Lunedì 13 novembre si presenta ufficialmente “Carlo Goldoni, dal Ghislieri al mondo – l’eredità culturale a tre secoli dal suo arrivo a Pavia”

Lunedì 13 novembre, ore 11.30, al Collegio Ghislieri si terrà la conferenza stampa di presentazione degli eventi in programma nell’ambito di “Carlo Goldoni, dal Ghislieri al mondo – l’eredità culturale a tre secoli dal suo arrivo a Pavia”. Interverranno: il Rettore del Ghislieri Alessandro Maranesi,i componenti del comitato scientifico organizzatore, ossia i professori Giuseppe Antonelli, Fabrizio Fiaschini e Giorgio Panizza e il direttore del Fraschini Francesco Nardelli.
Al termine è prevista una breve visita alla camera del Collegio dove ha alloggiato Carlo Goldoni nel corso della sua permanenza a Pavia.
Si tratta di un calendario di eventi importante, che durerà due anni. 

Così anticipa l’evento il Rettore Alessandro Maranesi: “Carlo Goldoni è da sempre il ghisleriano più famoso. Il suo arrivo a Pavia e in Ghislieri, avvenuto esattamente trecento anni fa, è un fatto da sempre controverso e insieme ricco di una vitalità umana e intellettuale senza pari. Goldoni e il suo rapporto col Ghislieri meritavano per questo più di una semplice celebrazione. Per questo il programma, che nasce grazie a un autorevole comitato scientifico e all’intervento del Teatro Fraschini, si dipana addirittura su due anni. Anziché commemorare con freddezza e distacco abbiamo preferito intercettare la sua esperienza di giovane studente ghisleriano costruendo intorno a questo fatto un calendario ampio, composto da appuntamenti diversi, in grado di abbracciare la varietà della sua personalità e di raccontare, in controluce, l’incredibile forza del Settecento”.

Burlone e rubacuori il giovin studente aveva commesso l’errore di mettere in versi con motti piccanti, nella commedia Il Colosso (andata perduta, pare distrutta dallo stesso autore), alcune “caratteristiche” di molte giovani pavesi. Un’imprudenza insolente che aveva spinto una dozzina di famiglie altolocate a chiedere la sua messa al bando. Fu infatti imbarcato alla chetichella, all’alba, via Ticino e rispedito a Chioggia. Tutti i suoi effetti personali infilati alla rinfusa in un grande baule.

Al Ghislieri, che aveva suo malgrado dovuto espellerlo per non incorrere nell’ira di potenti famiglie, era in fondo debitore di un certo stile di vita e di eleganza, acquisito nei due anni di permanenza: aveva imparato a tirare di scherma, a confrontarsi con un certo côté intellettuale dell’epoca, a cominciare dalla famiglie che poi gli si rivoltarono contro.

“In questo Collegio eravamo ben nutriti ed ottimamente alloggiati. Avevamo la libertà di uscire per andare all’Università, e noi andavamo dappertutto. L’ordine era di uscire e di rientrare due a due, ma noi ci dividevamo alla prima svolta di strada dandoci appuntamento per rientrare. Anche se rientravamo soli, il portiere intascava la mancia e non ne faceva parola” diceva nelle sue memorie il grande commediografo veneziano Carlo Goldoni ricordando un simpatico aneddoto sulla propria esperienza universitaria in Pavia, come collegiale ghislieriano, dove visse dal 1723 al 1725. Dopo un breve periodo in Francia, Goldoni tornò a Venezia, dove cominciò a lavorare alle sue prime commedie, ma soprattutto a sviluppare la sua poetica del Mondo e Teatro, che lo avrebbe portato in pochi anni a essere amatissimo non solo nella sua città, ma anche in tutt’Europa

“Carlo Goldoni / Veneziano / fu qui scolaro / per lo studio delle leggi / negli anni 1723-1725 / dopo più di due secoli / i ghisleriani / vollero qui ricordato / il nome glorioso / dell’antico alunno / principe / della commedia italiana”. Recita così la lapide che l’Associazione Alunni volle far apporre nel Quadriportico del Collegio, e che magari oggi sfugge a chi ci passa frettolosamente davanti per entrare in Rettorato. Era l’8 maggio del 1949.