Discriminazione di genere e mito greco – Online il video della lezione di Eva Cantarella

È disponibile sul canale YouTube del Collegio Ghislieri il video integrale della lezione della prof. Eva Cantarella, intitolata “Il male così bello”. Considerazioni sulle origini della discriminazione di genere, che è stata ospitata virtualmente lo scorso 2 marzo in collaborazione fra il Collegio Ghislieri e il Collegio Nuovo di Pavia.

“Perché parliamo dei greci? Parliamo dei greci per ricordare l’infinità di debiti che l’Occidente ha, che noi abbiamo nei loro confronti”, ha esordito la prof. Cantarella. Tratti di questo retaggio si scorgono anche nel mito della prima donna, che in qualche modo risulta in attrito con quello della tradizione giudaico-cristiana: “Pandora viene abitualmente chiamata l’Eva Greca. Non è giusto, a mio avviso, chiamarla così. Nella tradizione giudaico-cristiana, Eva nasce per tenere compagnia ad Adamo, ma è fatta della sua stessa natura. Nella tradizione greca, Pandora nasce perché Zeus ha deciso di punire l’umanità dopo che Prometeo ha rubato il fuoco agli dèi e non gli perdona di aver così diminuito la distanza fra mortali e immortali. Zeus incarica Efesto di costruire Pandora, e lei viene fatta di acqua e di terra: non viene costruita da una costola, ha un’altra natura. Riceve dagli dèi in dono la bellezza, la capacità di sedurre, tutto quel che possa renderla assolutamente irresistibile; ma anche parole menzognere, che fanno di lei un inganno cui non si può sfuggire. Questa è la donna nel mito, e da quel momento – aggiunge Esiodo – gli uomini hanno cominciato a conoscere l’infelicità”.

Già Professoressa di Diritto romano e di Diritto greco all’Università Statale di Milano, ma nota al grande pubblico anche per gli accurati libri divulgativi e per gli interventi televisivi in Rai, Eva Cantarella ha affrontato il tema anche nel saggio L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana (pubblicato da Editori Riuniti nel 1981 ma riproposto in nuova versione da Feltrinelli nel 2013).

In un’intervista a La Provincia Pavese, concessa in occasione della sua lezione, lo ha poi correlato a questioni di stretta attualità in fatto di misoginia: “Negli ultimissimi tempi, non solo durante la pandemia, sono tornati con prepotenza i crimini chiamati con un termine che mi piace poco, femminicidi. Sembra un colpo di coda del patriarcato che ormai sta finendo: succede quando all’uomo sfugge il potere, anche quel poco che ha in casa. La storia si ripete, torna indietro”. Quanto al movimento #MeToo, non nasconde qualche perplessità: “Per le donne comuni, con minore visibilità rispetto alle grandi attrici, temo non sia cambiato nulla e ben poco cambierà”.