT (vaccine induces thrombosis thrombocytopenia) o VIPIT (Vaccine-Induced Prothrombotic Immune Thrombocytopenia)”. Quanto ai numeri, “i casi segnalati ad oggi (ieri per chi legge) sono 222 associati a somministrazione di vaccino Astrazeneca su circa 34.000.000 di dosi somministrate e 5 casi a seguito di somministrazione di 6.000.000 di vaccino Johnson&Jhonson/Jansen (FDA, EMA). I dati relativi agli studi pubblicati descrivono trombosi in sedi atipiche, in particolare trombosi venosa cerebrale e splancnica, associate a grave piastrinopenia insorte in persone tra i 20 e i 55 anni, prevalentemente donne, sottoposte a vaccinazione entro 20 giorni precedenti l’evento”.

“L’insorgenza di questa nuova sindrome trombotica immuno-mediata”, continua la dott. Testa, “dipenderebbe dall’insorgenza di anticorpi che stimolano l’aggregazione piastrinica. I soggetti sottoposti a vaccinazione che sviluppano nei giorni successivi (in particolare tra 4 e 20 giorni) cefalea, disturbi visivi, petecchie, dolori addominali persistenti, difficoltà respiratoria, dolore toracico, o altre manifestazioni emorragiche devono essere attentamente valutati clinicamente ed eventualmente sottoposti ad indagini laboratoristiche (esame emocromocitometrico, ricerca anticorpi anti PF4) e strumentali (angio RMN encefalo, Angio TC addome)”. Su questi dati di fatto deve fondarsi la ricerca che consentirà di stabilire non solo l’effettiva correlazione ma anche di ridimensionare il rischio di là dalle suggestioni mediatiche e di beneficiare al massimo, come sempre, il paziente.

Conoscenza, ricerca e cura sono al centro dell’attività della FCSA, fondata nel 1989 allo scopo di assistere i pazienti in terapia antitrombotica e rispondere alle loro esigenze sanitarie. “Da trent’anni la FCSA si occupa del miglioramento della gestione sanitaria dei pazienti in terapia anticoagulante (circa 2.2% della popolazione generale italiana), terapia indispensabile per ridurre il rischio di insorgenza di patologie gravi quali l’ictus o l’embolia polmonare”. In particolare, le iniziative più rilevanti della FCSA sono orientate alla formazione del personale che si occupa, sia dal punto di vista sanitario che nell’ambito della ricerca, di fattori di rischio, diagnosi e terapia delle malattie tromboemboliche e di gestione dei trattamenti antitrombotici.

“Nei trent’anni trascorsi dalla sua fondazione FCSA ha portato un contributo rilevante al mondo scientifico”, racconta la dott. Testa, “come testimoniato dai numerosissimi studi pubblicati su prestigiose riviste internazionali, frutto del lavoro collaborativo spontaneo dei Centri. E la ricerca di FCSA ha prodotto importanti indicazioni sulla gestione dei pazienti, in particolare rispetto al controllo dei livelli di anticoagulazione, la valutazione di nuove strategie diagnostiche, l’ottimizzazione della durata della terapia anticoagulante nel tromboembolismo venoso”.

Gli anni da presidente della FCSA sono stati complicati dalla pandemia ma non hanno impedito alla dott. Testa di lasciare un’impronta sulle attività: “Con la collaborazione di tutto il consiglio, ho lavorato moltissimo per trovare anzitutto strategie che potessero essere efficaci nel mantenere la comunicazione tra tutti i Soci (Centri e Professionisti) favorendone l’interazione, imparando ad usare le nuove tecnologie informatiche disponibili. È quindi stato attivato un canale di aggiornamento clinico e scientifico, anche in relazione alle nuove problematiche trombotiche che caratterizzano la pandemia CoVid-19. Se devo dire con poche parole quale impronta ‘personale’ ho cercato di dare a FCSA: potenziamento dell’aggiornamento scientifico in un mondo isolato dalla pandemia, condivisione delle problematiche sanitarie, ricerca clinica, nel grande rispetto per i soci che rappresento”.

In conclusione del colloquio, la dott. Testa torna sull’importanza della corretta diffusione della conoscenza, a ridosso del festival Indiscienza che dal 2014 gli studenti del Collegio Ghislieri organizzano per favorire la divulgazione scientifica su temi di interesse generale. “L’enormità di informazioni circolanti accessibili a tutti ha un effetto dicotomico”, argomenta. “Se da una parte la modalità web può consentire, democraticamente, una migliore accessibilità alle informazioni, dall’altra – e questo è l’aspetto più critico che evidenzia la necessità di cultura e preparazione – può veicolare in modo incontrollato informazioni supportate dalla cosiddetta ‘scarsa’ o del tutto assente evidenza. Parliamo cioè di fake news.

“Penso sia fondamentale creare una cultura scientifica attraverso una formazione e una educazione che inizi già nella primissima infanzia attraverso l’istruzione scolastica. Questo potrebbe consentire ai singoli individui di ottenere quella base formativa che possa consentire la comprensione dei limiti di affermazioni proposte come ‘verità dogmatiche’. È sempre necessario distinguere tra risultati di una ricerca libera e indipendente o di una ricerca sponsorizzata. Oggi, forse ancor più che nel passato, risulta essere molto difficile e complesso un rapporto di libertà e indipendenza relativamente al portatore di opinione e al supporto economico fornito alla scienza stessa”.

“Per questo”, conclude, “è importante che i risultati della ricerca scientifica, meglio se risultato di studi indipendenti, possano sempre essere rivalutati criticamente e considerati quale stimolo per ulteriori ricerche. Di conseguenza la promozione dell’informazione scientifica è un’azione complessa perché può rischiare, anche involontariamente, di sottostare a condizionamenti di vario genere (economici, politici, amministrativi, legislativi). Forse solo una cultura scientifica e metodologica più approfondita dei singoli cittadini può permettere una migliore interpretazione e relativizzazione delle informazioni”.

Infine, “un modesto consiglio ai giovani: la scienza non può essere dogma, può e deve sempre essere stimolo per discussione e nuova ricerca libera e indipendente. Ai giovani scienziati dico di studiare, pensare, discutere, chiarire non solo i metodi degli studi ma anche i limiti degli stessi chiedendosi sempre il perché delle cose e guardare sempre oltre ai conformismi”.

Sophie Testa è ghisleriana dal 1980. È Presidente della Federazione italiana Centri per la diagnosi delle trombosi e la Sorveglianza delle terapie Antitrombotiche (FCSA) e Direttore Medico dell’Unità Ospedaliera complessa Laboratorio Analisi Clinico-Chimiche e Microbiologiche – Centro Emostasi e Trombosi degli Istituti Ospitalieri di Cremona. Dopo la laurea a Pavia ha svolto periodi di ricerca e lavoro a Milano e a Parigi. È membro della International Self-Monitoring Anticoagulation Association (ISMAA) e ha fatto parte del gruppo di lavoro del Ministero della Salute per l’emanazione di linee guida per pazienti in terapia anticoagulante orale.