Ben tre anniversari hanno caratterizzato le giornate di studi su L’evoluzione del diritto privato tedesco a vent’anni dalla Schuldrechtsmodernisierung. Un modello per i legislatori europei?, la cui prima sessione si è tenuta in Collegio lunedì 24 ottobre. Lo spiega a Ghislieri.it il nostro Alunno Carlo Granelli, Professore emerito di Diritto civile all’Università di Pavia e co-presidente dell’Accademia dei Giusprivatisti Europei, che ha organizzato l’evento in iniziativa congiunta con l’Università di Pavia e l’Università Bocconi di Milano, dove si è svolta la sessione del giorno successivo.

“Il titolo stesso del seminario”, illustra il prof. Granelli, “fa riferimento all’entrata in vigore, il primo gennaio 2002, della cosiddetta Schuldrechtsmodernisierung, che ha segnato – dopo quella, a metà degli anni ’70, del diritto di famiglia – la seconda riforma organica del BGB (cioè, del codice civile tedesco), che ha innovato soprattutto la parte dedicata al ‘diritto dei rapporti obbligatori’. Quest’anno cadono però anche gli ottant’anni dall’entrata in vigore, il 21 aprile 1942, del nostro codice civile. Se da un lato ha fatto registrare riforme organiche di talune sue parti non secondarie (penso, in particolare, alle reiterate riforme del diritto di famiglia, che hanno completamente stravolto norme e principi ispiratori dell’originario disegno codicistico, ed alla riforma del 2003 del diritto delle società di capitali), dall’altro il codice civile mostra però inevitabili segni di invecchiamento; tant’è che, nel corso della legislatura appena conclusa, il Governo Conte I aveva presentato al Parlamento un disegno di legge-delega volto a rivederlo, prevedendo un ‘ammodernamento’ di molte e cruciali aree della disciplina codicistica”.
“Cadono però anche i trent’anni di vita dell’Accademica dei Giusprivatisti Europei”, aggiunge il prof. Granelli. “Era infatti il 9 novembre 1992 quando a Pavia si riunirono sette giuristi europei di indiscussa fama – il prof. Alberto Trabucchi dell’Università di Padova, il prof. Franz Wieacker dell’Università di Gottinga, il prof. André Tunc dell’Università di Parigi ‘Sorbonne-Panthéon’, il prof. José Luis de los Mozos dell’Università di Valladolid, il dott. Antonio Brancaccio primo Presidente della Corte di Cassazione italiana, il prof. Peter Stein dell’Università di Cambridge e il prof. Giuseppe Gandolfi dell’Università di Pavia – per costituire formalmente, a mezzo di atto notarile, un’associazione destinata ad acquisire personalità giuridica in forza del riconoscimento da parte dell’Autorità del Governo e, successivamente, ad ottenere l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica”.
“Prendeva così corpo”, prosegue, “un’idea sbocciata due anni prima in esito ad un convegno tenutosi sempre a Pavia il 20 e 21 ottobre 1990, cui avevano partecipato giuristi di tutti i Paesi dell’allora Comunità Economica Europea, nonché di Austria e Svizzera. L’occasione del convegno era stata fornita dall’approvazione, il 26 maggio dell’anno precedente (1989), di una Risoluzione del Parlamento europeo su un’azione volta a ravvicinare il diritto privato degli Stati Membri, con la quale il Parlamento europeo chiedeva che si desse inizio ‘agli indispensabili lavori preparatori preliminari all’elaborazione di un codice europeo comune di diritto privato’”.
Erano, quelli, tempi di grandi speranze nei confronti di un possibile – e da molti auspicato – ravvicinamento/armonizzazione/unificazione delle diverse discipline privatistiche vigenti nei singoli Paesi Membri. Ne costituisce testimonianza evidente il fatto che nei primi anni Ottanta avevano preso avvio i lavori per l’elaborazione di quelli che sarebbero poi divenuti i Principi Unidroit dei contratti commerciali internazionali (la cui prima edizione sarebbe stata pubblicata nel 1994) e i Principi del diritto europeo dei contratti, elaborati dalla c.d. Commissione Lando (che sarebbero stati pubblicati, quanto alla loro parte I, già nel 1995).
Il progetto dell’Accademia dei Giusprivatisti Europei era quello di procedere all’elaborazione di un Codice europeo dei contratti, da basarsi sullo schema, riportava il documento, del “Codice civile italiano vigente, stante la sua posizione mediatrice fra le codificazioni francese e tedesca e la sua maggiore approssimazione, rispetto a queste due, al diritto inglese”.
“Oggi, tuttavia, la prospettiva politica per il varo di un codice europeo comune di diritto privato pare essersi parecchio allontanata”, racconta ancora il prof. Granelli. “In compenso, si sono moltiplicati gli interventi normativi di singoli Stati Membri volti ad adeguare i rispettivi diritti nazionali alle esigenze di una società sempre più in rapida evoluzione. Alcuni si sono dati un codice nuovo (penso, in particolare, al codice civile dei Paesi Bassi del 1992 e, tra i Paesi extraeuropei ma con diritti di matrice continentale, al codigo civil argentino del 2015 ed a quello brasiliano del 2003); altri hanno introdotto, con la tecnica della novellazione al proprio codice civile, riforme di ampio respiro della disciplina di aree omogenee del loro diritto privato (penso, in particolare, alla riforma del BGB del 2002, alla riforma del code civil francese del 2016, alla riforma del 2020 della disciplina della proprietà e dei diritti reali contemplata nel codice civile belga); altri ancora hanno fatto ricorso alla tecnica della cosiddetta ‘novellazione extracodicistica’ per introdurre nel loro ordinamento, ma al di fuori del codice, discipline settoriali, ma pur sempre in materia civilistica (penso, per fare un esempio soltanto, al nostro «codice del consumo»)”.

“Insomma”, aggiunge, “anche coloro che continuano a lavorare nella prospettiva di un diritto privato uniforme – innanzitutto per quel che riguarda la materia delle obbligazioni e dei contratti (quella che maggiormente coinvolge le attività economiche di respiro non municipale) – guardano con attenzione all’evolversi dei singoli sistemi nazionali che, da un lato, mostrano non di rado ispirarsi, talora mutuandole, alle soluzioni proposte nei progetti di diritto uniforme variamente elaborati in questi ultimi lustri e, da altro lato, costituiscono fonte di riflessione da parte di chi ancora crede e lavora per l’avvento di un diritto privato comune a livello europeo”. Proprio in quest’ultima prospettiva si colloca l’evento tenutosi fra Pavia e Milano.
“L’incontro di studi tenutosi in Collegio”, conclude, “ha avuto il merito di sollecitare una ampia ed articolata riflessione sulla ‘modernizzazione’ del BGB attuata in Germania giusto vent’anni addietro (anche se non si sono trascurati interventi di più recente conio pur sempre operati sul testo del BGB) non solo per quel che la stessa ha significato per la Repubblica Federale, ma anche – come espressamente evocava il sottotitolo del seminario – per quel che essa può suggerire agli altri legislatori nazionali, da un lato, ed al legislatore europeo, da altro lato”.