Ottantacinque anni dopo le leggi razziali – Aurelio Ascoli torna nella scuola da cui fu espulso

Ottantacinque anni fa, nell’ottobre 1938, fu espulso dalla propria classe, una quarta elementare, perché era l’unico bambino ebreo. Qualche giorno fa, in occasione della Giornata della Memoria, il nostro Alunno Aurelio Ascoli è tornato nella scuola da cui era stato cacciato, la scuola di via Pisacane a Milano, che lo ha invitato a raccontare la propria storia ai bambini che oggi studiano nello stesso istituto. All’incontro, ben a ragione, ha dato ampio risalto Repubblica nel suo dorsetto milanese.

 Il prof. Ascoli ha oggi novantatré anni. Monzese, entrato in Ghislieri nel 1947, ha seguito il corso di Ingegneria unitamente a tutti gli esami complementari per Fisica;  subito dopo la laurea ha iniziato a come assistente in Effetti fisici delle radiazioni sui materiali, presso l’Università Statale di Milano, dove ha poi ottenuto la libera docenza in Struttura della materia e infine la cattedra in Fisica. Parallelamente ha fatto parte del CISE, il laboratorio industriale di ricerca nucleare fondato nel 1946, che ha successivamente ampliato la propria attività alla Fisica dei solidi e alla Fisica nucleare.

Dal resoconto dell’incontro del prof. Ascoli coi bambini milanesi – ottimamente condotto da Brunella Giovara il 28 gennaio – non traspare alcuna retorica; piuttosto, anzi, una straordinaria immediatezza nel confronto fra persone di età così distante ed esperienze tanto radicalmente diverse. Gli alunni dell’istituto Pisacane-Poerio hanno infatti potuto ascoltare dalla viva voce del nostro Alunno il racconto di quelle che egli stesso ha definito “mostruosità”.

Mostruosità come il sentirsi dire: “Ascoli! Vai nell’ultimo banco! Ti spiegheranno i tuoi genitori il perché”. “Ho ancora il quaderno con la lacrima che ha sciolto un po’ di inchiostro”, racconta. “Ero figlio della lupa e balilla tamburino, imbevuto di cultura fascista. Ma, quando ho capito cosa mi stava succedendo, mi sono messo a piangere”.

Sollecitato dalle domande dei bambini, il prof. Ascoli ha ricordato che, nella sua classe, era l’unico scolaro ebreo; e che, dopo la sua cacciata, “nessuno mi ha telefonato per domandarmi come stavo. Né il maestro, né il direttore, o i compagni di classe. Come se fossi scomparso”. Fortunatamente, a differenza di moltissimi altri, non tutta la famiglia Ascoli non venne internata e lui, assieme ai genitori, riuscì a scappare in Svizzera. “Ci sono stato dopo, ad Auschwitz. A Birkenau, invece, ho visto le macerie della camera a gas dove morirono mia zia e suo marito. Perciò, a casa mia mancano sempre due posti, a tavola”.

E non manca, nell’articolo, il raggelante momento in cui, a guerra finita, ormai prossimo al diploma il nostro Alunno incontra per caso il maestro che non fece – o non poté fare – nulla per sostenerlo. Ma soprattutto, dal resoconto della giornata, emerge forte e chiara la raccomandazione che ha voluto lasciare ai bambini, gli italiani del futuro: “Imparate a ragionare con la vostra testa, anche quando andrete alle medie, al liceo e all’università”.

L’articolo di Repubblica sull’intervento di Aurelio Ascoli all’Istituto Pisacane-Poerio è disponibile online in versione integrale; sul sito del quotidiano è altresì presente una testimonianza video a cura di Daniele Alberti, da cui sono tratti i fermo immagine che illustrano questa notizia.