Psicoanalisi e silenzio: un ciclo di incontri sugli effetti della pandemia – Intervista a Daniela Scotto di Fasano e Marco Francesconi

Il dialogo col silenzio sarà il tema dei prossimi Seminari Ghisleriani di Psicoanalisi, che si terranno dalla fine di maggio alla fine di giugno e che, come ogni anno, metteranno specialisti del settore a confronto con intellettuali di vaglia allo scopo di esplorare uno specifico tema di interesse generale.

La tradizione dei Seminari presso il Collegio Ghislieri risale alla fine del secolo scorso. Inaugurati da Silvia Vegetti Finzi, allora docente di Psicologia Dinamica all’Università di Pavia, hanno visto ospiti illustri come Cesare Musatti, Ignacio Matte Blanco, Enzo Morpurgo. Al volgere del secolo il testimone è stato raccolto dal successore alla cattedra di Silvia Vegetti Finzi, Marco Francesconi, e dalla loro collaboratrice Daniela Scotto di Fasano, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana. Negli scorsi anni i Seminari hanno accolto in Ghislieri relatori di chiara fama: Remo Bodei, Paolo Rumiz, Ottavia Piccolo, Vivian Lamarque, Silvana Borutti, Vittorio Gallese, Jorge García Badaracco, Stefano Bolognini.

“Il comun denominatore di ogni edizione dei Seminari”, spiegano Marco Francesconi e Daniela Scotto di Fasano a Ghislieri.it, “è la volontà di far sì che la psicoanalisi si interfacci e, per così dire, si contamini con altri saperi e altre discipline, sotto la forma peculiare del dialogo con. Durante la nuova edizione, nell’attuale particolare momento storico, la psicoanalisi non poteva che avere come interlocutore il silenzio”.

Durante il lockdown primaverile, come tutti ricordano, la comunicazione dell’eccezionalità del momento è stata affidata soprattutto a immagini di piazze deserte, lugubri convogli, locali chiusi, associando gli effetti della pandemia soprattutto al concetto di vuoto. Il silenzio è stato trattato come qualcosa di cui avere maggior paura, da esorcizzare facendo rumore. “Il silenzio”, spiegano gli organizzatori, “ha caratterizzato l’anno appena passato in modo inquietante per molti, in quanto imprevisto, inaspettato e soprattutto inusuale. Abbiamo assaporato l’aria liberata dall’inquinamento acustico; si sono di nuovo sentiti gli uccelli, si è tornati ad ascoltare anche in città il suono del vento. Però la gente si è sporta fuori dai balconi per cantare o suonare allo scopo di fare rumore, cacciando un silenzio tanto spesso e denso. Ci si è chiesti quanto la pandemia, sovvertendo violentemente la nostra quotidianità e privandoci all’improvviso di molte forme di incontro e soprattutto di contatto, non abbia indotto la tendenza ad associare al virus e ai suoi effetti il concetto di ‘vuoto’, con una sorta di ‘reazione controfobica’: che forse ha portato a rifuggire dalla sfera semantica del ‘silenzio’, quasi da un lato ne avessimo maggior paura, mentre dall’altro ci si poteva aggrappare all’illusione di esorcizzarlo con canti dal balcone, applausi, talk-show chiassosi, videoconferenze e videoaperitivi continui”.

A questo tema sarà specificamente dedicato il secondo incontro del ciclo, con la visione di spezzoni del film On Air. Il virus non passa attraverso i microfoni, alla presenza del regista Alessandro Tosatto e dello sceneggiatore Davide Ferrari. “Estromesso dalla porta, tuttavia, questo silenzio è rientrato dalla finestra mediante il coprifuoco e la chiusura deprimente di scuole, teatri, sale da concerto, musei, gallerie d’arte, cinema, oltre a quelli di luoghi di ritrovo abituale come bar, ristoranti e biblioteche. Si tratta di luoghi preziosissimi per la salute mentale di incontro creativo”, continuano Francesconi e Scotto di Fasano. Per questo i Seminari Ghisleriani di Psicoanalisi 2021 colgono l’occasione per interrogarsi, assieme a esponenti di altri vertici disciplinari, sulle ragioni da cui deriva la difficoltà di fronte al silenzio.

Quest’indagine può spingersi anche su campi lontani dalla pandemia, che consentono di comprendere le ragioni complesse, e talvolta contradittorie, che possono indurre a ricorrere al silenzio o a fuggirne. “Ad esempio, è il caso della congiura del silenzio e della cospirazione del silenzio in relazione al trauma della Shoah, che esploreremo nel terzo incontro dei Seminari, con Lia Tagliacozzo e Alberto Sonnino. C’è il silenzio trasmesso lungo l’arco di tre generazioni, strumento al quale si ricorre affinché i genitori proteggano i figli e i figli proteggano i genitori, come si osserva nell’ultimo romanzo di Lia Tagliacozzo, La generazione del deserto (Manni). Ma Alberto Sonnino, da psicoanalista che ha prodotto lavori in merito dei quali è stato invitato a parlare al Quirinale nel Giorno della Memoria 2020, non può non riflettere su come il silenzio possa farsi arma e strumento per coprire deliberatamente reati privati e collettivi: un sasso in bocca”.

Nell’ambito delle nostre democrazie resta indispensabile lavorare su tali aspetti, come testimonia il recente avvenimento che ha visto protagonista proprio Lia Tagliacozzo durante una presentazione del suo romanzo sul web. “L’evento”, spiegano, “è stato reso impossibile da un violento Zoom-bombing antisemita, che non ne ha permessa la prosecuzione. Un silenzio imposto, un silenzio subìto, molto esplicitamente, mediante insulti e minacce”.

Il primo incontro del ciclo verterà su Il pesante silenzio di musica, arte, cinema e teatro, con Francesca Bertoglio, Nicola Campogrande, Lorenzo Mattotti e Giulio Prandi; mentre il quarto si concentrerà su I musei con il bavaglio, con Salvatore Settis, Christian Greco ed Evelina Christillin. “Capire le ragioni, infatti, è necessario quanto lo è riflettere sulle conseguenze”, concludono Francesconi e Scotto di Fasano. “Con l’edizione di quest’anno vogliamo confrontarci con straordinari esponenti del mondo dell’arte, della musica, dei musei, del teatro, del cinema, sul pesante silenzio cui sono stati costretti gli spazi finalizzati a produrre e sperimentare cultura e, di conseguenza, pensiero. Finora la gestione della pandemia in Italia ha tacitato le voci più costanti ed efficaci della cultura, inclusa la scuola. La loro presenza è diventata muta per mesi, fatti salvi i tentativi di farsi sentire tramite canali non usuali. Dobbiamo chiederci se questi godano della stessa efficacia, da un lato, e dall’altro su quali effetti psicologici possa avere il silenzio imposto, spesso unilateralmente, al mondo della cultura”.

I Seminari Ghislieriani di Psicoanalisi 2021 si terranno il 24 maggio, il 7, il 14 e il 21 giugno, sempre di lunedì alle ore 21. Il programma dettagliato sarà pubblicato a breve su Ghislieri.it.